Made in Italy più forte della crisi
Non si spegne la voglia d’Italia. Nonostante la pandemia, i conflitti, i razionamenti energetici e la crisi finanziaria, le notizie che provengono dalla nostra filiera rimangono incoraggianti. Con la nuova stagione alle porte è corretto riflettere su quanto accaduto nei primi mesi del 2023, periodo che ha visto la partecipazione dei cantieri italiani ad alcuni importanti saloni nautici, da cui abbiamo avuto conferme interessanti. Düsseldorf, Miami, Dubai e Palm Beach hanno infatti rimarcato il ruolo dell’Italia come leader e motore mondiale della nautica da diporto, ma non solo.
Secondo quanto ricordato da Confindustria Nautica nell’Indagine conoscitiva sul Made in Italy presentata alla Commissione Attività produttive della Camera dei deputati, nel 2022 l’industria ha chiuso con un incremento a doppia cifra con il fatturato di cantieristica e componentistica che si attesta sui 7 miliardi di euro e segna il record storico dell’export, pari a 3,4 miliardi di euro, con un tasso di esportazione che raggiunge l’88 per cento della produzione nazionale di unità da diporto. Non bastasse, il settore impiega oltre 190.000 addetti e continua ad assumere ininterrottamente dal 2016.
Riguardo ai mercati esteri, le nostre aziende hanno negli USA la prima area di destinazione della produzione per un valore di 573 milioni di dollari (526 milioni di euro) pari a una quota del 16,4 per cento dell’export. Siamo inoltre primi al mondo nella produzione di superyacht (con 523 unità in costruzione su un totale di 1.024, oltre il 50 per cento degli ordini globali) e leader di mercato anche nei settori dei maxi rib, della componentistica e degli accessori.
Non solo, è in continua crescita il giro d’affari negli Emirati Arabi Uniti. Un mercato che nel 2021 ha visto registrare esportazioni di imbarcazioni da diporto e sportive per un valore di circa 39,1 milioni di euro (dati Fondazione Edison su dati Istat elaborati per la pubblicazione di Confindustria Nautica “Nautica in Cifre LOG 2021”), registrando una crescita tra il 2020 e il 2021 del 261,5 per cento.
Ma non è solo la produzione di yacht e componenti, bensì l’indotto che muove, come ha ricordato Saverio Cecchi, presidente di Confindustria Nautica, «la nautica è un settore industriale, ma è nel valore aggiunto e occupazionale della filiera turistica e dei servizi che genera un forte impatto sulle economie costiere e lacuali, attivando 18.878 unità locali di produzione, per un valore di oltre 11 miliardi di euro e più di 187.000 occupati. Per ogni addetto alla produzione se ne attivano 9,2 nella filiera, ogni euro di produzione ne attiva 7,5 nella filiera».
Numeri importanti che vanno salvaguardati (lo sanno bene il Ministero del Made in Italy e Ice) ed è anche per questo che è attesa una soluzione sul nodo delle concessioni demaniali per le quali Confindustria Nautica chiede di sanare le incongruenze della legge Concorrenza 2022.
Con la primavera si torna a girare per prove in mare e presentazioni di nuovi prodotti, e anche da queste attività ci fa piacere notare come l’Italia stia guidando la ricerca verso nuove tecnologie e prodotti dal minor impatto ambientale. Pur ricordando che, tra tutte le attività umane, quella del navigare per puro piacere è una delle più ecologiche. Ne parleremo nel prossimo numero di Vela e Motore, tradizionalmente dedicato alla ricerca di prodotti sempre più green.
Alberto Mariotti