Regate in Italia si fanno probabilmente dalla metà degli anni Cinquanta dell’Ottocento, ma erano regate locali, organizzate un po’ alla buona. Il movimento velistico cresce, come si sa, con la fioritura di numerosi circoli nautici, in primis il Regate Club sul lago di Como (1872), poi lo Yacht Club Italiano (1879), poi gli altri a Roma e a Napoli e più tardi ancora a Trieste (l’Adriaco, nel 1903).
Ma il fulcro della vela italiana resta sempre il nord-ovest del paese, non solo per ragioni economiche, ma anche e soprattutto per ragioni geografiche: dato che spostare le imbarcazioni è molto costoso, i velisti italiani riescono a confrontarsi solo con i francesi della Provenza. È qui che ci si sfida per la Coppa di Francia, messa in palio per barche a vela da 10 tonnellate.
Ed è qui che il duca degli Abruzzi, il rampollo di un ramo laterale della monarchia sabauda, va a vincere il primo trofeo importante della vela italiana con Artica. Artica viene infatti costruito nel 1902 appositamente per sfidare i francesi a casa loro per la conquista della Coppa di Francia. Il nome ricorda la spedizione al Polo Nord, compiuta l’anno prima dal duca.
L’ossatura è in frassino, il fasciame (doppio) in cedro, la coperta è in Quebec pine; la parte centrale è rinforzata con madieri in acciaio nichelato per sopportare gli sforzi della chiglia in piombo. Sotto, il timone è del tutto indipendente dalla chiglia, e questo ne fa un vero finkeel. L’alberatura è studiata con grande attenzione: per esempio è in parte cava, per ridurre i pesi in alto.
Si racconta un aneddoto sulla sua costruzione: Costaguta è già affetto dalla grave malattia che di lì a poco lo avrebbe portato alla morte, ma vuole ugualmente controllare di persona la chiglia. Gli operai la sollevano con una gru fino alla finestra del progettista, che abita proprio accanto al cantiere e che può così dare il suo assenso finale. Artica si comporta benissimo, soprattutto con tempi duri, e vince nettamente il confronto con il defender francese.