La maggior parte dei navigatori che veleggiano verso le soleggiate isole Canarie, una volta abbandonato lo Stretto di Gibilterra, punta verso il largo alla ricerca degli alisei portoghesi che soffiano verso sud. Incuranti, per motivi di tempo o perché “così fan tutti”, del fatto che la parte nord-occidentale dell’Africa, fin proprio davanti alle Canarie, è occupata dal Marocco. Ancorati nell’ampia baia di Gibilterra, ancora qualche giorno, avremmo nuovamente tuffato la prua nelle acque atlantiche color cobalto.
Eravamo a bordo, indaffarati con gli ultimi preparativi. Adagiata sul tavolo da carteggio c’era la grande carta dell’Ammiragliato Britannico raffigurante l’oceano Atlantico meridionale. Passavamo spesso davanti al carteggio e ogni volta l’occhio cadeva su quella carta gialla, azzurra e bianca. La rotta che avremmo dovuto seguire era tracciata a matita, e non potevamo fare a meno di osservarla a ogni occasione. Dopo le Colonne d’Ercole, avremmo fatto rotta verso sud ovest per circa settecento miglia, fino a raggiungere l’isola di Lanzarote. Inevitabilmente, però, non potevamo fare a meno di considerare che la costa marocchina seguiva parallela la nostra rotta.
Più di una volta avevamo carezzato l’idea di costeggiare il continente africano. Avevamo molto materiale a bordo perché nel nostro programma iniziale, fatto a casa a tavolino durante il freddo inverno, ci eravamo ripromessi di fare almeno un paio di tappe per “assaggiare” quel grande Paese. Poi, con il passare dei mesi, mentre navigavamo verso il mitico Stretto, non avevamo incontrato nessun navigatore che fosse passato per il Marocco atlantico. Decidemmo così di portarci vicini a Tangeri, la nostra prima tappa nord africana sul programma, e vedere di raccogliere maggiori informazioni di prima mano, altrimenti avremmo fatto la classica rotta sulle Canarie.
Sotto la Rocca di Gibilterra, speravamo di incontrare qualche navigatore avventuroso che fosse passato di lì. Invece niente, nessuna notizia da poter valutare. Ancora incerti sul da farsi, una sera, rompendo gli indugi, decidemmo di attraversare lo Stretto e fare tappa a Tangeri. Le condizioni meteo sarebbero state buone per i successivi tre giorni, così decidemmo di salpare verso Tangeri, la porta principale per entrare in Marocco.