08 June 2020

Super usato in prova: Azimut 47, vero amore!

Si chiama Lady Monica l’Azimut 47 di un armatore romagnolo che, a distanza di quattordici anni dal varo, si apprezza ancora per la validità del progetto, le linee esterne, il fly di generose dimensioni, il layout degli interni, un’architettura raffinata e moderna con dettagli e materiali di pregio

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Paolo Lucci è un armatore con idee precise. Romagnolo, senso pratico, franco, aperto, ha poco tempo perché nella sua terra il lavoro arriva prima di tutto e quello che avanza è da dedicare alla vita in barca. Ha iniziato a navigare trent’anni fa, e in fretta si è convertito alla filosofia Azimut, passando all’acquisto prima di un Azimut 43, poi di un 47 e oggi di un 55 “perché un Azimut è come un Rolex, una passione e un investimento sicuro”.

Sono passati quattordici anni dalla presentazione dell’allora nuovo Azimut 47, un modello a cui Vela e Motore aveva dedicato lo spazio di “Superprova” proprio per le sue qualità e caratteristiche innovative. Il commento del nostro tester, del quale pubblichiamo l’intera prova, metteva in evidenza la qualità della costruzione, delle finiture, la linea curata del progetto, l’attento studio degli ambienti, il grande fly che stupiva per l’abitabilità, la bella cucina sotto al parabrezza, la presenza discreta del roll bar e non per ultimo le prestazioni.A distanza di diversi anni vediamo come si è comportata Lady Monica, l’Azimut 47 di Paolo Lucci, se ha mantenuto fede alla sua fama e ai risultati del nostro test.

Quando ha comprato il suo Azimut 47? Lo aveva visto a qualche salone o su una rivista specializzata?

«Navigo da ormai trent’anni, ho iniziato con un Astondoa 39, poi sono passato a un Azimut 43. Nel 2009 ero in visita al Salone di Lignano Sabbiadoro dove il concessionario Azimut, Timone Yachts di Senigallia, in provincia di Ancona, esponeva un Azimut 47. Mia moglie ed io viviamo la barca come una seconda casa per tutta l’estate e quindi volevamo crescere di dimensioni per avere ancora più spazio. Quindi ci ha subito convinti e abbiamo firmato il contratto».

Quali sono le caratteristiche che l’hanno convinta ad acquistarlo?

«Ci sono piaciuti il layout, gli spazi ricavati sul fly, l’eleganza delle linee e del progetto nel suo insieme che distingue tutti gli Azimut dalle barche di altri cantieri».

Interni. Avete chiesto di personalizzarli?

«La barca in mostra era full optional, in sintesi “chiavi in mano”, pronta a mollare gli ormeggi e non c’è stato bisogno di chiedere alcuna modifica. Gli arredi e le finiture eleganti, molto attuali ci hanno conquistati al primo colpo».

Nel 2006 il 47 costava 650.000 euro più Iva. Negli anni di utilizzo il prezzo ha corrisposto alle sue aspettative e lo considera un valore corretto?

«L’investimento effettuato, in relazione alla qualità che ho ottenuto, è stato pienamente soddisfatto. Non mi sono lasciato sedurre dall’apparenza dell’imbarcazione, certo la bellezza ha avuto il suo peso, ma da un’attenta valutazione tra prezzo e standard qualitativo. Inoltre, sapevo che non sarei andato incontro a sgradevoli sorprese in quanto venivo già da un Azimut».

Dove abitava e dove lo teneva?

«Risiedo a Bagnacavallo in Romagna e Lady Monica era ormeggiata a Marinara di Marina di Ravenna. Ho un’azienda di trasporti, il mio lavoro mi impegna molto e il tempo da dedicare alla navigazione è poco, ma essendo il porto a dieci minuti dall’ufficio appena posso scappo in barca. Con mia moglie passo tutti i fine settimana e naturalmente le vacanze estive. In sintesi chiudiamo casa a maggio e la riapriamo a fine settembre, la barca diventa non solo una casa sull’acqua, ma anche luogo di lavoro. Il porto è ben servito, l’ormeggio è molto comodo, ho anche il garage in marina e se il tempo è buono a inizio primavera o in autunno cerchiamo sempre di vivere la barca il più possibile».

In questo periodo di pandemia immagino che sarà impossibile anche solo avvicinarsi alla barca…

«I movimenti sono limitati e navigare rimane un miraggio, ma confido che presto ci sarà la possibilità almeno di recarci in marina per controllare che tutto sia a posto e prima o poi di riprendere il largo».

Quanto ci navigava all’anno e con chi?

«Mi accompagna mia moglie e alcuni affezionati amici. Navigo circa novanta ore all’incirca all’anno di cui una cinquantina riservate alle vacanze estive. Non è molto, ma purtroppo l’andar per mare richiede tempo e la mia attività me ne lascia poco. Essendo in Adriatico la nostra meta privilegiata è la Croazia che abbiamo imparato a conoscere in tutte le sue parti. Con i suoi quasi 6.000 chilometri di costa è la destinazione ideale per chi vuole scoprirla dalla barca, la distanza tra le diverse isole non è mai eccessiva e le possibilità di ormeggio, sia in porto che in rada, sono generose. Per non parlare dell’entroterra, dei paesaggi mozzafiato, dell’acqua turchese e del relax. Una meta che amiamo e che ogni anno ci riserva sorprese e posti nuovi da scoprire. Mi piacerebbe spingermi più a Sud, ma come dicevo il lusso del tempo non posso ancora permettermelo, me lo riservo per quando andrò in pensione».

In crociera naviga da solo o preferisce avere qualcuno di supporto?

«Amo navigare in autonomia con l’aiuto di mia moglie e dell’elettronica. L’Azimut 47 inoltre è una barca superaccessoriata, affidabile, semplice da portare e con il joystick, “un santo protettore”, le manovre in porto sono facili e sicure».

Ci parli di questo fly rivoluzionario.

«Quando ho acquistato il 47 il fly era una novità ed è stato uno dei motivi che mi hanno più convinto. È uno spazio per prendere il sole, rilassarsi, mangiare e ovviamente guidare, la consolle non è dominante nel senso che non occupa la maggior parte dell’area. Il mobile bar è centrale e serve da tavolo per il divano e aprendo uno sportello a ribalta, che funge anche come piano di lavoro, ci sono le piastre elettriche per cucinare. Per non parlare dei grandi cuscini dedicati al sole, affacciati sul mare, da cui ci si può godere la navigazione».

Nel tempo ha riscontrato qualche difetto?

«La cuscineria di prua e del fly mi ha dato qualche problema in quanto, forse a causa dell’umidità che si è infiltrata, si sono create delle bolle sul gelcoat, ma essendo la barca ancora in garanzia il concessionario me li ha sistemati a fine stagione».

A livello di prestazioni il 47 ha mantenuto fede alla sua fama?

«Quando la barca è carica con equipaggio, attrezzature di bordo, pieno di gasolio, carena non pulitissima un paio di nodi li può perdere, ma mediamente ho sempre viaggiato intorno ai 25 nodi di velocità».

La sua opinione a proposito di comfort (rumorosità, comportamento etc.)?

«I due motori Cat da cavalli 575 si fanno un po’ sentire, hanno un loro “suono” caratteristico, ma sono ottimi, affidabili e sicuri. A livello di carena in Croazia abbiamo affrontato anche condizioni di mare difficili, ma il 47 si è sempre comportato egregiamente. È per questa e altre ragioni che sono così affezionato al marchio».

Comfort interno, la mancanza di un terzo bagno si è fatta sentire?

«Azimut 47 è una barca come una casa e quindi con un livello di abitabilità che non ha confronti. Per quel che riguarda il terzo bagno nel nostro caso non è stato un problema perché navigavamo da soli o con una coppia di amici, ma anche con altri ospiti non ci sono mai stati problemi».

La crociera più bella che si ricorda?

«L’isola di Hvar è senza dubbio una delle più belle mete della Dalmazia, ti toglie il fiato, un paradiso per chi ama la natura incontaminata, e poi la magia di Spalato e Vis che grazie ad anni di chiusura militare e a una posizione remota ne hanno fatto una delle isole più misteriose e affascinanti della Croazia. Ogni sera si può scegliere se dormire in rada o in uno dei marina».

Negli anni ha dovuto fare molti lavori di manutenzione?

«Revisione dei motori, pulizia scambiatori di calori, cambiamento giranti, ma tutti parte della manutenzione ordinaria».

Quando ha venduto l’Azimut 47 è stato soddisfatto del prezzo spuntato?

«L’imbarcazione l’ho data in permuta a Timone Yachts quando ho comprato il 55 e non ho avuto sorprese nella trattativa. Un Azimut è esattamente come un Rolex, mantiene sempre il suo valore».

Nella nostra prova del 2006 l’ingegnere capo del progetto aveva dichiarato che andare in barca è un po’ come andare in macchina. È d’accordo?

«La barca a motore è una scelta di campo, come la curva sud o nord di uno stadio: c’è chi intende la barca a vela come un modo di viaggiare, e non un mezzo di trasporto, chi preferisce l’efficienza e la velocità del motore e per chi ha poco tempo, come nel mio caso, è una scelta obbligatoria».

Perché sempre un Azimut e non esplorare anche altri marchi altrettanto validi?

«Come dicevo Azimut è una garanzia, ne conosco le qualità, i punti forti e quindi so di non sbagliare. In Adriatico ci sono diversi produttori validi ad esempio Carnevali o Ferretti, ma un Azimut è un Azimut. Ha uno stile e un’eleganza inconfondibile. In sintesi un Azimut è per sempre».

La super prova novembre 2006

Ha vinto il premio Barca dell’Anno 2007. Rinnova lo stile del fly con nuovi spazi esterni. Sottocoperta una bellissima cucina e tre cabine con due bagni. Arriva a 32 nodi

La prova del 47 è a Savona, la giornata non promette nulla di buono, le nuvole sono basse e inizia anche a piovere. Siamo i primi ad avere la possibilità di navigarci e non saranno due gocce d’acqua a fermarci. La barca è ancora il prototipo, la prima uscita dai capannoni Azimut. Nonostante questo è perfetta, gli interni non hanno una sbavatura, impianti ed elettronica funzionano a dovere.

Tanto che quando saltiamo a bordo per accendere i motori e mollare gli ormeggi non c’è neanche bisogno della rituale discesa in sala macchine per i controlli di routine. Si accende e si parte come se fossimo in auto. Segno che la macchina produttiva di Azimut ha raggiunto livelli di industrializzazione pressoché perfetti. E il processo produttivo è stato una delle chiavi della vittoria del 47 sulle altre concorrenti.

Progetto

In barca come in macchina. È stato questo l’obiettivo degli ingegneri. Lo stesso Ruggero Gandolfi, ingegnere capo del progetto, ci conferma che «oggi essere armatori non vuol dire essere per forza appassionati di mare. Nelle barche a motore stanno diventando due aspetti separati. È per questo che oggi gli armatori vogliono salire a bordo e partire, come sono abituati a fare con la macchina. Più la barca somiglia alle loro abitudini più sono felici. Abbiamo fatto molti sforzi in questo senso, soprattutto sul 47».

Il team di progettisti è sempre lo stesso, Stefano Righini per l’exterior design, Carlo Galeazzi per la decorazione degli interni. Dal loro estro sono nati i successi di Azimut, dalla linea open S ai più recenti fly. Ma il 47 non è solo una copia di quanto già visto, innova e rinnova, stili e materiali. Abituati a tutta questa modernità di forme e di arredo a Genova ci eravamo presi un po’ di tempo per andare a vedere i modelli più datati, per capire meglio i risultati di tutto questo lavoro. Siamo quindi entrati nel 39’ e in effetti viene da sorridere e durante la prova abbiamo chiesto al riguardo il parere di Gandolfi. La risposta è che «ogni anno vendiamo circa il 60% moderno, e 40% classico. E contrariamente a quello che si può pensare il classico, legni lucidi e saloni ovali, tira ancora moltissimo. Quindi non prevediamo un’uscita di produzione di quei modelli, anzi. È chiaro che ogni anno vengono aggiornati con le tecnologie più recenti».

Materiali e impianti

Il 47 ha una carena nuova in Grp con deadrise di 14° a poppa e 19° in mezzo provata a lungo in vasca a Zagabria. Rispetto alle precedenti ha i tunnel eliche ridotti, una stellatura distribuita meglio e un controllo dei pesi più accurato. In tal senso sempre Gandolfi sostiene «di non vedere grandi innovazioni nel mondo carene. La carena è un meccanismo semplice, trovati i parametri corretti per un dato progetto la carena è fatta, sono poi quindi possibili soltanto affinamenti di quanto c’è già. Anche perché in materia si è raggiunto lo stato dell’arte. Vedo molta più innovazione sugli interni, che sono figli della moda e ogni anno vanno rivisti. Anche sui propulsori si lavora molto, soprattutto per le barche medio-piccole. Gli Ips sono stati una rivoluzione anche se hanno bisogno di tempo per essere accettati e guadagnarsi la fiducia di armatori e costruttori. Ma rappresentano il futuro».

Scafo e coperta sono costruiti in infusione insieme ai vassoi delle cabine e della sala macchine. La carena è in sandwich, che garantisce una miglior resistenza strutturale. Il tutto è rinforzato con una struttura trasversale di madieri e longheroni per formare un unico corpo molto rigido. In sala macchine si è inoltre sfruttata la rigidezza insita dei motori per rendere più accessibili i passascafo e facilitare la manutenzione intorno ad essi. Tutti i portelli esterni sono stampati in Rtm Light, un metodo che consente di avere un prodotto più compatto e resistente all’acqua e con entrambe le facce rifinite bene.

Tuga, coperta e murate sono in sandwich di Pvc espanso.Le paratie della sala motori e quella anti-collisione di prua sono realizzate con sandwich strutturale di legno e materiale espanso. Il gelcoat è a spruzzo di tipo neopentilicoisoftalico e per gli strati esterni dello scafo è stata utilizzata resina vinilestere, Azimut offre una garanzia di cinque anni contro l’osmosi.

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Coperta

Sul fly la disposizione cambia e si sbilancia verso living e prendisole. La consolle di guida ha quindi un ruolo quasi marginale. Sul fly bisogna prendere il sole, rilassarsi, mangiare e se serve guidare. Sembra essere stato questo l’approccio al suo disegno. La consolle è quindi messa in un angolo con un sedile singolo. Il mobile bar è ingegnoso, è al centro del fly e funge da tavolo. Inoltre, se si apre uno sportello a ribalta, si scoprono le piastre elettriche per cucinare.

Anche qui non mancano appoggi sicuri. Per chi desidera sdraiarsi il grande cuscino con poggiatesta è il punto ideale per prendere il sole affacciati sul mare e godersi allo stesso tempo la navigazione.

Il roll bar è a estrema poppa, non disturba e non rovina la linea perché rimane basso e non sporge dal profilo dal fly. Un buon lavoro di design per un oggetto che non si sa mai come trattare, detestato dai puristi delle linee, ma utile per le antenne degli strumenti elettronici.

Il pozzetto può essere arredato con tavolo e sedie (optional) ed è ben protetto dal prolungamento del fly. Qui si trova il portellone di accesso alla sala macchine.

L’ingresso alla cabina del marinaio avviene tramite un portellone sul divano di poppa. Sulla plancetta di poppa è possibile avere le selle per un tender. A prua non ci sono grandi sorprese, c’è il secondo prendisole, il verricello dell’àncora e come optional si possono montare i portaparabordi laterali di acciaio.

Interni

Il 47 è una barca per la famiglia, con ambienti tutti da vivere, luminosi e accoglienti. Il layout della zona notte è classico, con cabina armatoriale a prua, due ospiti gemelle a poppa con letti singoli e due bagni praticamente identici come dimensioni e dotati di box doccia circolari. La loro illuminazione è indiretta con velette retro-illuminate.

Nella cabina di dritta i letti singoli possono avvicinarsi e diventare un letto matrimoniale. L’armatoriale è illuminata dalle due finestre orizzontali e dal passauomo.

Il letto si alza con due pistoni pneumatici per lasciare libero l’accesso a un grande cassettone. Bellissima la cucina, che è stata ricavata sotto al parabrezza e gode quindi di un’ottima illuminazione naturale e di tanto spazio in alto.

È attrezzata con frigo da 190 litri e piano cottura a tre fuochi. Per il décor sparisce il wengé, che aveva fatto la fortuna degli Open, sostituito dal rovere décapé utilizzato per i mobili e gli inserti del cielino, rimane il cuoio color cognac che ricopre i piani dei top, le porte, i giroletti e i sottodivani. I tessuti proposti sono in fibre naturali e chiari, inoltre viene offerta una ricca scelta di circa 150 proposte declinate in tre gamme: Classic, Exclusive e Prestige.

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La prova in mare

Siamo ormai fuori dal porto di Savona, piove sempre di più e il mare ha una forte risacca. Siamo al minimo, senza marcia di riduzione, e navighiamo a 6,4 nodi. Nei porti è già troppo, ma con il joystick non è più un problema. Ricordiamo però che non è una dotazione standard ma un caro, utilissimo, optional.

Lasciamo scaldare ancora qualche minuto i motori, due Caterpillar Cat C9 Acert da 575 cavalli ciascuno con eliche a 4 pale in Ni.Br.A.l e trasmisisoni V-Drive flangiate, poi iniziamo la prova vera e propria. C’è onda lunga, ma non ha importanza, cerchiamo subito la velocità massima.

Navighiamo tra le onde, a volte sbattiamo forte, ma la barca non si scompone e continua la sua rotta. Arriviamo a toccare i 32 nodi (il progetto ne dichiara 31) a 2.560 giri al minuto. Manteniamo la massima per qualche minuto, il comfort è buono anche se i salti sono inevitabili con queste onde. Notiamo con piacere che nel salone ci sono parecchi punti di appoggio per tenersi, corrimano e appigli. A bordo gli ingegneri Azimut sono silenziosi e tranquilli, la barca sta dando il meglio di sé. Anche perché per un prototipo ogni prova è importante per capire.

Dopo questo il successivo è stato sulla distanza, Savona Barcellona con nove persone a bordo. Superato alla grande: il 47 è pronto per la messa in produzione. Il regime di crociera è a 2.200 giri al minuto, a cui corrispondono nel nostro test 26 nodi. Ora il comfort è migliore, si riesce a navigare senza pensare a dove è l’appoggio più vicino al quale aggrapparsi. Dalla plancia di guida si ha una buona visuale davanti, meno sul dietro ed è per questo che tra gli optional c’è anche la stazione di guida a distanza, una sorta di telecomando con un cavo da attaccare ad una presa sulla tuga a poppa. Comodo per chi non guida il living a sinistra della consolle di guida, due accoglienti divanetti con tavolo estensibile al centro. Da qui ci si gode davvero la navigazione.

Infine proviamo anche a navigare con un motore solo, a 1.800 giri al minuto facciamo 11,5 nodi, aumentando a 2.000 giri al minuto arriviamo a 13,3 nodi. Contenuti i livelli di rumorosità e vibrazioni negli ambienti interni.

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