Paolo Lucci è un armatore con idee precise. Romagnolo, senso pratico, franco, aperto, ha poco tempo perché nella sua terra il lavoro arriva prima di tutto e quello che avanza è da dedicare alla vita in barca. Ha iniziato a navigare trent’anni fa, e in fretta si è convertito alla filosofia Azimut, passando all’acquisto prima di un Azimut 43, poi di un 47 e oggi di un 55 “perché un Azimut è come un Rolex, una passione e un investimento sicuro”.
Sono passati quattordici anni dalla presentazione dell’allora nuovo Azimut 47, un modello a cui Vela e Motore aveva dedicato lo spazio di “Superprova” proprio per le sue qualità e caratteristiche innovative. Il commento del nostro tester, del quale pubblichiamo l’intera prova, metteva in evidenza la qualità della costruzione, delle finiture, la linea curata del progetto, l’attento studio degli ambienti, il grande fly che stupiva per l’abitabilità, la bella cucina sotto al parabrezza, la presenza discreta del roll bar e non per ultimo le prestazioni.A distanza di diversi anni vediamo come si è comportata Lady Monica, l’Azimut 47 di Paolo Lucci, se ha mantenuto fede alla sua fama e ai risultati del nostro test.
Quando ha comprato il suo Azimut 47? Lo aveva visto a qualche salone o su una rivista specializzata?
«Navigo da ormai trent’anni, ho iniziato con un Astondoa 39, poi sono passato a un Azimut 43. Nel 2009 ero in visita al Salone di Lignano Sabbiadoro dove il concessionario Azimut, Timone Yachts di Senigallia, in provincia di Ancona, esponeva un Azimut 47. Mia moglie ed io viviamo la barca come una seconda casa per tutta l’estate e quindi volevamo crescere di dimensioni per avere ancora più spazio. Quindi ci ha subito convinti e abbiamo firmato il contratto».
Quali sono le caratteristiche che l’hanno convinta ad acquistarlo?
«Ci sono piaciuti il layout, gli spazi ricavati sul fly, l’eleganza delle linee e del progetto nel suo insieme che distingue tutti gli Azimut dalle barche di altri cantieri».
Interni. Avete chiesto di personalizzarli?
«La barca in mostra era full optional, in sintesi “chiavi in mano”, pronta a mollare gli ormeggi e non c’è stato bisogno di chiedere alcuna modifica. Gli arredi e le finiture eleganti, molto attuali ci hanno conquistati al primo colpo».
Nel 2006 il 47 costava 650.000 euro più Iva. Negli anni di utilizzo il prezzo ha corrisposto alle sue aspettative e lo considera un valore corretto?
«L’investimento effettuato, in relazione alla qualità che ho ottenuto, è stato pienamente soddisfatto. Non mi sono lasciato sedurre dall’apparenza dell’imbarcazione, certo la bellezza ha avuto il suo peso, ma da un’attenta valutazione tra prezzo e standard qualitativo. Inoltre, sapevo che non sarei andato incontro a sgradevoli sorprese in quanto venivo già da un Azimut».
Dove abitava e dove lo teneva?
«Risiedo a Bagnacavallo in Romagna e Lady Monica era ormeggiata a Marinara di Marina di Ravenna. Ho un’azienda di trasporti, il mio lavoro mi impegna molto e il tempo da dedicare alla navigazione è poco, ma essendo il porto a dieci minuti dall’ufficio appena posso scappo in barca. Con mia moglie passo tutti i fine settimana e naturalmente le vacanze estive. In sintesi chiudiamo casa a maggio e la riapriamo a fine settembre, la barca diventa non solo una casa sull’acqua, ma anche luogo di lavoro. Il porto è ben servito, l’ormeggio è molto comodo, ho anche il garage in marina e se il tempo è buono a inizio primavera o in autunno cerchiamo sempre di vivere la barca il più possibile».
In questo periodo di pandemia immagino che sarà impossibile anche solo avvicinarsi alla barca…
«I movimenti sono limitati e navigare rimane un miraggio, ma confido che presto ci sarà la possibilità almeno di recarci in marina per controllare che tutto sia a posto e prima o poi di riprendere il largo».
Quanto ci navigava all’anno e con chi?
«Mi accompagna mia moglie e alcuni affezionati amici. Navigo circa novanta ore all’incirca all’anno di cui una cinquantina riservate alle vacanze estive. Non è molto, ma purtroppo l’andar per mare richiede tempo e la mia attività me ne lascia poco. Essendo in Adriatico la nostra meta privilegiata è la Croazia che abbiamo imparato a conoscere in tutte le sue parti. Con i suoi quasi 6.000 chilometri di costa è la destinazione ideale per chi vuole scoprirla dalla barca, la distanza tra le diverse isole non è mai eccessiva e le possibilità di ormeggio, sia in porto che in rada, sono generose. Per non parlare dell’entroterra, dei paesaggi mozzafiato, dell’acqua turchese e del relax. Una meta che amiamo e che ogni anno ci riserva sorprese e posti nuovi da scoprire. Mi piacerebbe spingermi più a Sud, ma come dicevo il lusso del tempo non posso ancora permettermelo, me lo riservo per quando andrò in pensione».
In crociera naviga da solo o preferisce avere qualcuno di supporto?
«Amo navigare in autonomia con l’aiuto di mia moglie e dell’elettronica. L’Azimut 47 inoltre è una barca superaccessoriata, affidabile, semplice da portare e con il joystick, “un santo protettore”, le manovre in porto sono facili e sicure».
Ci parli di questo fly rivoluzionario.
«Quando ho acquistato il 47 il fly era una novità ed è stato uno dei motivi che mi hanno più convinto. È uno spazio per prendere il sole, rilassarsi, mangiare e ovviamente guidare, la consolle non è dominante nel senso che non occupa la maggior parte dell’area. Il mobile bar è centrale e serve da tavolo per il divano e aprendo uno sportello a ribalta, che funge anche come piano di lavoro, ci sono le piastre elettriche per cucinare. Per non parlare dei grandi cuscini dedicati al sole, affacciati sul mare, da cui ci si può godere la navigazione».
Nel tempo ha riscontrato qualche difetto?
«La cuscineria di prua e del fly mi ha dato qualche problema in quanto, forse a causa dell’umidità che si è infiltrata, si sono create delle bolle sul gelcoat, ma essendo la barca ancora in garanzia il concessionario me li ha sistemati a fine stagione».
A livello di prestazioni il 47 ha mantenuto fede alla sua fama?
«Quando la barca è carica con equipaggio, attrezzature di bordo, pieno di gasolio, carena non pulitissima un paio di nodi li può perdere, ma mediamente ho sempre viaggiato intorno ai 25 nodi di velocità».
La sua opinione a proposito di comfort (rumorosità, comportamento etc.)?
«I due motori Cat da cavalli 575 si fanno un po’ sentire, hanno un loro “suono” caratteristico, ma sono ottimi, affidabili e sicuri. A livello di carena in Croazia abbiamo affrontato anche condizioni di mare difficili, ma il 47 si è sempre comportato egregiamente. È per questa e altre ragioni che sono così affezionato al marchio».
Comfort interno, la mancanza di un terzo bagno si è fatta sentire?
«Azimut 47 è una barca come una casa e quindi con un livello di abitabilità che non ha confronti. Per quel che riguarda il terzo bagno nel nostro caso non è stato un problema perché navigavamo da soli o con una coppia di amici, ma anche con altri ospiti non ci sono mai stati problemi».
La crociera più bella che si ricorda?
«L’isola di Hvar è senza dubbio una delle più belle mete della Dalmazia, ti toglie il fiato, un paradiso per chi ama la natura incontaminata, e poi la magia di Spalato e Vis che grazie ad anni di chiusura militare e a una posizione remota ne hanno fatto una delle isole più misteriose e affascinanti della Croazia. Ogni sera si può scegliere se dormire in rada o in uno dei marina».
Negli anni ha dovuto fare molti lavori di manutenzione?
«Revisione dei motori, pulizia scambiatori di calori, cambiamento giranti, ma tutti parte della manutenzione ordinaria».
Quando ha venduto l’Azimut 47 è stato soddisfatto del prezzo spuntato?
«L’imbarcazione l’ho data in permuta a Timone Yachts quando ho comprato il 55 e non ho avuto sorprese nella trattativa. Un Azimut è esattamente come un Rolex, mantiene sempre il suo valore».
Nella nostra prova del 2006 l’ingegnere capo del progetto aveva dichiarato che andare in barca è un po’ come andare in macchina. È d’accordo?
«La barca a motore è una scelta di campo, come la curva sud o nord di uno stadio: c’è chi intende la barca a vela come un modo di viaggiare, e non un mezzo di trasporto, chi preferisce l’efficienza e la velocità del motore e per chi ha poco tempo, come nel mio caso, è una scelta obbligatoria».
Perché sempre un Azimut e non esplorare anche altri marchi altrettanto validi?
«Come dicevo Azimut è una garanzia, ne conosco le qualità, i punti forti e quindi so di non sbagliare. In Adriatico ci sono diversi produttori validi ad esempio Carnevali o Ferretti, ma un Azimut è un Azimut. Ha uno stile e un’eleganza inconfondibile. In sintesi un Azimut è per sempre».