Pershing 50
Una barca da corsa “prestata” alla crociera di lusso. Occorre esperienza per governarla, ma le soddisfazioni non tardano ad arrivare. Interni e finiture di alto livello
Dieci anni fa il Pershing 50 fu eletta da Vela e Motore “Miglior barca a motore dell’anno 2003”.
Veloce come un offshore, elegante come una Bentley, comoda come la poltrona del capofamiglia e con una carena marina come una barca inglese, il 50 raggiunge otre 37 nodi anche con mari impegnativi e offre interni raffinati ed eleganti che non emettono rumori da girone infernale quando salti in mare, un’alchimia che riesce veramente a pochi. A conferma del fatto che, ancora una volta, Fulvio De Simoni e Pershing hanno saputo ribadire il loro carisma tracciando un solco profondo tra la buona cantieristica anonima e l’eccellenza del prodotto italiano di alta qualità.
PROVA
La barca del nostro test ha circa sei anni ed è equipaggiata con eliche di superficie. Fattore apprezzabile perché, pur essendoci anche quella con linea d’asse, il suo più naturale allestimento è con le trasmissioni Arneson che, in dislocamento leggero e meteo favorevole, la spingono a una velocità di crociera prossima ai 40 nodi e una di punta di circa 45.
Il giorno della prova il meteo non era certo favorevole ma, con uno stato del mare di grado 3-4 sostenuto da un vento di scirocco, le condizioni erano quanto di meglio ci si potesse augurare per valutare le potenzialità della carena e la solidità della costruzione.
Usciti dal porto abbiamo portato i motori in temperatura e affondato le leve di accelerazione tenendo la prua molto vicina alla direzione delle onde: le peggiori condizioni per la planata. In effetti la variazione continua dell’affondamento delle eliche e la resistenza opposta dal mare rendeva la risposta pigra e il carico sui motori molto elevato.
Abbiamo quindi virato di una trentina di gradi e la situazione è cambiata radicalmente: i giri sono saliti velocemente e, superati i 1.500, l’accelerazione è esplosa consentendo in pochi secondi a navigare a oltre 37 nodi con assetto piatto e coperta asciutta.
Il passaggio sull’onda è eccellente e la sensazione di potenza è esaltata dallo scarso impatto che l’affilata prora ha con il mare. Le violente accelerazioni verticali (tipiche di tante barche veloci solo con “il bello”) sono una sensazione sconosciuta sul Pershing 50.
La manovrabilità a questa velocità è molto buona, ma occorre sempre regolare correttamente il trim delle eliche. Come tutte le carene caratterizzate da un deadrise sportivo, la barca si inclina in modo accentuato all’interno dell’evoluzione e, se ciò è molto piacevole per ogni appassionato sportivo, comporta però l’affondamento dell’elica interna (quella montata sul lato della direzione della virata) e il conseguente sollevamento di quella esterna. In questa situazione si offre inoltre al mare la carena con una superficie molto piatta e, dopo ogni salto, gli impatti con l’onda sono più violenti.
Per un neofita la conduzione corretta è indubbiamente impegnativa, ma la sofferenza patita all’inizio è ampiamente ricompensata dalle soddisfazioni che si ottengono man mano che cresce l’esperienza. Per quanto attiene ai consumi, i valori sono decisamente buoni: circa 140 lt/h con andatura al limite della planata e 340 lt/h a motore a circa 37 nodi.