Vela e Motore 11/12-2020

133 VELA E MOTORE novembre-dicembre 2020 «Correva l’anno 1876; il giorno 7 luglio volgeva al suo termine, caldo, infocato; l’aria era calma, il mare tranquillo; sul tardi, profittando degli ultimi raggi del sole e leggermente sospinta dalla brezza vespertina, una bianca vela usciva dal porto di Genova e con destinazione al largo s’allontanava. La stella bianca in campo azzurro sventolava sulla svelta alberatura, ed i colori nazionali erano alzati al picco. Al crepuscolo sottentrò la notte ammantando ogni cosa nelle tenebre, e la bianca vela pur essa poco a poco disparve nell’oscurità.» (dal diario di bordo del Violante) L’ andar per mare, come tutte le at- tività autentiche e grandi dell’uo- mo, non ha un vero inizio, un momento che si possa indicare col dito per dire: “Ecco, fin lì non c’era niente e dopo c’è stato qualcosa” . Figuriamoci perciò se si possa indicare con certezza assoluta il nome della prima barca da diporto italiana e del primo yachtsman. GiàAlexandre Dumas scriveva nel Conte di Montecristo, che è del 1844: «Nel momento in cui Dantès arrivava a Genova veniva armato un piccolo yacht ordinato da un inglese che, avendo inteso dire i genovesi i migliori costruttori del Mediterraneo, aveva voluto avere uno yacht costruito a Genova». Co- me a dire che verso lametà dell’Ottocento la fama dei cantieri italiani era già consolidata e che delle barche scendevano in mare dai loro scali. Però di loro non si sa nulla. Biso- gna aspettare ancoramolti anni prima che le testimonianze e i ricordi venganomessi nero su bianco, le notizie si consolidino e alla fine vengano consegnate alla storia. Solo a que- sto punto noi, che veniamo dopo, possiamo dire: “Ecco! È iniziato tutto lì!” UN’ITALIANA FUORI CASA Nel nostro caso la prima barca da diporto italiana di cui ci sia rimasta notizia certa, da considerare il primo “yacht” delle no- stre parti, ha il nome di donna, Violante . È un piccolo cutter di un capitano genovese, Enrico Alberto D’Albertis, che l’aveva fat- to costruire varare il 23 febbraio del 1875 su disegni di Luigi Oneto presso i cantieri di Agostino Briasco a Sestri Ponente. La barca era piccola, s’intende, per gli stan- dard dell’epoca, perché in realtà era lunga 13,20 metri e dislocava 12 tonnellate. Ne è rimasta anche una foto, che ce la mostra in porto: scafo nero, niente tuga cavallino abbastanza pronunciato, prua a piombo e lungo bompresso. A poppa, timone a barra e slancio lungo e fine. Dalla posizione degli uomini si capisce che non c’è nessun pozzetto. A sinistra, il Corsaro in secca e sotto, il capitano Enrico Alberto d’Albertis. Qui, il Corsaro impegnato in una tempesta.

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