KEEP IT SIMPLE - DI ALBERTO MARIOTTI
Mantenere le cose semplici. È il segreto del Vendée Globe, il giro del mondo in solitario e senza scalo partito lo scorso 8 novembre con la cifra record di 33 skipper iscritti. A svelarlo è Laura Le Goff, giovane direttrice generale dell’evento, intervistata da Andrea Falcon, che è andato alla partenza per Vela e Motore (unica rivista italiana presente). Gran parte del successo di questa regata è tutto qui: «mantenere le cose semplici, non bisogna essere velisti per comprendere la competizione».
Un porto di partenza e arrivo, Les Sables d’Olonne, in Francia, una barca con un solo membro d’equipaggio, una rotta di oltre 24 mila miglia (circa 44.996 km) e tre promontori evocativi da doppiare: capo di Buona Speranza, Capo Leeuwin e Capo Horn, rispettivamente in Sud Africa, Australia e Sud America. In caso di avarie, i concorrenti hanno dieci giorni per tornare a Les Sables, riparare e ripartire. Qualsiasi altro porto e forma di assistenza è bandita.
Nessuna sorpresa, nessun trucco: vince chi taglia il traguardo per primo. Per il grande pubblico è tutto molto facile. Si svolge ogni quattro anni, la prima edizione è stata nel 1989/1990 e da allora non è mai saltato un giro, neanche con la pandemia globale perché, come racconta ancora Laura Le Goff «non potevamo permettere che i concorrenti rischiassero di perdere i loro sponsor».
Non è stato facile, ma alla fine l’8 novembre alle 14.20 – con 1 ora e 20 minuti di ritardo a causa della nebbia presente in zona – la nona edizione del Vendée Globe è partita: 33 navigatori, di cui sei donne (Alexia Barrier, Clarisse Cremer, Isabelle Joschke, Sam Davies, Miranda Merron e Pip Hare), nove nazionalità (Francia, Germania, Giappone, Finlandia, Spagna, Australia, Inghilterra, Svizzera e ovviamente Italia con Giancarlo Pedote su Prysmian Group) e 18 debuttanti. Il record da battere è di Armel Le Cléac’h che ha vinto l’edizione 2016/2017 in 74 giorni, 3 ore, 35 minuti e 46 secondi.
Insieme ai 33 navigatori, sul web è partito anche il giro del mondo per tutti – grazie al gioco Virtual Regatta Offshore (PC, app iOS e Android) – che ha radunato una flotta di oltre 800 mila persone che stanno sfidando, oltre che sé stessi, anche i veri skipper, la cui gesta sono sempre visibili sulla mappa.
Immedesimarsi e sognare di essere in oceano contribuisce al successo del Vendée. Ma là fuori le cose non sono semplici e i primi guai sono arrivati presto. Fabrice Amedeo su Newrest - Art & Fenêtres è stato costretto a un pit stop dopo 50 miglia di regata. Sosta anche Jérémie Beyou su Charal, che ha danneggiato timone e paterazzo quando era a 600 miglia dalla base. È tornato indietro, ha riparato ed è ripartito, era uno dei favoriti, peccato. La sorte peggiore, per ora, è toccata a Nicolas Troussel su Corum l’Epragne (la barca più nuova) che ha disalberato.
A ogni edizione il copione è lo stesso. Quattro anni di preparazione, progettazione e ricerca, allenamenti e investimenti. Arrivi sulla linea di partenza e magari sei tra i favoriti, parti e poi basta un attimo, una collisione con un oggetto semi sommerso, un’avaria e il sogno sfuma. Una sorte toccata, fino a oggi, al 47 per cento dei partecipanti. Questa è la dura legge del Vendée Globe. Nonostante ciò, è uno degli eventi più ambiti dagli sponsor francesi. Grazie anche al suo motto: keep it simple.
Buon vento e buona lettura!