Vela e Motore 05-2018

maggio 2018 Vela e Motore 11 Q uesta che vi raccontiamo è una bella storia tutta italiana che arriva lontano dal mare, da Trento. È la storia di un impren- ditore, di passione, coraggio e tanta ener- gia. Francesco Martorelli inizia a lavorare giovanissimo come apprendista posatore di pavimenti in legno e oggi, a distanza di tanti anni, la sua attività riguarda la lavo- razione del teak sintetico, un prodotto che sta rapida- mente conquistando le imbarcazioni di molti diportisti e cantieri in Italia e all’estero grazie a materiali sempre più all’avanguardia che non temono la concorrenza del legno naturale. Per avere un’idea più precisa abbiamo preso un treno da Milano che ci ha portati alla base delle montagne trentine per visitare l’azienda dove è trattata questa “essenza” artificiale. Martorelli comunica ener- gia persino attraverso la sua camminata spedita mentre ci fa da guida, con i figli Daniele e Simone, attraverso i capannoni dove si svolgono le lavorazioni. Dove è prodotto il teak sintetico? «Plasdeck, il nome del prodotto, arriva semifinito in rotoli dagli Stati Uniti e più esattamente da Akron, la capitale mondiale del polimero plastico (PVC) dove è creato con le tecniche più avanzate. Una volta a Trento viene lavorato e installato da Synteak, marchio che fa capo a Eurosunservice la società di famiglia». Con quale materiale è realizzato? «Il teak sintetico è un estruso di PVC, una miscela di polimero plastico particolare. Lo spessore è di 4,5 mm, più sottile rispetto a quello naturale che è proposto in spessori maggiori in base alla qualità desiderata, e che essendo soggetto a usura nel tempo richiede di essere levigato. Un procedimento non necessario al prodotto sintetico, ecco perché lo spessore è minimo e la barca ne guadagna anche in leggerezza». Quali sono le differenze rispetto al teak naturale? «Il teak è un legno molto duro, con ottime caratteristi- che fisiche, è idrorepellente e immarcescibile grazie all’olio naturale di cui è ricco, non teme l’ambiente marino, ma richiede trattamenti protettivi. Nel tempo a causa di massicci disboscamenti (una pianta necessita di circa settant’anni per ricavarne tavole adatte alla nautica), la produzione è diminuita e sul mercato è difficile trovare teak massiccio, ma piuttosto prodotti lavorati di spessore ridotto. Quando ho iniziato si usava Il team al lavoro davanti alla coperta di un Bénéteau 50. Da sinistra: Roberto Dallaserra Francesco Martorelli, Nicola Nardon, Daniele Hueller, Alex Forti, Daniele e Simone Martorelli.

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