Come è incollato alla coperta di un’imbarcazione?
«Una volta assemblato il materiale in base alla sagoma e alle misure del ponte, si stende una colla appositamente studiata per il nostro prodotto. Le fughe vengono realizzate in PVC e saldate. Il nostro prodotto, grazie alla presenza di olii non migratori al suo interno è l'unico che non crea l’effetto secchezza nel tempo mantenendone l’estetica inalterata, e se sollecitato non si sbriciola (brevetto Plasdeck). Viceversa una coperta in teak naturale nel tempo va rifugata ossia va rimosso il collante e poi riposato perché cristallizza diventando fragile».
Polveri, macchie, funghi come è possibile evitarli?
«All’interno del polimero sono presenti dei protettori UV contro il sole e antifungini per contrastare l’azione del sole e delle muffe. Inoltre, essendo un materiale a poro chiuso non assorbe la polvere e alcun tipo di liquido, creme, olii, sangue, alcolici e, a differenza di altri teak sintetici, il Plasdeck (di cui siamo esclusivisti per tutta l’Europa) non teme neanche la candeggina».
Il teak naturale con il tempo perde la sua tonalità originale. Come si comporta quello sintetico e che tipo di manutenzione è prevista?
«La coperta in teak naturale richiede una cura particolare perché è soggetta a usura, soprattutto sulle barche a vela dove sfregano cime e vele, si provocano ammaccature e ossidazioni superficiali con modifica del colore che dal marrone vira a un brutto grigio. Quindi, oltre ai normali lavaggi con acqua dolce, bisogna eseguire almeno una volta all’anno un trattamento di pulizia e schiaritura. Il teak, inoltre, si consuma e dopo un certo periodo presenta le fibre in risalto e richiede un intervento di levigatura che ne ripristini l’aspetto, ma che determina anche un assottigliamento della coperta. Con il teak sintetico tutto questo non succede: il colore rimane inalterato e in caso di sporco bastano acqua, sapone o al massimo uno sgrassante».