Vela e Motore

marzo 2023 | VELA E MOTORE 101 Modello francese e italiano. Ci racconta quali sono le differenze? «La Francia ha una cultura nautica democratica e meno esclusiva della nostra, il suo accesso è un aspetto estremamente importante. Questo modello ha creato un approccio più industriale e votato al volume produttivo, che comporta costi fissi di studio più elevati e meno flessibilità. E proprio laminor flessibilità è la parte più debole rispetto al modello italiano, basato più sull’immagine e quindi sull’idea di lusso invece che sulla produzione seriale. Quello italiano èmeno industriale e più centrato su fornitori già formati che fanno il lavoro grazie a competenze elevate. È il modello di ciò che compri contrapposto a quello in cui fai tutto internamente, questa è la grande differenza». Il design italiano è presente nella gran parte dei vostri modelli. «Abbiamo avuto varie influenze, ma quando parli di design e interpretazione dell’architettura navale la scuola di pensiero italiana è leader mondiale. Parlando di architettura navale, quella francese è più azzardata sulla ricerca dell’estremo, come le nuove imbarcazioni a vela da regata Imoca 60 o i Class 40. Hanno lavorato più sulla tecnologia che sull’integrazione dello stile e della vita di bordo. Le scuole inglese e italiana sono invece più spinte nella ricerca del comfort. L’Italia è famosa nel mondo per le tre F: food, fashion e furniture. E con furniture s’intende tutto ciò che è stile di vita, il benessere negli ambienti che vivi e oggi la barca è un’estensione della casa ed è naturale che gli italiani si siano imposti». Nonostante ciò, la Francia detiene ancora un vantaggio sull’Italia? «Torniamo a quanto dicevo prima. In Italia la nautica è stata sempre vissuta come un’attività elitaria dove vieni additato perché se hai la barca sei “ricco”, costringendoti alla fine a viverla in maniera quasi pudica. Creiamo oggetti bellissimi con cui inimicarsi la coscienza collettiva, ma non è così. Ricordo che affittare una barca di 40 piedi costa meno che andare in albergo una settimana con tutta la famiglia. Chi ha unamacchina di lusso, conun costo paragonabile ad alcune imbarcazioni, non viene criticato per avere uno stile di vita fuori luogo. In realtà si è molto più razionali nel cercare di vivere certi valori su una barca di 40 piedi che con un’auto. La barca dev’essere vissuta come evasione per trovare momenti di libertà e piacere, di vacanza con la famiglia. L’Italia ha possibilità incredibili, anche solo con il charter, basta guardare Sardegna, Sicilia, la Costiera, le Cinque terre». Com’è l’approccio francese al lusso? «Cerchiamo di essere più democratici e di rispondere a delle specificità e non forzatamente a un’idea di lusso per pochissimi eletti. Produciamo circa 10mila imbarcazioni all’anno e non possiamo avere lo stesso pannel di clienti A sinistra, Gianguido Girotti, laureato in architettura navale presso l'Università di Southampton (UK), è entrato a far parte del Gruppo francese nel maggio 2015, lavorando per Bénéteau. A lato, il Grand Trawler 62 di Beneteau.

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