Basta furbi in banchina
Raccogliendo informazioni per la “Guida ai porti d’Italia”, che vi regaliamo con questo numero, ci siamo imbattuti in diversi marina che rifiutano di fornire tariffe ufficiali e trattano caso per caso il costo dell’ormeggio. E poi ci stupiamo che il turismo scelga Francia o Croazia?
Chiami un porto in Sardegna, chiedi il costo di un ormeggio e ti rispondono che l’informazione viene fornita soltanto….”di persona”, oppure “caso per caso”, oppure “sa, dipende….ogni pontile ha le sue tariffe, telefoni più tardi….”. Morale: su 50 porti dell’isola, una dozzina non hanno voluto fornire prezzi. Non più collaborativi Rapallo e Santa Margherita che non ti degnano di una risposta perché “tanto con la lista d’attesa che c’è, se ne parla tra anni…” Già, ma il transito, volete dirci almeno quanto costa una notte in transito?
I listini opachi, le tariffe a sorpresa sono una costante della nostra nautica da diporto. Lo erano trent’anni fa, lo sono oggi che anche la più sperduta isoletta croata, dove fino a ieri pascolavano le capre, espone tabelle chiare e uguali a quelle che trovi sul loro sito internet.
Perché continuiamo a rendere sempre meno competivito il nostro Paese? Perché facciamo di tutto per alimentare la percezione negativa del nostro turismo, della mancanza di professionalità di chi vi lavora, dell’irrefrenabile tendenza a spennare il turista, arrivi in auto, con un volo charter o in barca?
Domande vecchie e amare che ci siamo rivolti, ancora una volta, nel realizzare la “Guida ai porti d’Italia” che trovate allegata gratuitamente a questo numero di Vela e Motore. Un regalo utile, speriamo, in aggiunta al terzo fascicolo del manuale “In barca con il Codice” pure offerto gratis questo mese. Utile perché abbiamo fatto salti mortali per raccogliere più informazioni possibili, forzando la ritrosia diffusa a fornire dati che in altri Paesi sono ben lieti di offrirvi a piene mani. Più notizie di così, sulla portualità italiana è difficile mettere insieme. Più di così, per difendervi dai furbi in banchina, non potevamo fare. Naturalmente esistono fior di marina gestiti in modo esemplare, dove è un piacere gettare le cime a terra, al sicuro dai venti di traversia come dalla sorpresa di prezzi fuori controllo. La nostra ricerca dice che trasparenza e correttezza sono più diffuse lungo l’Adriatico: guarda caso le regioni, a cominciare dall’Emilia Romagna, di più lunga e lungimirante cultura dell’accoglienza, sono premiate da un turismo che soffre meno la crisi.
La nostra proposta ormai ultradecennale di rilanciare il Sud anche attraverso una rete dei porti che facessero sistema, in modo da attrarre nuovo turismo nautico, soprattutto di piccolo e medio cabotaggio, mirava anche a creare condizioni di virtuosa concorrenza tra strutture vicine. A cominciare dalla trasparenza dei servizi offerti e dei relativi costi.
I furbi da banchina speculano sul fatto che i posti barca in Italia sono pochi. 150mila scarsi a fronte dei 250mila della Francia che dispone, Corsica compresa, di soli 5.500 chilometri di costa contro i nostri 8.600. Ma dove sono gli enti preposti a vigilare sulla gestione dei porti italiani? Dove sono gli organismi che a tutti i livelli dovrebbero operare perché i porti siano un volano e non un freno al turismo? Le strutture che rifiutano di dare i listini sono come i tassisti di Napoli che non usavano il tassametro, sono come i custodi di Pompei che tenevano chiuse le case affrescate per aprirle di nascosto a pagamento, sono una piccola grande vergogna dell’Italia che si fa male da sola riuscendo anche a dilapidare il patrimonio di bellezza che madre natura ci ha dato.
Tenete in barca la nostra “Guida ai porti d’Italia”, segnalateci eventuali errori, imprecisioni e …“furbate” sfuggiti al nostro controllo. Le riporteremo nella rivista e nel sito. Magari ne faremo una classifica. Chissà che qualcuno cominci a vergognarsi. E a chiedere scusa.
Marta Gasparini