12 July 2017

La plancetta perfetta

Come mantenere la spiaggetta in teak pulita e ben curata. Qualche consiglio per proteggere il legno evitando trattamenti aggressivi.
La plancetta di poppa in teak, croce e delizia del diportista: tanto bella da vedere e confortevole per il piede, tanto brutta quando diventa vecchia o è trascurata. In caso abbiate una plancetta malconcia e sporca, le soluzioni sono due: o la rimettete a nuovo con un lavaggio aggressivo (ma compromettendo la durata nel tempo) o la pulite bene con una leggera levigata tenendola del colore naturale che il legno inevitabilmente assume dopo qualche stagione in mare.

A nostro avviso il lavaggio con i prodotti chimici (solitamente abbastanza aggressivi) che servono a nudi Alessandro Casnedi trire il legno, ne stravolgono le caratteristiche originali, la naturale resistenza all’acqua di mare rendendolo lindo ma molto fragile. A nostro parere è meglio preservare le caratteristiche naturali della fibra praticando un semplice lavaggio con acqua dolce, una leggera carteggiata e impiegando un olio naturale protettivo dato con il pennello in più mani. Una levigatura leggera si può dare senza problemi anche sulle plancette impiallacciate sulle quali lo spessore del teak è limitato. Il legno non soffre, rimane del suo colore naturale, pronto per tanti altri anni di onorato servizio.

Attrezzi necessari
1. per la sicurezza: mascherina, guanti e occhiali protettivi
2. una levigatrice a carta abrasiva medio/fine
3. pezza d’ovatta e pennello
​4. olio protettivo per teak

Sole, sale e tanti danni

La plancetta con un teak grigio e trascurato, risultato dell’esposizione al sale, al sole e causato dall’incuria del proprietario. Per fortuna non è presente nessun segno profondo, solo tanto sporco. La prima prova da effettuare è un’energica lavata evitando l’idropulitrice e lasciare asciugare bene. Se non succede niente, non rimane che una levigata.

Gli attrezzi necessari

Sono una normale levigatrice orbitale e qualche pezzo di carta abrasiva fine. Se non siete sicuri, provate in un punto nascosto un paio di grane fino a trovare quella corretta. Non è necessario togliere tanto materiale, ma solo l’indispensabile: una carta di grana 180 è sufficiente.

Le operazioni

Si comincia a grattare, lentamente, seguendo le vene del legno, lavorando piccole aree e facendo attenzione a non scaldare il legno, a non passare sulla vetroresina e a non danneggiare i comenti. Di tanto in tanto usate dell’ovatta per togliere la polvere così da evitare di intasare la carta abrasiva

La pulizia

Dopo la prima passata con l’orbitale si pulisce con cura a secco con una pezza d’ovatta, senza usare l’acqua. Si controlla che non ci siano scalini, che nessun comento sia danneggiato e che non siano rimasti segni o graffi che potremmo facilmente asportare con una ulteriore passata di carta abrasiva.

Occhio alla vetroresina

Portelli, cerniere e maniglie devono essere passati con cura, senza rigare la vetroresina vicina. Notate come la parte inferiore (un portello di teak massello) è ancora leggermente grigia mentre la parte superiore (la plancetta vera e propria) è già pronta.

La protezione

Una volta che la plancetta è ben pulita e lo strato grigio è stato asportato, possiamo procedere con la successiva protezione con un prodotto apposito. Per rispettare le caratteristiche naturali del legno, abbiamo scelto un semplice estratto del teak, Teak 3 di Veneziani. Mezzo litro è sufficiente per dare 4 mani a una plancetta larga circa tre metri e profonda mezzo metro.

La procedura

La procedura è semplice: stendere poco olio per volta sempre nel senso delle venature del legno, tirarlo con cura e lasciare asciugare brevemente. Uniformare con l’ovatta, dare la mano successiva e così via... le mani in totale sono quattro.

Niente carta abrasiva

Dopo le prime due mani si controlla lo stato della plancetta: ci sono alcune zone che assorbono l’olio molto più di altre. Non passate assolutamente con la carta abrasiva le zone più scure, che si uniformano da sole con il resto della plancetta dopo qualche minuto.

Olio in dose giusta

L’ingrandimento di una parte della plancetta trattata mostra le fibre del legno alte (in gergo si dice che il legno “alza il pelo”), ben impregnate di olio, ma assolutamente non unte. Se parte del prodotto non dovesse assorbirsi, rimuovetelo con la pezza d’ovatta.

Il risultato finale

Il risultato finale mostra una plancetta di un bel colore bruno, non eccessivamente chiara e non abbastanza scura da scottare i piedi quando batte il sole. L’acqua forma delle piccole gocce prima di impregnare il legno e il teak ha riconquistato il suo buon profumo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le ultime prove