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Il valore dell’eccellenza
Gli ultimi dati presentati alla convention primaverile di Ucina Confindustria Nautica sull’economia del diporto in Italia parlano di una crescita del settore, relativa al primo trimestre dell’anno, del 3,9% rispetto allo stesso periodo del 2010.
Poca roba se si pensa che negli ultimi anni la perdita ha sfondato il 45%, ma è pur sempre un segnale, flebile, di inversione di tendenza che potrebbe, lo speriamo, consolidarsi nei prossimi mesi. Un trend che da un lato mette in evidenza la debolezza preoccupante del mercato interno e dall’altro la ritrovata spinta all’internazionalizzazione avviata dalle imprese che hanno cercato, nei mercati emergenti, la via d’uscita per bilanciare il blocco delle vendite entro i confini nazionali.
Protagonisti di questo rilancio sono soprattutto gli yacht di lusso, le barche da sogno oltre ventiquattro metri, ambasciatrici del made in Italy nei mercati di riferimento, quelli che esprimono grande desiderio di acquisto come i paesi del Bric (Brasile, Russia, India e Cina) dove si sta sviluppando una notevole crescita economica e vengono promosse significative politiche di attrazione.
Negli ultimi due anni sono atterrati in Brasile i due gruppi leader del settore: Azimut Benetti e Ferretti Group. In un Paese dove la flotta di yacht oltre i 24 metri si aggira intorno alle mille unità, malgrado le pesanti tasse legate all’importazione che viaggiano tra il 70 e il 100% del valore del prodotto, i nuovi ricchi, sensibili al richiamo del mare, sono molti molti di più (ogni giorno “nascono” più di 160 HNWI (High Net Worth Individual)... Pensate che nella sola America Latina i nuovi ricchi sono 500mila e si spartiscono 7.300 miliardi di ricchezza (fonte “Rapporto Annuale sulla Ricchezza”, Merrill Linch).
Insomma la mappa dei milionari si sposta verso Oriente e il Sud del mondo, e in questo contesto le aziende italiane esprimono un appeal irresistibile. Azimut e Ferretti sono saldamente al comando di molte classifiche e la “conquista di nuovi territori” è solo iniziata.
In questo momento è quindi essenziale tenere alto e stimolare, a tutti i livelli, produttivi e istituzionali, quel valore emozionale che solo l’ingegno italiano è in grado di suscitare.
Senza mai dimenticare che certe licenze stilistiche, che nel passato hanno portato la nautica a snaturarsi nel suo significato più intrinseco, non devono più deviare l’attenzione dalla qualità del progetto e del prodotto.
Marta Gasparini