Dream Boats

ƃ D ream Boats appears with “anno 19” (year 19) on its spine, and as one says at every birthday, “ it seems like yesterday” . I have come back to direct this magazine that we had established with a precise notion at the time: an Italian name, innovative graphics for Italian boatyards selling abroad. Not everything – but this always happens – was understood. But the signs that some ideas were good are still in circulation: an international magazine re-proposes the violent and architectural initial letters (because they were born from the graphics then possible with stencils) that the graphic designer Ovidio Sutti had proposed to us. We chose him because at that time women’s magazines demanded innovation and taste in graphics for the luxury sector, and he was able to provide this. Let’s face it: when others copy you, you’re doing well and you’re ahead. But also, and here's the magic word: luxury. Now the ques- tion that concerns us: is writing, stating, pronouncing the word luxury still sustainable? Maybe it is, maybe it isn't. It depends on which luxury we are considering: that of spend- ing or that of living well? Quite clearly a yacht, and these super mega giga boats above all, provide a way of spending and living well. And the pandemic has led us to discover the true value of staying in an intimate place that is so special in its relationship dynamics. However, an ethical problem con- tinues to intertwine with our consumption of the sea, both for those who build and for those who sail, and the yacht is often seen in a decidedly negative light, even when it is not exactly harmless, but at least of little impact. It is worth remembering that until about fifteen years ago pleasure boat- ing was not even included in the statistics on the discharge of hydrocarbons into the sea because it was less than one per cent. The owners and builders of these vessels are more aware of the problem than a sector of the public that certainly has a lesser visual impact, but is also much more distracted in its daily affairs. The interviews with Marco Valle of Azimut Benetti and Peter Lürssen confirm this, revealing commitment, suggestions and projects to preserve the sea: because without nature there is no pleasure boating. Antonio Vettese SUSTAINABILITY MATTERS EDITORIALE | EDITORIAL Barche da Sogno scrive sul suo dorso “an- no 19”, e come per ogni compleanno si dice “sembra ieri”. Sono tornato a dirigere questa rivista che avevamo inventato con un indirizzo che allora era preciso: un nome italiano, una grafica innovativa per cantieri italiani che ven- dono all’estero. Non tutto, ma capita sempre, è stato capito. Però i sintomi che qualche idea era buona sono ancora in circolazione: un magazine internazionale ripropone i capolettera violenti e architettonici (perché nascevano dalla grafica possibile sui disegni con il normografo) che il grafico Ovidio Sutti ci aveva proposto. Lo ave- vamo scelto perché allora i magazine femminili imponevano innovazione e gusto nella grafica del lusso, e lui era uno di quelli. Diciamoci la verità: quando ti copiano hai fatto centro. Ma anche, ecco scritta la paroletta magica, lus- so. Ora la domanda che ci riguarda: scrivere, affermare, pronunciare la parola lusso è ancora sostenibile? Forse sì, forse no. Dipende da qua- le lusso si prende in considerazione: quello di spendere o quello di vivere bene? Di sicuro la barca, queste barche super mega giga soprat- tutto, è un modo di spendere e vivere bene. E la pandemia ha fatto scoprire per intero il valore vero dello stare in un luogo intimo così parti- colare nella sua dinamica di relazione. Tuttavia un problema etico continua a intrecciarsi con il nostro consumo del mare, sia per chi costruisce sia per chi naviga e spesso lo yacht è visto in maniera decisamente negativa anche quando è non proprio innocuo almeno di poco impatto. È bene ricordare che fino a una quindicina di anni fa la nautica da diporto non era ne- anche compresa nelle statistiche sul versa- mento degli idrocarburi in mare perché era un valore sotto l’uno per cento. Gli armatori e i costruttori di queste navi sono più coscienti del problema di quanto lo sia una fascia che di certo impatta visivamente meno, ma anche molto più distratta nel quotidiano. Le interviste a Marco Valle di Azimut Benetti e Peter Lürs- sen ce lo confermano, raccontano impegno e suggestioni, progetti, per conservare il mare: perché senza natura non c’è diporto. QUESTIONI DI AMBIENTE