Vela e Motore

16 VELA E MOTORE | marzo 2023 Mi rispose anche la Fiat. Lì rimasi dal dicembre 1970 a fine febbraio del 1972. Disegnai e feci il modellino in scala 1:10 di quella che sarebbe diventata la Ritmo, che adesso vari “padri”, daWalter de Silva a Sergio Sartorelli, si attribuiscono. Diciamo che la differenza tra il mio modellino e l’auto che poi uscì - tra l’altro nel ‘78 e, quindi, con una gestazione lunghissima - stava tutta nei fari anteriori: tondi, anziché rettangolari come invece li avevo immaginati io». Storia vecchia, penso tra me, ritornando con la memoria al muso di quell’auto e al dettaglio dei fanali. Pierangelo Andreani va intanto avanti col suo racconto, dimostrando una certa fretta di archiviare il capitolo Fiat per arrivare al ben più gratificante e illuminato paragrafo Pininfarina. “Hanno chiamato! Forse si libera un posto”: la voce, a proposito dei casi di cui sopra, è quella dellamamma, che aveva risposto al telefono di casa. «Il mattino successivo ero da loro. In Fiatmi avevano messo all’ufficio Studi Futuri e, da questo punto di vista, nulla da dire, considerando che una mia proposta del ‘71 uscì poi nel ‘78, ma per il resto mi sentivo un po’ messo lì, senza ben capire quale fosse effettivamente il mio ruolo... Della Ritmo non ho saputo nulla per almeno 2/3 anni sino a quando in Pininfarina, dove nel frattempo ero con grande gioia entrato, arrivarano dei disegni di un’auto di cui dovevamo stilizzare alcuni dettagli. Ironia della sorte, l’auto in questione era proprio la Ritmo». Il trionfo della Nemesi, il mio fumetto rigorosamente coi pallini... «In Pininfarina sono rimasto sino all’agosto del 1976: quattro anni e mezzo costellati di disegni di diverse auto presentate ai vari saloni. Ricordo, in particolare, la Jaguar XJ 12 del ‘72, di cui curai il disegno esterno, e poi la Ferrari Mondial 8». Sono seguiti gli anni alle dipendenze di DeTomaso, altra icona della storia automobilistica italiana. «Aveva acquistato Benelli, poi Moto Guzzi e, a ridosso del mio arrivo, Maserati. Stava per nascere mia figlia, vivevo a Sondrio, Moto Guzzi era a Mandello del Lario e le moto, insieme alle auto e alle barche, una mia passione. In quel momento era quindi una bella occasione. Iniziai con Guzzi ma il “conflitto” con Benelli, che sino ad allora era un brand concorrente pur con il suo filone del quattro cilindri in luogo del bicilindrico di Guzzi, continuava ad essere latente nonostante le due case motociclistiche si fossero nel frattempo trovate ad avere lo stesso “padrone”: ciò che si faceva da una parte veniva inevitabilmente “boicottato” dall’altra e viceversa. Era oltretuttoun’epoca storicanon facilissimanon solo fuorima anche all’interno delle fabbriche, eravamonegli anni di piombo, eDeTomaso, probabilmente stanco del clima che si era venuto a creare, decise di tagliare la testa al toro e mettere insieme aModenaunufficio tecnico e unufficio stile. Del secondo facevamo parte io e, per circa un anno, Jorge Arcuri, argentino naturalizzato italiano divenuto poi mio socio nella A System Design e, successivamente, nella Tria Design insieme a Canzio Lavelli. Jorge era anche uno di quei due ragazzi che erano appena entrati in Pininfarina la volta che andai da loro per quel provino aTorino». Visto che, come insegna Giambattista Vico, mi pare di aver capito che nella sua vita professionale la teoria dei corsi e dei ricorsi storici sia statauna costante importante,mi tolgauna curiosità: chi era l’altro ragazzo appena arrivato inPininfarina ad averle “soffiato” quella prima occasione di assunzione? «Pietro Stroppa, con il quale le strade si sono divise in effetti solo professionalmente, avendo poi condiviso con lui per anni la casa aTorino. La sua carriera è proseguita inRenault dove è rimasto sino alla pensione, ricoprendo incarichi importanti alla direzione del design». Restiamo inDeTomasodovePierangeloAndreani ha firmato quasi tutte le moto Benelli e Guzzi realizzate negli anni dal 1976 al 1981, oltre alla famosaMaserati coupé, poi diventata Biturbo, nelle versioni due e quattro porte, e qualche anno più tardi la più grande 226, sempre di Maserati. Seguono un periodo di consulenza per Cagiva eYamaha Italia e alcuni lavori per Nissan, Renault e Pininfarina insieme a JorgeArcuri DESIGNER | PIERANGELO ANDREANI Sopra, un disegno del profilo della Maserati Biturbo realizzato da Andreani nel 1977. Sotto, il modello in scala 1:10 della Ritmo (Centro Stile Fiat, 1971), che prefigura l'auto uscita nel 1978.

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