di Marta Gasparini - 12 December 2017

Avanti tutta

Pubblichiamo il testo integrale dell'intervista al presidente di Ucina Confindustria Nautica Carla Demaria.
La revisione del Codice della Nautica è realtà e Ucina incassa il risultato. Grazie alle semplificazioni il nostro Paese diventa più competitivo e si allinea al resto dell’Europa. L’azione dell’associazione
è già ripartita con nuovi obiettivi e un invito allargato a Nautica Italiana
di Marta Gasparini (marta.gasparini@edisport.it)

Carla Demaria e tutta la squadra di Ucina Confindustria Nautica, bisogna riconoscerlo, ci hanno messo l’anima per centrare l’obiettivo. Tre anni di lavoro, dodici tavoli tecnici ministeriali, 48 incontri sul territorio, per non parlare di una costante azione di marcatura sul Governo per arrivare a un traguardo, per niente scontato. L’esito non potrà piacere a tutti, ma alla fine la svolta è arrivata: il nuovo Codice è legge a beneficio di un settore in ripresa, fiaccato dalla crisi e da gravi errori del passato.
La revisione contiene un fiume di norme a sostegno dell’intera filiera: dai cantieri agli operatori del turismo nautico e del charter, fino ai diportisti. Vediamo alcuni punti salienti con Carla Demaria, presidente di Ucina Confindustria Nautica.

Il testo di riforma del Codice della nautica è stato approvato e il Governo ha accolto la maggior parte delle richieste di integrazione presentate da Ucina. Quali sono le misure che cambieranno la vita del diportista e degli operatori?
«La riforma è importantissima perché riguarda la nautica intera e l’utenza e arriva dopo quasi tre anni di lavoro. Semplificare e ammodernare non è mai facile in questo Paese, ma il risultato è uno strumento moderno e competitivo. Siamo, quindi, davvero soddisfatti perché il Governo ha recepito le richieste presentate da Ucina in coordinamento con Assomarinas e Assonat-Confcommercio (portualità turistica), Confarca (scuole nautiche) e Assilea (leasing). Ci tengo a sottolineare che l’obiettivo è stato raggiunto grazie al lavoro di squadra di tutti e, visto il successo, abbiamo pensato di istituire un comitato permanente che seguirà da vicino anche la fase dei decreti attuativi».

Il Registro Telematico della Nautica, leasing, licenze Vhf

La bandiera italiana, Bollino Blu, porti turistici

Le associazioni coinvolte

È stato facile lavorare in tandem con le altre associazioni?
«È più complesso gestire un’associazione con tante idee e tante teste rispetto a un’azienda con un’unica missione. Così quando fai parte di un’associazione devi per forza raggiungere un compromesso e trovare un accordo condiviso che sposi le esigenze degli associati. A tutti, sin dall’inizio, era chiaro il concetto di rendere il Codice più moderno e il nostro Paese più competitivo».
Da cui l’importanza di lavorare insieme per fare massa critica. Non crede che una “collaborazione”estesa anche a Nautica Italiana rafforzerebbe ulteriormente il settore intero?
«L’unione fa la forza e questo lavoro ne è la testimonianza. Ai tavoli del Codice erano accreditate Assomarinas, Assonat-Confcommercio, Confarca e Assilea, insieme a Ucina, l’unica associazione riconosciuta da Confindustria perché così prevede il suo statuto. Ecco perché non era presente Nautica Italiana, di cui in più occasioni abbiamo invitato gli associati per condividere le proposte. Attualmente ci sono altri argomenti che abbiamo proposto di condividere con N.I. Un esempio: la camera per l’arbitraggio delle controversie nautiche per il diporto (un riferimento per redimere le dispute legali con arbitri qualificati senza ricorrere alla magistratura evitando le lungaggini della giustizia civile) che interessa in particolare le grandi navi. Altri progetti in cantiere sono: il contratto di lavoro aderente al nostro settore, ad oggi molto parcellizzato, la promozione della filiera nautica e il supporto legale e all’export per le aziende, soprattutto di medio piccole dimensioni e, infine, un altro tema la formazione a tutti livelli. Si tratta di progetti molto impegnativi che meritano l’attenzione di tutte le parti coinvolte».
Quindi possiamo dire che il 2018 sarà l’anno della conciliazione?
«Me lo auguro. Credo che il Salone di Genova abbia creato le condizioni favorevoli a un riavvicinamento: grazie anche alla ripresa sono tornati a esporre alcuni grandi marchi fuoriusciti da Ucina. È evidente che ci sono delle situazioni pregresse complesse, punti di conflittualità irrisolti che non aiutano, ma ho la certezza che Ucina abbia sempre agito per il bene di tutto il settore e non solo dei suoi associati. L’invito è, dunque aperto. E se riusciremo a centrare questi obiettivi insieme, sarà un grande risultato».

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