01 September 2013

E' IN EDICOLA VELA E MOTORE DI MAGGIO

Questo mese salite a bordo di Vela e Motore per una veleggiata emozionante all’insegna della bella stagione. Sono infatti sei le prove di imbarcazioni ideali per le vacanze in barca!

Contenuti

Gli amanti del vento “salpano” con l’Azuree 46, uno yacht per la crociera mediterranea che sa divertire anche a vela. Negli interni tre cabine e due bagni. Per il motore, Jeanneau propone il Leader 40. Con una lunghezza di 12 metri è pensato per itinerari all’insegna della velocità, supera infatti i 33 nodi di massima.

 

Progettato da Sparkman & Stephnes, il Morris M 36  è un 11 metri a vela per chi in mare vuole distinguersi con una barca elegante, marina e dall’esclusivo stile vintage.

E’ tutto made in Italy il nuovissimo Ic Yacht Aquilia, un motoscafo retrò nel look, ma moderno nella costruzione.

Nella batteria delle “piccole”, il cruiser di Selva 6.7 Elegance per uscite sottocosta e per la pesca. In 6,70 metri schizza a 37 nodi. Infine, un gommone sportivo a marchio Motonautica Vesuviana abbinato a un fuoribordo Evinrude per prestazioni brillanti.

 

Per chi appartiene alla comunità degli smanettoni abbiamo messo sotto torchio tre modelli di fuoribordo da 115 cavalli: Honda, Selva e Suzuki, tra cui scegliere il motore che vi spingerà sulla rotta dell’estate.

 

Per prepararsi alle vacanze, le guide di Vela e Motore vi portano a sapere tutto su: ancorare di poppa, vhf portatili, il contratto nel noleggio, otto proposte in barca a vela, a motore e infine un vademecum per diventare armatori di motoscafi d’epoca.

 

Buon vento!

 

Vela e Motore è disponibile in tutti i formati digitali: per Ipad, Iphone, Tablet Android e pc.

Sommario

1 EDITORIALE
3 CONTRO EDITORIALE di Andrea Cragnotti

 

NEWS
10 La voce dei lettori
20 Barche & Novità
34 Eventi di Olimpia De Casa
40 Leggi, Balzelli & Co. di Christian Signorelli

 

LE NOSTR EPROVE
44 Jeanneau Leader 40 di Paolo Portinari
50 Ic Yacht Aquilia di Valerio Pandolfini
52 Selva 6.7 Elegance di Valerio Pandolfini
54 M. Vesuviana 550 GT di Andrea Bacchetti
56 Azuree 46 di Alberto Mariotti
62 Morris M36 di Tommasino Gazo

 

PROTAGONISTI
16 Franco Cattai Amico Loano di Marta Gasparini

 

SALONI
36 Da Venezia per ripartire

 

COMPARATIVA
66 Fuoribordo 115 cv Honda, Selva, Suzuki

 

SPORT
74 Intervista a Silvia Sicouri Io e Vittorio Bissaro la coppia del Nacra 17 di Lamberto Cesari
76 Notiziario sportivo di Alberto Mariotti

 

IL GIORNALE DEL NAVIGANTE
80 Guida: ancorare di poppa di Davide Zerbinati
84 Elettronica: i vhf portatili
88 Motori e impianti di Maurizio Zacchetti
90 Guida: scegliere un motoscafo d’epoca di Piero Gibellini
94 Scafi d’epoca di Paolo Maccione
95 Libri & Libri di Marta Gasparini
96 Noleggio Il contratto svelato di Marta Gasparini
98 Le proposte dell’estate di Olimpia De Casa
100 Shipchandler di Matthias Negri
102 In barca e oltre di Olimpia De Casa
104 Usato sotto la lente: Cayman 52 WA di Piero Ragazzi
107 Tutte le prove usato sotto la lente
108 Guida all’usato I controlli nel tempo di Piero Ragazzi
109 Piccoli annunci

Editoriale

Ripartire dalla cultura (del mare)

La cultura non è un costo né un lusso, ma una risorsa

 

Cultura, un concetto che sembra diventato vecchio, inutile e soprattutto negativo.

Tanto che il ministro Giulio Tremonti anni fa si arrischiò a dire che «con la cultura non si mangia». Forse sarebbe più opportuno affermare che di cultura si mangia, ovunque, tranne che in Italia.

La cultura intesa nel senso più ampio e coinvolgente del termine considerando, ad esempio, un settore come il turismo, proprio quello culturale, che da noi può avere la sua più naturale e nobile espressione. E non soltanto per supportare la nostra flebile economia, ma soprattutto per contribuire a educare le giovani generazioni.

 

Un cammino verso il bello perché, in fondo, è proprio questo il senso più intimo della cultura per riscoprire la navigazione e la vela. D’altronde non sono soltanto le città d’arte, la storia e le tradizioni ad aver valenze culturali. Anche l’andar per mare ha una funzione fondamentale: capire e rapportarsi con la natura e il pianeta blu. Un messaggio importante, soprattutto per i giovani.

 

Quei ragazzi, domani, potrebbero trasformarsi in navigatori e armatori frequentando i porti e contribuendo, così, allo sviluppo dell’economia. Un percorso che dovrebbe nascere dal “basso” e, infatti, Ucina (l’associazione di settore) ha lanciato iniziative come “Navigar m’è dolce” per offrire a tutti l’opportunità di andare in barca gratuitamente come segnalato da un calendario di oltre cento eventi sul territorio.

Anche la Federazione Italiana Vela, in sinergia con il Ministero dello sport e delle politiche giovanili, propone alle scuole di ogni ordine e grado il progetto “Velascuola, il mare arriva in aula”, un invito alla vela favorendo il rapporto tra sport e didattica.

 

In un paese dedito quasi esclusivamente e supinamente a un solo sport-spettacolo come il calcio, la nautica è vista attraverso la lente di un falso snobismo.

Occorre, invece, rinforzare il messaggio che, proprio per una terra come la nostra, con otto mila chilometri di coste, il mare è stato ed è la matrice fondante di quella civiltà e conoscenza che hanno creato meraviglie artistiche uniche al mondo.

Senza dimenticare che la vela può aspirare a essere lo strumento primo per il rispetto dell’ambiente e per la condivisione di valori sportivi, ma anche educativi e sociali.

 

Non si può attendere oltre per impegnarsi in iniziative che vogliano costruire nuove generazioni in grado di capire e apprezzare anche il “loro” mare, per evitare che il decadimento culturale abbia il sopravvento sulla società, sull’economia.

E anche sulla nautica.

 

di Marta Gasparini

Controeditoriale

Umiltà e voglia di fare, ecco da dove ricominciare

Leasing e nero preannunciavano un crollo che la crisi ha solo accelerato

 

Negli ultimi tre anni la vendita di imbarcazioni in Italia è crollata circa del 70%. È un dato devastante, un calo senza precedenti nella nostra economia che ha fatto a pezzi un settore industriale e messo in difficoltà aziende, famiglie e quasi cancellato quello che sembrava uno dei più solidi settori dell’eccellenza Italia, come piace tanto dire. Solo chi ha puntato all’export è - a stento - sopravvissuto. In realtà la crisi economica e politico istituzionale degli ultimi anni ha solo accelerato drammaticamente qualcosa che doveva inevitabilmente succedere.

 

I risultati degli anni d’oro (fino al 2007-2008 per intenderci) erano gonfiati, già viziati da bilanci taroccati, e minati da gestioni che non garantivano uno sviluppo industriale a lungo termine. Tante, troppe aziende vivevano del nero all’insegna della ricerca immediata di utili senza tasse e minimi investimenti produttivi. Ma come si è potuta verificare una contrazione così importante? Una ragione è stata la “bolla” dei leasing.

 

Il meccanismo perverso che consentiva di farsi lo “yacht” a chi poteva permettersi un’onorevolissima barca di 8 o 9 metri. La terminologia spiega tante cose. Negli anni passati si è parlato troppo di “armatori” e “yacht” invece che di “proprietari” e “barche”.

I costruttori italiani si sono lanciati nella costruzione di grandi barche a motore e persino l’associazione di categoria ha prestato poca attenzione alla nautica “minore”, che invece è quella che costruisce la base del diporto e assicura il ricambio generazionale.

Rischio di dire cose scontate, ma per quanto tali, non sembra che si stiano mettendo in pratica.

 

Quello che serve è un bagno di umiltà.

Ricominciare dal piccolo creando le condizioni perché la clientela si avvicini alla nautica dal basso per crescere negli anni secondo l’età e le proprie capacità economiche. Le nuove generazioni, con la complicità della crisi, vanno sempre meno per mare.

 

Bisogna portare il mare nelle scuole e dare a tutti i ragazzi italiani la possibilità di fare un corso di vela. La diffusione culturale della nautica servirà anche a eliminare l’equazione diportista/evasore.

 

E’ importante pensare al turismo nautico in maniera pratica: creiamo incentivi alle società di charter, non con investimenti a pioggia da usare in maniera furbetta come in passato. Ormai il mercato del charter appartiene a due o tre grandi compagnie. In primo luogo sono quelle le flotte che dobbiamo attirare in Italia, con sgravi fiscali o ormeggi a prezzi favorevoli.

 

Ragioniamo anche sulle piccole aziende di charter, ma con meccanismi di selezione seri. E’ fondamentale semplificare le regole del trasporto eccezionale su gomma. Siamo i più cari e complicati d’Europa.

Occorre sviluppare una portualità pubblica a prezzi democratici per le barche piccole, come in Croazia, facilitare la creazione di porti a secco come in Francia.

 

Spero che la nuova guida di Ucina (Massimo Perotti patron dei Cantieri Sanlorenzo n.d.r.), anche se sarà espressione del settore delle grandi barche a motore destinate all’export, presti le dovute attenzioni al mercato interno nel suo complesso e perciò anche alla vela e ai natanti.

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