di Maurizio Zacchetti - 23 March 2018

Il futuro? Easy boating e yacht

L’azienda svedese si evolve e si adatta al mercato lanciando motori sempre più potenti e offrendo un “pacchetto di navigazione” completo e integrato. Ce ne parla Nicola Pomi, neo eletto vice presidente della divisione Marine europea

Chiunque abbia un minimo di conoscenza del mondo della nautica ha certamente sentito parlare di Volvo Penta. Il motivo è semplice: l’azienda svedese, che produce motori marini e sistemi di propulsione dal 1935, si è guadagnata il podio delle protagoniste del settore a livello mondiale e ha rivoluzionato il mondo del diporto con l’introduzione e lo sviluppo del sistema Ips.

Nicola Pomi, entrato in azienda nel 2006 nel reparto finanziario e a capo della divisione italiana dal 2009, ha vissuto i tempi d’oro e gli anni della crisi da cui ci stiamo riprendendo ora, accumulando una robusta esperienza che gli ha permesso, dallo scorso primo gennaio, di guadagnarsi il titolo di vice presidente della divisione europea delle vendite per il settore marino, sia diporto che commerciale. L’abbiamo incontrato per saperne di più sull’azienda e sullo stato della nautica in generale.

La nuova carica arriva insieme a un posto nel Region Europe Management Group, quindi entrerà nel merito delle decisioni strategiche di Volvo Penta. Quale sarà il suo contributo?
«Partiamo dal presupposto che Volvo Penta come azienda leader del settore cerca di anticipare i tempi, quindi di cogliere le tendenze e capirne l’evoluzione per offrire il prodotto giusto agli appassionati. Aggiungo anche un’altra considerazione: rispetto a qualche anno fa il mercato è cambiato in termini di volumi e clientela. Il segmento degli yacht (dai 12 ai 30 metri) non era un business per noi, abbiamo sempre costruito motori più piccoli, da qualche anno invece, abbiamo intercettato una fascia più alta e possiamo offrire soluzioni a tutti i cantieri, a prescindere da potenze e dimensioni.
Il cambiamento all’interno del management team è dovuto anche a questo, ovvero rispecchia il cambiamento del parco clienti. Chiaramente l'Italia dal punto di vista degli yacht è leader e quindi il mio contributo è collegato all’esperienza maturata nella fetta di mercato che, ad oggi, offre le maggiori prospettive di crescita».

L'Italia un mercato in forte crescita

Volvo Penta azionista di Humphree

Siete diventati i maggiori azionisti di Humphree nell'aprile del 2016. L'intento era di ottenere l'esclusiva dei loro prodotti (interceptor e pinne stabilizzatrici), di costruire degli impianti ad hoc per i vostri motori o, ancora, offrire agli utenti la vostra rete di assistenza con capillarità globale?
«La filosofia di Volvo Penta è vendere un sistema di navigazione composto da vari elementi. Il nostro motto è "Easy boating" (navigare facile)perché, alla fine, l’armatore deve avere una vita semplice a bordo e ciò comporta l’integrazione di tutti i sistemi: eliche, trasmissioni, motori, stabilizzatori, elettronica, domotica (Garmin) e un software che controlli tutto. Ecco perché ci siamo “sposati” con questo partner, per sviluppare al meglio l’integrazione di tutti i componenti».
È indubbio che domotica e integrazione piacciano molto all'armatore: da solo, anche se non ha una grandissima esperienza, può gestire tutto. Salendo di taglia invece, quando l'armatore cede il timone a un comandante, quest’esigenza viene meno. Me lo conferma?
«In realtà anche i comandanti apprezzano i nuovi sistemi. Il fenomeno dell'Ips ha generato due segmenti di armatori: quelli che hanno deciso, grazie all'esperienza di Ips, di diventare autonomi (o almeno solo durante la navigazione) e quelli che definiamo di vecchia generazione, che preferiscono delegare la conduzione a un comandante e optare per la linea d'asse. Un dato su tutti, però, è la cartina di tornasole: chi prova Ips non torna più indietro. Ecco perché si sta affermando come soluzione preferita».
Qual è la percentuale di fatturato che realizzate con la media/grande nautica (dai 12 m in su)?
«Ad oggi Volvo Penta è ancora molto legata alla nautica “tradizionale”, cioè quella fino ai 12 metri, che supera il 60 per cento del fatturato. Per quanto riguarda il mercato italiano, confrontiamo due dati: nel 2008 facevamo il 95 per cento di fatturato sulle barche più piccole, mentre oggi facciamo il 42 per cento fino a 12 metri e il resto è tutto al di sopra di questa taglia. Questa tendenza verso l’alto in Italia è ormai consolidata, essendo la patria dei megayacht. Anche a livello europeo, però, questo trend si conferma, pur con percentuali diverse. Quindi possiamo dire che l’Italia è un passo più avanti».
Quanto incidono i cantieri italiani sul fatturato europeo?
«Circa il 30 per cento e, nella fascia nautica medio alta, è il primo paese al livello mondiale».
Il Salone di Genova è tornato ad essere strategico per voi?
«I saloni di riferimento europei sono Cannes e Düsseldorf. Seguono Fort Lauderdale e Miami, che è molto importante per raggiungere gli armatori di America Centrale e paesi latini. Questi sono i quattro appuntamenti dove è fondamentale partecipare e vale la pena investire. Per quanto riguarda il nostro Paese, ritengo che sia importante avere un salone di riferimento. Che sia a Genova o altrove poco importa».

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