Navigare green, sfida e affare
Maggio è il mese che da quattro anni dedichiamo al navigare green. Era nato come un servizio speciale sulla propulsione elettrica ma poi, nel corso del tempo, si è trasformato in un focus più approfondito, che abbraccia temi sempre più attuali, come la sostenibilità. È una parola abusata, a volte utilizzata a sproposito e spesso sfruttata dai cliché della comunicazione.
Rimane comunque una parola seria, importante, di cui non possiamo fare a meno. È un bene che oggi, in un modo o nell’altro, sia sulla bocca di tutti, individui e aziende.
Come potevamo parlare soltanto di autonomia di navigazione elettrica senza accennare a come vengono prodotte e smaltite le batterie? A cosa serve presentarvi una nuova imbarcazione “green” senza capire se la sua costruzione ha tenuto conto di processi industriali e materiali più compatibili? Perché lasciare soltanto al prodotto – lo yacht, nel nostro caso – il compito, e la responsabilità di essere compatibile con l’ambiente? Anche l’armatore è chiamato a fare la sua parte, comprendendo meglio le possibilità tecniche del mezzo e trasformandone eventuali limiti in nuove opportunità. Sta già succedendo per l’auto, accadrà anche in mare.
Oggi si parla soprattutto di experience mentre si utilizza un qualsiasi prodotto, uno smartphone, un pc, un’automobile, una moto. Ma quale attività può anche solo avvicinarsi all’esperienza di una navigazione più calma e responsabile? Esplorare questi temi è avvincente, ma serve il punto di vista e la conoscenza di alcuni dei protagonisti più attivi in questo settore.
Per questo quarto appuntamento abbiamo scelto due “motoristi”, Volvo Penta e Torqeedo; due cantieri, Amer Yachts e Greenline, e un distributore di energia elettrica per porti e marina, Aqua superPower. Insieme a loro abbiamo intrapreso un viaggio nel cuore delle nuove tecnologie che un giorno ci porteranno a navigare davvero a zero emissioni.
Non sarà domani e non avverrà da un giorno all’altro. Ma proprio perché il viaggio è lungo, è importante non aspettare a fare la propria parte. Già oggi, con la tecnologia imperfetta di cui disponiamo, possiamo comportarci in modo più cosciente e responsabile sulla strada, in casa e in mare. In palio c’è tanto, per non dire tutto. Dalla salute del pianeta all’acquisizione – è bene dirlo – di nuove fette di mercato già da tempo abituate a ragionare secondo parametri ecocompatibili.
La sostenibilità è infatti sempre più riconosciuta come un potenziale fattore di successo così come una sfida e l'intera filiera deve essere coinvolta per affrontarla, cantieri, fornitori e clienti. Secondo lo studio che Deloitte ha realizzato per Confindustria Nautica dal titolo "The state of the art of the global yachting market" il 53 per cento dei costruttori dichiara di avere una missione e una strategia per le sostenibilità, ma il 71 per cento non ha formalizzato alcun target mentre il 59 per cento non ha un ruolo dedicato all'interno dell'azienda per problematiche connesse a questi temi. Non solo, il 79 per cento dei fornitori non sono coinvolti nella strategia ESG (Environmental Social Governance) del cantiere e, sebbene l'argomento sia ben noto tra le aziende, solo il 18 per cento adotta clausole ESG nei contratti con i fornitori.
Quindi, c’è molto da fare: nuove tecnologie e nuove abitudini, come ci spiega l’esperto di innovazione Giancarlo Orsini nella rubrica L’Opinione.
Chiudo facendo gli auguri a Cantiere del Pardo che compie 50 anni di vita e a cui dedichiamo sia la copertina, con la prova del nuovo GS 40, sia un’avvincente articolo che ne ripecorre una storia unica e ricca di successi, sportivi e commerciali.
Alberto Mariotti