02 May 2018

Il teak sintetico non ha rivali

Il teak sintetico alla conquista di armatori e cantieri. Sono durata nel tempo, resistenza, assenza di manutenzione e convenienza rispetto al prodotto naturale le qualità che ne decretano il successo. Ce ne parla Francesco Martorelli titolare di Eurosunservice
Questa che vi raccontiamo è una bella storia tutta italiana che arriva lontano dal mare, da Trento. È la storia di un imprenditore, di passione, coraggio e tanta energia. Francesco Martorelli inizia a lavorare giovanissimo come apprendista posatore di pavimenti in legno e oggi, a distanza di tanti anni, la sua attività riguarda la lavorazione del teak sintetico, un prodotto che sta rapidamente conquistando le imbarcazioni di molti diportisti e cantieri in Italia e all’estero grazie a materiali sempre più all’avanguardia che non temono la concorrenza del legno naturale. Per avere un’idea più precisa abbiamo preso un treno da Milano che ci ha portati alla base delle montagne trentine per visitare l’azienda dove è trattata questa “essenza” artificiale. Martorelli comunica energia persino attraverso la sua camminata spedita mentre ci fa da guida, con i figli Daniele e Simone, attraverso i capannoni dove si svolgono le lavorazioni.

Il teak sintetico è un estruso di PVC

Dove è prodotto il teak sintetico?
«Plasdeck, il nome del prodotto, arriva semifinito in rotoli dagli Stati Uniti e più esattamente da Akron, la capitale mondiale del polimero plastico (PVC) dove è creato con le tecniche più avanzate. Una volta a Trento viene lavorato e installato da Synteak, marchio che fa capo a Eurosunservice la società di famiglia».

Con quale materiale è realizzato?
«Il teak sintetico è un estruso di PVC, una miscela di polimero plastico particolare. Lo spessore è di 4,5 mm, più sottile rispetto a quello naturale che è proposto in spessori maggiori in base alla qualità desiderata, e che essendo soggetto a usura nel tempo richiede di essere levigato. Un procedimento non necessario al prodotto sintetico, ecco perché lo spessore è minimo e la barca ne guadagna anche in leggerezza».

Le differenze tra naturale e sintetico

Quali sono le differenze rispetto al teak naturale?
«Il teak è un legno molto duro, con ottime caratteristiche fisiche, è idrorepellente e immarcescibile grazie all’olio naturale di cui è ricco, non teme l’ambiente marino, ma richiede trattamenti protettivi. Nel tempo a causa di massicci disboscamenti (una pianta necessita di circa settant’anni per ricavarne tavole adatte alla nautica), la produzione è diminuita e sul mercato è difficile trovare teak massiccio, ma piuttosto prodotti lavorati di spessore ridotto. Quando ho iniziato si usava un teak da 2,5 cm adesso si è scesi a pochi millimetri. Ecco perché si è sentita la necessità di trovare un’alternativa che potesse offrire le stesse qualità dell’essenza naturale e riproporne fedelmente il disegno e il colore».

Quali sono le caratteristiche delle coperte in Plasdeck?
«Hanno un’usura nulla, non richiedono manutenzione, sono inattaccabili da parte degli agenti atmosferici, salsedine, olii, gasolio e sporco, non hanno distaccamenti perché tutto è assemblato con saldatura a caldo, hanno un ottimo potere antisdrucciolo in condizioni di bagnato e antideformante in caso di urto o caduta di oggetti».

Come si presenta Plasdeck quando arriva da voi?
«Ogni rotolo è formato da blocchi di tre doghe che sono saldati con un cordone dello stesso materiale: non si vedono le giunture, non si staccheranno nel tempo evitando ogni tipo di infiltrazione».

Una lavorazione artigianale

Come è incollato alla coperta di un’imbarcazione?
«Una volta assemblato il materiale in base alla sagoma e alle misure del ponte, si stende una colla appositamente studiata per il nostro prodotto. Le fughe vengono realizzate in PVC e saldate. Il nostro prodotto, grazie alla presenza di olii non migratori al suo interno è l'unico che non crea l’effetto secchezza nel tempo mantenendone l’estetica inalterata, e se sollecitato non si sbriciola (brevetto Plasdeck). Viceversa una coperta in teak naturale nel tempo va rifugata ossia va rimosso il collante e poi riposato perché cristallizza diventando fragile».

Polveri, macchie, funghi come è possibile evitarli?
«All’interno del polimero sono presenti dei protettori UV contro il sole e antifungini per contrastare l’azione del sole e delle muffe. Inoltre, essendo un materiale a poro chiuso non assorbe la polvere e alcun tipo di liquido, creme, olii, sangue, alcolici e, a differenza di altri teak sintetici, il Plasdeck (di cui siamo esclusivisti per tutta l’Europa) non teme neanche la candeggina».

Il teak naturale con il tempo perde la sua tonalità originale. Come si comporta quello sintetico e che tipo di manutenzione è prevista?
«La coperta in teak naturale richiede una cura particolare perché è soggetta a usura, soprattutto sulle barche a vela dove sfregano cime e vele, si provocano ammaccature e ossidazioni superficiali con modifica del colore che dal marrone vira a un brutto grigio. Quindi, oltre ai normali lavaggi con acqua dolce, bisogna eseguire almeno una volta all’anno un trattamento di pulizia e schiaritura. Il teak, inoltre, si consuma e dopo un certo periodo presenta le fibre in risalto e richiede un intervento di levigatura che ne ripristini l’aspetto, ma che determina anche un assottigliamento della coperta. Con il teak sintetico tutto questo non succede: il colore rimane inalterato e in caso di sporco bastano acqua, sapone o al massimo uno sgrassante».

I vantaggi

Come si comporta in caso di surriscaldamento? Si dice che la sensazione tattile non sia la stessa del teak naturale.
«Le nuove generazioni di prodotti sono a livello del teak naturale e a parità di colorazione scalda leggermente meno. A proposito di sensazione tattile, grazie alla levigatura si crea la ruvidità tipica del naturale che può variare in base alle richieste del cliente. Basta un test di confronto tra due campioni per rendersi conto che l’effetto è identico, ma mentre dopo un anno la vena più dolce del teak naturale comincia a sporcarsi e necessita di manutenzione con Plasdeck questo problema non sussiste».

Ci dà un’idea di prezzi per la fornitura e installazione di una coperta di un’imbarcazione di 12 metri?
«Se prendiamo in considerazione un prodotto medio di teak naturale il costo al metro quadro è di circa 800 euro. Se si sceglie il sintetico si risparmia quasi la metà. Inoltre la percezione di una coperta ben tenuta contribuirà a preservare il valore della barca in caso di vendita».

Passiamo alla posa. È necessario rivolgersi a un installatore o è possibile il fai da te?
«È un lavoro artigianale: richiede manualità ed esperienza soprattutto per quanto riguarda le finiture e le bordure in particolare delle barche medio grandi. Non essendo, inoltre, un prodotto pretagliato ogni doga viene saldata e questo richiede molta pratica. Possiamo però fornire un kit di montaggio personalizzato contenente il tappeto assemblato in base alla dima, colla, spatola e istruzioni per l’uso».

Parliamo di tempi di installazione.
«Dal momento dell’ordine alla posa ci vogliono circa quattro settimane. Se, però, il cliente preferisce un’installazione eseguita direttamente da noi i tempi si allungano, ecco perché per accelerare il lavoro abbiamo deciso di organizzare una rete di professionisti che ci ha permesso di diventare i primi installatori in Italia».

Un prodotto attento all'ambiente

Lavorate solo in Italia o anche all’estero?
«In Italia abbiamo un installatore autorizzato per ogni regione e in Europa dei dealer ai quali vendiamo il materiale grezzo in rotoli e ai quali forniamo corsi di formazione presso la sede di Trento».

Quante sono le gamme e le tonalità a disposizione?
«Abbiamo una gamma classica e una ecologica (Eco-Series) che deriva dagli scarti e ritagli riciclati con le stesse proprietà della prima, ma dal costo inferiore. I colori sono più di venti e non incidono sul prezzo finale salvo un prodotto con fughe fluorescenti (utili per segnare ostacoli come i gradini o semplicemente per bellezza)».

Possiamo dire che il teak sintetico sia un prodotto attento all’ambiente?
«Plasdeck sì in quanto gli scarti di lavorazione vengono riutilizzati, ma non tutti i teak sintetici lo sono e diventano quindi rifiuti speciali con percorsi di smaltimento specifici. Per questo Plasdeck con Eco-Series ha vinto l'innovation Awards per l'ambiente al Miami Boat Show di quest'anno».

Quali sono i cantieri per i quali avete lavorato?
«Del Pardo, Ice Yachts e Solaris per la vela. Azimut, Canados, Nuova Tuccoli, Overmarine, Benetti per il motore. Non ci limitiamo alle coperte, ma eseguiamo anche alcune parti degli interni come carabottini, piani di lavoro, pavimenti garage e zone servizio per superyacht come Azteca di CRN (72 metri di lunghezza), Mary Jane II di Isa Yachts, Nanook il 49 metri dell’imprenditore Luciano Benetton costruito da Codecasa Yachts…».

Vedremo coperte in sintetico a bordo di superyacht?
«Per il momento la coperta in teak naturale rappresenta la soluzione più prestigiosa per gli armatori di grandi yacht: il suo fascino ed eleganza sono indiscutibili, ma grazie ai suoi pregi ed all'alta qualità, il teak sintetico è già utilizzato e richiesto ad ogni livello».
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