Partirono tre MAS, trenta marinai (trentuno con la morte reciterà La canzone del Quarnaro che il poeta compose e che più recentemente De Gregori armonizzò). Partirono, come già detto, da Venezia.
A rimorchio di torpediniere (non si poteva certo chiedere al pur geniale ing. Bisio un’autonomia incompatibile con i requisiti di leggerezza propri del MAS) abbandonarono il traino in vista di capo Promontore, estrema propaggine meridionale della penisola istriana, iniziò una navigazione per complessive 150 miglia in acque pressocché interne sorvegliate dal nemico, risalendo il golfo del Quarnaro fino al traverso di Abbazia e di Fiume, penetrando nel fiordo di Buccari. E qui la grande delusione. A fronte di tanto ardimento, di tanto rischio, nessun mezzo militare alla fonda. È solo possibile immaginare quale profluvio di colorate imprecazioni (a dir poco) possa esser scaturito da un toscano, anzi livornese, quale era Costanzo Ciano, quali amenità siciliane dalla bocca di Luigi Rizzo, quali lirici vituperi declamati dal Poeta. Poeta che però colse, e in ciò non possiamo che recitare chapeau, in maniera forte ed efficace l’occasione per trasformare un’obiettiva delusione e un altrettanto chiaro fallimento di scopo in un momento di risonanza mediatica e propagandistica senza pari.
Tant’è che tuttora, a distanza di cento anni, ancora ricordiamo la Beffa di Buccari. Il Poeta lanciò tre bottiglie recanti all’interno il messaggio sigillato con sughero e ceralacca, messaggio di sfida e di provocazione che nelle ultime righe tocca risvolti del tutto personali: è l’accenno alla taglia di ventimila corone posta sulla sua testa dopo un’altra sua mirabolante azione: un volo di sfida su Trieste, che precede quello più noto su Vienna.
Non si ha memoria di taglia posta su un soldato nemico. Taglia che è segno e prova forte di quanto nel nemico pesasse non solo quel personaggio quanto quella grancassa mediatica che lo stesso con un’immaginazione inimitata ed inimitabile riuscì a porre in essere.
I Fratelli della Costa delle Tavole di Venezia e Castel Lova, impossibilitati dalla metereologia a ripetere la rotta dei MAS l’11 febbraio 2018 molto più modestamente dopo aver reso omaggio in Venezia al cippo celebrativo sono giunti su ruote a Buccari. Una volta giunti hanno provato, pur in intensità molto minore, la delusione dei tre protagonisti di allora.
Ora come allora la baia di Buccari era deserta: siamo ben consci che ai croati non interessa nulla di un fatto che non li vide coinvolti, ciò non di meno abbiamo dovuto constatare che eravamo i soli là a ricordare. Poco male… anche allora sui MAS erano in pochi.
Allora, dopo il lancio delle bottiglie, D’Annunzio consolò i suoi con una merenda a base di galantina di pollo che l’Immaginifico ogni anniversario continuò ad inviare al corpulento Costanzo soprannominato dagli amici “Ganassa” per i risvolti pantagruelici del suo carattere, dai detrattori per altri risvolti.
Dopo il banchetto celebrativo, con i piedi per terra, sulla fondamenta di Buccari i Fratelli della Costa hanno consumato il parrozzo dolce abruzzese tanto celebrato dal Poeta e brindato con Aurum, brandy a base d’arancio, il cui nome fu dallo stesso coniato per il suo lancio commerciale.
Arrivederci, il 10 giugno prossimo, a Premuda: la Santo Stefano ci attende.