Lo Swan 60 è veloce, ha il passo morbido di un veliero a dislocamento pesante, eppure accelera a ogni refolo o regolazione come una barca molto leggera. In effetti, al timone si percepiscono sensazioni contrastanti: le reazioni ai comandi sono immediate regalando grande sicurezza e semplicità nella gestione della navigazione, per contro, il circuito dei frenelli trasmette alle ruote tutti gli sforzi della pala e, se si tiene troppo cazzata la randa, sa diventare davvero duro.
Petite Flamme ha la chiglia da 3 metri di pescaggio invece che i 3,6 proposti di serie, una soluzione che dovrebbe penalizzare le prestazioni di bolina e migliorare quelle di poppa grazie a una superficie immersa minore. Nella realtà, in 8,5 nodi di reale con 29 gradi di apparente, e puntate a 22 gradi, la barca bolina a 7,8 nodi tenendo un passo potente e molto morbido.
Basta poggiare fra i 37 e i 40 gradi di apparente con 13 nodi di aria per toccare 10 nodi, mentre a 145 gradi di apparente si corre a quasi 7 nodi, condizione in cui, nonostante una bassa ma fastidiosa onda di poppa, la barca non rolla e risulta estremamente facile da portare.
Il lungo pozzetto è comodo anche a barca sbandata, complice il tavolino del pozzetto a cui ci si può aggrappare.
Il rialzo a poppa delle timonerie di questa versione, una via di mezzo fra poppa aperta e poppa chiusa, crea un ampio e protetto prendisole sotto al quale si trova un grande gavone. Il ponte in teak presenta una messa in opera d’eccezione, con larghe doghe dalle giunzioni perfette e, concessione alla moda, comenti bianchi.
Non ci sono piaciute le cornici metalliche intorno alle lande, non ci hanno neppure convinto l’assenza di tientibene lungo la tuga e i piccoli passacime ricavati nei pulpiti che sono privi di difese a protezione dello scafo.
Un po’ rumorosa, per lo standard della barca, la navigazione a motore nella zona del carteggio, molto meno nelle cabine.