Ripartire dalla cultura (del mare)
La cultura non è un costo né un lusso, ma una risorsa
Cultura, un concetto che sembra diventato vecchio, inutile e soprattutto negativo.
Tanto che il ministro Giulio Tremonti anni fa si arrischiò a dire che «con la cultura non si mangia». Forse sarebbe più opportuno affermare che di cultura si mangia, ovunque, tranne che in Italia.
La cultura intesa nel senso più ampio e coinvolgente del termine considerando, ad esempio, un settore come il turismo, proprio quello culturale, che da noi può avere la sua più naturale e nobile espressione. E non soltanto per supportare la nostra flebile economia, ma soprattutto per contribuire a educare le giovani generazioni.
Un cammino verso il bello perché, in fondo, è proprio questo il senso più intimo della cultura per riscoprire la navigazione e la vela. D’altronde non sono soltanto le città d’arte, la storia e le tradizioni ad aver valenze culturali. Anche l’andar per mare ha una funzione fondamentale: capire e rapportarsi con la natura e il pianeta blu. Un messaggio importante, soprattutto per i giovani.
Quei ragazzi, domani, potrebbero trasformarsi in navigatori e armatori frequentando i porti e contribuendo, così, allo sviluppo dell’economia. Un percorso che dovrebbe nascere dal “basso” e, infatti, Ucina (l’associazione di settore) ha lanciato iniziative come “Navigar m’è dolce” per offrire a tutti l’opportunità di andare in barca gratuitamente come segnalato da un calendario di oltre cento eventi sul territorio.
Anche la Federazione Italiana Vela, in sinergia con il Ministero dello sport e delle politiche giovanili, propone alle scuole di ogni ordine e grado il progetto “Velascuola, il mare arriva in aula”, un invito alla vela favorendo il rapporto tra sport e didattica.
In un paese dedito quasi esclusivamente e supinamente a un solo sport-spettacolo come il calcio, la nautica è vista attraverso la lente di un falso snobismo.
Occorre, invece, rinforzare il messaggio che, proprio per una terra come la nostra, con otto mila chilometri di coste, il mare è stato ed è la matrice fondante di quella civiltà e conoscenza che hanno creato meraviglie artistiche uniche al mondo.
Senza dimenticare che la vela può aspirare a essere lo strumento primo per il rispetto dell’ambiente e per la condivisione di valori sportivi, ma anche educativi e sociali.
Non si può attendere oltre per impegnarsi in iniziative che vogliano costruire nuove generazioni in grado di capire e apprezzare anche il “loro” mare, per evitare che il decadimento culturale abbia il sopravvento sulla società, sull’economia.
E anche sulla nautica.
di Marta Gasparini