Vela e Motore

marzo 2023 | VELA E MOTORE 19 ai saloni in cerca della loro nuova barca, le prime cose che guardano sono il vano motori e la razionalità degli spazi». La cosa in cui, invece, sono meno bravi? «Diciamo che non è un caso se si avvalgono di designers in buona parte italiani. Oltre al sottoscritto, solo per il Gruppo Bénéteau, ricordo Garroni, Nuvolari Lenard, Argento per la vela... E ancheGianguidoGirotti (a.d. della divisione nautica, ndr). Questo la dice lunga. Loro riconoscono questa “superiorità” e per un francese non è un segno da poco. In realtà, non sono così supponenti e altezzosi come si è abituati a pensare. Lavoro con loro da tanti anni e di molti sono anche diventato amico, non sono mai sprezzanti. Anzi, ho trovato anche una certa apertura e informalità. Non è neccesario andare al lavoro in giacca e cravatta, si possono indossare tranquillamente un paio di jeans e scarpe da barca. In questo assomigliano di più agli americani e ai tedeschi: meno apparenza e più senzo pratico». Non c’è che dire: Pierangelo Andreani è uno che sa il fatto suo. Non gli piace ostentare né osannarsi, parla chiaro, dice quello che pensa e si concentra sul suo lavoro con la mente aperta e lo sguardo sempre oltre l’orizzonte. «Da buondesigner non finiscimai di guardare cosa c’è dietro l’angolo. È uno stimolo continuo. Il giorno in cui non sarò più così interessato, così curioso, così pronto a immaginare come dovrò realizzare il nuovo progetto, sarà quello in cui smetterò di farmi coinvolgere in nuove avventure». Quel momento, fortunatamente, non è ancora arrivato. Non ci resta che pazientare per poter ascoltare nuovi, appassionati e appassionanti, capitoli del “sogno di bambino” di Pierangelo Andreani. IN COLLABORAZIONE CON A destra, il disegno della plancia del Cranchi CSL 28. Sotto, il Maxi Cat 50, progetto vincitore, nel 2021, dell'International Yacht & Aviation Award e, in basso, il living dell'MC6 di Bénéteau. a pedate, ma dovette mettere la coppa dell’olio a secco, in quanto più bassa, perchè altrimenti il cofano non si sarebbe chiuso. Oggi sarebbe impensabile disegnare un’auto dal nulla e riuscire pure a realizzarla». In che cosa i costruttori francesi sono particolarmente abili? «Sonomolto attenti allanavigabilità degli scafi, a preventivare gli eventuali problemi che si possono incontrare, sia con le barche a vela sia con quelle amotore. Con questo non voglio dire che noi italiani non siamo seri, per carità, ma è indubbio che i grossi gruppi francesi, quelli con un ufficio tecnico strutturato, sianomolto concentrati sugli anelli della catena produttiva, sui costi, sul rispetto delle norme, e inquesto sono molto scrupolosi, sul realizzare barche che navighino bene. Sono generalmente più pragmatici, fanno le cose con i piedi per terra, un po’ come avveniva da Cranchi quando iniziò la produzione seriale. Diciamo che in Italia siamo abituati auna nautica show off, mentre in Francia si respiramaggior concretezza. I clienti dei trawler, per esempio, sono spessomarito e moglie in pensione, abituati a navigare davvero, talvolta con un passato nel mondo della vela, che è forma/funzione per definizione, persone molto esperte che, quando vanno

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