Alla fine il Premio Barca dell’Anno è tornato. Se per me è stata una grande emozione, per la rivista è stato un traguardo importante. Scortato dalla professionalità della Giuria (composta, lo voglio ricordare qui, da Paola Gualeni, Gianni Darai, Giorgio Gallo e Carlo Nuvolari), girando tra tese e moli dell’Arsenale al Salone di Venezia ho riprovato l’adrenalina delle prime volte, quella che mi aveva fatto innamorare del nostro Premio. Ma c’è un altro motivo: coordinare una Giuria di tale livello nelle visite di imbarcazioni e prodotti equivale a molteplici lezioni di ripetizioni gratuite su tecnica e progettazione. Quindi la mia gratitudine è doppia.
La sua storia inizia con il 42° Salone di Genova, dal 5 al 13 ottobre 2002 (a quel tempo la fiera era ancora in autunno inoltrato), quando la nostra rivista organizzò la prima edizione. Fu un evento memorabile, il primo di una lunga serie sponsorizzata da Selma Bipiemme Leasing. È stato il primo premio del genere e ha impegnato la redazione per anni, tanto che la nostra presenza ai saloni autunnali era in gran parte incentrata su questo evento. Siamo cresciuti con l’obiettivo, diciamo anche il dovere, di “portarlo a casa”. La serata di premiazione iniziava con una ricca cena nella sala degli squali dell’Acquario di Genova (prima foto in alto), poi i tempi sono cambiati e abbiamo adottato formati più snelli. Per due anni siamo stati addirittura costretti a sospenderlo per cause di forza maggiore facili di immaginare. Ma quest’anno sia noi sia il mercato eravamo pronti per una nuova sfida.
Abbiamo adattato ancora una volta il formato, per renderlo più coerente alle tendenze green della nautica e cambiato location, pensiamo che Venezia si sposi bene con i temi della sostenibilità. Ecco i tanti motivi che ci hanno reso così felici di essere di nuovo su un palco ad assegnare il Premio.
Archiviato questo argomento, credo sia giusto dedicare qualche riga per parlare di sport e regate. Non quelle olimpiche, su cui trovate l’autorevole pensiero del presidente federale Francesco Ettorre, ma di quelle sempre più numerose “cup”, “sailing week” o “rendezvous” che i cantieri con le flotte più numerose organizzano in giro per il Mediterraneo. In queste settimane, in luoghi e momenti diversi, si sono svolti infatti non meno di sette eventi monomarca: abbiamo assistito, in ordine sparso, alla Grand Soleil Cup (anche in versione vintage), Solaris Cup, Ice Yachts Cup, Mylius Cup, Italia Yachts Sailing Week, Southern Wind Rendez Vous and Trophy e le regate one design di Nautor’s Swan, che hanno un formato e lunghezza nella stagione ben diversi, ma con lo stesso spirito festaiolo.
Spesso e volentieri (a eccezione di Swan), la parte sportiva passa in secondo piano rispetto alle sfumature sociali di questi eventi, metà strada tra raduni, veleggiate e regate. Lo scopo è infatti mettere insieme barche e armatori per trasmettere e condividere lo spirito del cantiere e dare la possibilità, a chi ne ha meno occasione, di tirar due bordi tra le boe. Ovviamente c’è una forte componente di branding, perché è l’occasione per i cantieri di far vedere i muscoli, mostrare la gamma e organizzare qualche visita. Ma parte tutto dal divertimento, quel brivido sottile che fin da piccoli ci ha fatto tutti sentire a posto con il mondo quando siamo a bordo di una barca, piccola o grande che sia.