Vela e Motore 6-2020

TORTUGA E TUTT I I PROBLEMI SI RISOLSERO CON UN BUON “GROG” P remetto: lo scopo dello scritto che ora mi per- metto di sottoporre alla vostra attenzione è quel- lo di distogliervi dal pensiero del- la pandemia, di quello che sarà il nostro futuro, il futuro di tutti e di ricondurvi a quella dimensione giocosa che è parte non insignifi- cante dello stare nella Fratellanza. E ciò pur affrontando un argo- mento che per sua natura a ben guardare tanto allegro non è. Si tratta della più grave malattia che abbia minacciato la vita dei ma- rinai per due secoli e mezzo, determinan- do più perdite umane di scontri navali, di naufragi e di ogni altra peripezia che l’an- dar per mare comportava. La sconfitta del terribile flagello ha però in sé un momento forte di soddisfazione, rincuora lo spirito, solleva il morale. E ciò particolarmente in chi, come noi uniti nella Fratellanza, ha nel rum e per il rum una predilezione, uno strumento di coesione, uno stimolo e linfa ai progetti e ai sogni più audaci. Molti avranno già capito: l’argomento di oggi è lo scorbuto da una parte e dall’altra il rum, quale componente del grog pre- venzione e rimedio del morbo. Pur essendo malattia conosciuta dagli egizi, la prima descrizione fedele della malattia ci viene – udite udite - dal vicentino Antonio Piga- fetta, scriba al seguito di Magellano nella prima circumnavigazione del globo. Sarà facile per i Fratelli ai quali in occasione dell’ultimo Zafarrancho Nazionale in Cata- nia è stata distribuita copia della ristampa del diario di viaggio del Pigafetta, consta- tare, rileggendo l’opera, come il nostro, uomo d’armi - non certo uomo di scienza - abbia già nel 1520 fornito descrizione chiara delle manifestazioni che colpiva- no l’equipaggio nella traversata di quello che lo stesso Magellano chiamò Mare Pacifico. «Navigammo per tre mesi e venti giorni senza prender refrigerio di cosa alcuna…ebbimo pure a nutrirci di segature di tavole e i sorci erano diventati un cibo si ricercato…» Mai, neppure Colombo, aveva fino ad allora affrontato naviga- zione senza scalo per tanto tempo. Nessun navigante fino ad allora aveva conosciuto le devastanti conseguenze del morbo che colpiva gran parte dei marinai. Prosegue il Pigafetta: «… la sciagura peggiore si era, che ad alcuni crescevano le gengive fino a coprir lo- ro i denti tanto sopra che sotto; onde non potea in alcun modo mangiare e in quella malattia perirono diciannove uomini…oltre questi in- fermaronsi altri venticinque o trenta uomini, chi alle braccia, chi alle gambe, o in altra parte finché ben pochi erano sani». Accanto alle manifestazioni a carico del- le gengive, accanto alla perdita dei denti, segni che predominano nello scorbuto, altri in seguito descriveranno il prodursi di emorragie, il pallore cutaneo, l’estrema debolezza, l’apatia, i disturbi comporta- mentali. Una volta manifestatisi i primi casi, rapidamente questi aumentavano; la forza lavoro necessaria per il governo es- senziale di qualsiasi naviglio veniva meno; alle perdite umane conseguiva l’insucces- so del viaggio o dell’impresa. COME I L RUM CONT RIBUÌ A SCONF IGGERE UNA DELLE P IÙ GRAV I MAL ATT IE DE I NAV IGANT I Distribuzione del Grog a bordo. Sotto, ammiraglio Edward Vernon. 22 VELA E MOTORE giugno 2020

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