10 September 2013

E' IN EDICOLA VELA E MOTORE DI MARZO 2014

In questo numero la grande sfida tra Italia e Francia nel confronto dei 40 cavalli Sessa 42 Fly e Prestige 400. Sei prove e gli itinerari per i primi bordi primaverili da scoprire. Come rimettere in forma la barca dopo l'inverno? Questo e altro ancora in Vela e Motore di marzo 2014...

CONTENUTI

Un assaggio di primavera nel numero di marzo di Vela e Motore con un invito alla navigazione in Costa Azzurra lungo tre itinerari adatti a tutti.

 

 

E prima di mollare gli ormeggi, mettiamo un po’ di ordine a bordo. Cominciamo con piccoli interventi per rinfrescare la barca dopo l’inverno: dalla pulizia alle piccole riparazioni tutte fai da te.

 

 

Per essere pronti a salpare, un salto nel mondo delle app per la nautica in continuo aggiornamento, per scoprire tra tablet e strumenti fissi, il dispositivo più adatto alla vostra barca.

 

 

Nella sezione prove navighiamo lungo la rotta dell’estate all’insegna della crociera. Cominciamo con il confronto tra due fly a motore. Il Prestige 400 e il Sessa 42 Fly che, in “soli” 12 metri, sono una formula divertente per le vacanze in barca. A confronto la scuola francese (che privilegia più la praticità) e quella italiana (che punta più sull’eleganza).

 

 

Per gli amanti dei multiscafi la proposta è il Sunreef 60 Power, un catamarano a motore per lunghe e comode traversate. I volumi sono da record, ottima l’autonomia a velocità di crociera.

 

 

E per gli intenditori delle lunghe navigazioni all’insegna delle lentezza (e dei consumi ridotti) il trawler Rhea 36 offre vetrate panoramiche sul mare e interni con due cabine e un bagno.

 

 

Aureus XV è il primo yacht a vela di 15 metri per la crociera veloce del nuovo cantiere francese. A qualità nautiche abbina un design elegante e naviga bene anche con equipaggio ridotto.

 

 

Parla francese anche il Sun Odyssey 41 DS nato per vivere l’estate e tagliato su misura per due coppie. Infatti ha due grandi cabine con armatoriale a poppa a tutta larghezza. E proprio perché si è in pochi a bordo è facile da condurre da soli.

 

 

Sempre per la vela, una prova in esclusiva per Vela e Motore, il Dufour 310 Grand Large, un natante con spazi adeguati e una costruzione raffinata. Negli interni due cabine e un bagno con spazio per le cerate bagnate.

 

 

E infine, per navigare in “piccolo” ecco il Suzuki Makò 58 che non richiede la patente nautica. Venduto in package con il Suzuki 40 cv è destinato alla famiglia che ama spazio e comfort.

 

 

Vela e Motore è disponibile anche in formato digitale, per smartphone, tablet e computer.

 

Sommario

1 EDITORIALE

3 CONTRO EDITORIALE di Ferruccio Villa

 

NEWS

10 La voce dei lettori

14 La voce dei cantieri di Olimpia De Casa

18 Saloni, Roma Big Blu di Fabio Petrone

22 News dai boat show

24 Leggi, balzelli & Co. di Christian Signorelli

26 Barche & Novità

 

PROTAGONISTI

32 Matteo Ratti, Cala Dei Medici di Maurizio Zacchetti

 

CONFRONTI

36 40’ a motore Prestige 400 VS Sessa 42 fly di Maurizio Zacchetti

 

PROVE
44 60 Sunreef Power di Tommasino Gazo

48 Rhea 36 Trawler di Alberto Mariotti

54 Aureus XV di Paolo Portinari

60 Sun Odyssey 41 DS di Ambrogio Rocca

66 Dufour 310 GL di Alberto Mariotti

72 Suzuki Makò 58 di Andrea Bacchetti

 

SPORT

76 Intervista Michele Marchesini dt squadra olimpica di Alberto Mariotti

78 Notiziario sportivo

 

 

IL GIORNALE DEL NAVIGANTE

85 Nautica pratica:sicurezza, pulizia, manutenzione di Davide Zerbinati

88 Mete: itinerari in Costa Azzurra di Rebecca Deauville

92 Pagine Azzurre di Olimpia De Casa

93 Letti e visti per voi di Marta Gasparini

94 Elettronica: tablet VS touch screen di Alberto Mariotti

96 Motori e impianti

98 Shipchandler di Matthias Negri

100 Scafi d’epoca di Paolo Maccione

102 In barca e oltre

104 Usato sotto la lente: Patrone Moreno 27 C di Piero Ragazzi

107 Piccoli annunci

Editoriale

Renzi alla prova

Questa la ricetta

 

 

L’Italia sta vivendo una situazione drammatica che mette sul banco degli imputati la politica corrotta e incapace: potremo salvarci solo rottamando la vecchia classe dirigente e supportando la nuova, aggredendo ed estirpando quella metastasi che ha colpito il nostro Paese. E poi che si fa?

 

 

Il 2014 è l’anno della svolta, ma non per noi.

Mentre andiamo in stampa Matteo Renzi si è preso il timone e si gioca il suo futuro, ma anche il nostro. Rottamare Letta e i vecchi dirigenti del PD è stata la parte più facile del lavoro. Da lui adesso ci aspettiamo la rottamazione vera: del modo di essere, di vivere, di pensare. Ne sarà capace? Difficile. E allora noi di Vela e Motore regaliamo idee e proposte.

 

 

Rivedere la nostra Costituzione e il nostro diritto adeguandoli ai tempi e puntando sulla governabilità. Dopo quasi settant’anni la Carta ha bisogno di un aggiornamento, almeno in alcune sue parti.

 

 

Sprechi PA. Individuare fornitori disposti a offrire prodotti e servizi a prezzi certi. Chi vuole comperi pure dall’amico, ma non spenda un euro in più.

 

 

Come bloccare la concussione o la corruzione?

I dipendenti pubblici che non lavorano con un minimo di professionalità e chi ruba alla collettività o corrompe, vada a “spaccare pietre sul Carso o sull’Aspromonte”. Non c’è recupero per loro se non l’espiazione della pena. I familiari possono visitarli purché pieghino la schiena con loro: vi garantiamo che in due anni i dipendenti pubblici si ridurrebbero almeno del 50% come pure corrotti e concussi.

 

 

Come creare lavoro? Con le Reti. Creare un network dei porti collegato a una rete del nostro patrimonio culturale e venderli con metodo e organizzazione come fanno all’estero permetterebbe di avere più posti di lavoro e far vivere nel rispetto e con dignità. All’estero c’è ripresa perché non c’è corruzione, non troppa almeno. Questo malcostume è la principale causa di un’economia che fa fatica a decollare.

I segnali giunti dai saloni di Londra e Düsseldorf di gennaio fanno sperare in un timido rilancio della nautica che, dopo anni di declino, sembra aver imboccato una direzione nuova. Il Regno Unito, infatti, nella stagione 2012-2013, ha registrato un incremento dell’export del 7,7 % che, compensando la cattiva performance del mercato interno, ha determinato l’aumento del fatturato totale dell’1,7% e incassa la maggiore crescita dal 2007.

Soffia il vento dell’ottimismo anche in Germania, dove il Boot di Düsseldorf ha chiuso con il record dell’affluenza mentre le proiezioni per il 2014 prevedono una crescita delle vendite del 3%.

Si tratta di miglioramenti non spettacolari, ma se paragonati alla rovinosa caduta della nostra nautica sono comunque significativi di un cambio di tendenza che si potrebbe (il condizionale è d’obbligo) riverberare nel resto d’Europa.

 

 

E in Italia? Ci troviamo ancora in una situazione paludosa. Il quadro complessivo della produzione (2012) evidenzia una flessione di circa il 27% del fatturato rispetto all’anno precedente mentre le stime per il 2013 danno un ulteriore calo tra l’8% e il 4%. Pesa il crollo della domanda interna che non sembra finire a causa del clima negativo dovuto allo stallo di provvedimenti necessari per mettere in moto la ripresa.

Non si arresta anche il declino della nostra realtà cantieristica… NON RIUSCIAMO PIU’ A VENDERCI e in molti casi si determina la chiusura o la trasformazione traumatica degli assetti societari di storici gruppi industriali.

 

 

E la politica? I palazzi sembrano immobili malgrado il terremoto che scuote il Paese. Renzi deve obbligare gli alti burocrati di Stato ad assumersi le responsabilità connesse agli incarichi per cui sono pagati e punirli in caso di rifiuto evidente delle responsabilità mettendo questi sullo stesso piano di concussi e corrotti.

Con poche e poco costose decisioni, i ricchi COMMIS di Stato darebbero le dimissioni ed emigrerebbero.

 

di Marta Gasparini

Controeditoriale

Leggere la crisi con le vendite dei fuoribordo

 

Per essere un’industria forte il nostro Paese ha bisogno di un mercato interno molto forte. Questo poco tempo fa era il comparto nautico che fino al 2011 ha venduto ben 29.000 fuoribordo, posizionandosi tra i primi due/tre mercati del Vecchio Continente. Poi il crollo.

 

 

Facciamo storia analizzando i dati delle vendite negli ultimi sette anni. Il 2006 ha segnato il record con poco meno di 31.000 motori venduti ai concessionari di varie marche, un primato con volumi che si sono attestati intorno alle 29.000 unità per alcuni anni. Il mercato italiano, in condizioni “normali”, vale circa 25.000/26.000 unità all’anno, molte, considerando che la potenza media è una delle più alte in Europa. Nel 2013, purtroppo, i motori venduti in Italia sono stati solo 11.100 con un calo (record negativo in Europa, peggiore di Spagna e Grecia) del 18,6% sul 2012 e del 64% rispetto al 2006.

Non si vede la fine di queste performance negative in Italia che permangono, mentre si intravede la ripresa in alcuni paesi UE e negli Stati Uniti dove le vendite sono in aumento già da due anni. La crisi mondiale dei consumi ha raggiunto in Italia livelli insopportabili e intollerabili.

 

 

Per contrastarne gli effetti negativi, noi operatori dobbiamo impegnarci a permettere agli italiani (che ancora possono) di spendere, ma soprattutto occorre attrarre investitori e clienti stranieri. È fondamentale ricreare le condizioni della ripresa attraverso operazioni capaci di generare fiducia verso il sistema Italia, perché non sono più sufficienti la cucina, le bellezze naturali e il patrimonio culturale. Gli altri Paesi hanno maggior appeal perché meglio organizzati e capaci di promuovere bene il poco che hanno.

 

 

E allora? Dobbiamo darci da fare per rendere “comprensibile” un Paese difficile come il nostro agli stranieri dotati di maggior senso civico e non in grado di comprendere gli assurdi barocchismi della nostra burocrazia. Gli operatori italiani dovrebbero pretendere maggior rispetto e supporto dalla classe dirigente perché, se è vero che alcuni, grazie alle esportazioni, hanno risentito meno della congiuntura, molti altri, non strutturati, hanno difficoltà nel gestire la complessità di mercati lontani. Penso anche ai mercati del Nord Europa che non solo sono molto esigenti sotto l’aspetto dei servizi, ma richiedono anche imbarcazioni adatte all’uso specifico del territorio, dove la tipologia più richiesta è quella degli scafi di alluminio.

Per capire la distanza tra la nostra cultura e quella di nazioni pronte a cavalcare la ripresa, cito alcuni esempi utili per chi vorrà assumersi la responsabilità di gestire il nostro comparto e riportarlo in auge.

In Svezia, dove c’è uno tra i più alti rapporti barca/abitante, esiste un principio che si chiama “Allemansretten” (il diritto di tutti) che permette di spostarsi ovunque su terra o acqua, salvo dove espressamente proibito. In Italia è il contrario. E ancora, sul lago di Costanza le leggi sulla navigazione vengono fatte di comune accordo tra gli stati confinanti (Svizzera, Germania e Austria). Da noi, invece, accade che sul lago Maggiore le regole siano diverse tra la costa lombarda e quella piemontese... Lo stesso scenario si ripete per aprire un’attività: le norme cambiano anche solo spostandosi da un comune all’altro.

 

 

La ricetta per risolvere i nostri problemi è semplice e l’insegnamento lo dà la storia.

In ogni paese il grande salto verso il benessere è stato creato dalla realizzazioni di reti: i romani grazie alle grandi strade e agli acquedotti hanno creato un impero, l’Inghilterra con la rete navale ha conquistato il mondo, gli Stati Uniti con il network ferroviario hanno unificato un continente anche nei costumi. Così noi dobbiamo ripartire da questi insegnamenti, fare squadra per costruire reti a beneficio di tutti gli italiani e non.

 

 

Ne abbiamo già due da realizzare in poco tempo e solo da collegare in circuito: la rete culturale e quella dei porti a mare. Per la prima dobbiamo utilizzare solo il 75% delle opere del Globo (vi pare poco?), mentre per i porti abbiamo “solo” 8.000 chilometri di coste fra le meno navigate del mondo. Il nostro clima unico e temperato aiuterebbe molto.

E’ importante allora che, oltre agli sforzi e alle azioni promossi finora da Ucina e dagli operatori di settore, si unisca l’impegno del (finora) latitante “sistema Italia” per creare le condizioni atte ad attirare i diportisti stranieri attraverso la rete dei porti, dei noleggi e altro ancora in sinergia con l’offerta generale di servizi turistici.

 

 

Inoltre occorre lavorare su una promozione efficace e organizzata del Paese all’estero, perché attualmente trovare informazioni sull’offerta nautica/turistica italiana è tutt’altro che semplice. Serve anche maggior senso civico e per cominciare bisogna semplificare e uniformare le regole, migliorare la cultura del mare nelle scuole e non solo, far pagare chi infrange le regole e lasciare che le persone corrette si divertano in pace spendendo e creando ricchezza.Ricordando a chi ci legge che per ogni impresa di successo, c’è sempre una scelta da fare: o accettare le condizioni preesistenti o accettare la responsabilità di cambiarle.

 

di Ferruccio Villa

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