In generale sulle barche a vela, che sono ormai tutte supermotorizzate, vengono
usati per lunghi periodi a potenze e regimi molto inferiori al massimo e a
quello di progetto per uso continuativo le case hanno talvolta lavorato più che
sulla potenza sulla loro capacità di adattarsi a diverse condizioni. Per fare
un esempio concreto è tipico con un quindici metri a vela navigare a sette,
otto nodi con il motore a 2.300 giri, quando questo può arrivare a 3.400/3.600.
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Introduzione
In generale sulle barche a vela, che sono ormai tutte supermotorizzate, vengono
usati per lunghi periodi a potenze e regimi molto inferiori al massimo e a
quello di progetto per uso continuativo le case hanno talvolta lavorato più che
sulla potenza sulla loro capacità di adattarsi a diverse condizioni. Per fare
un esempio concreto è tipico con un quindici metri a vela navigare a sette,
otto nodi con il motore a 2.300 giri, quando questo può arrivare a 3.400/3.600.
Per questo impiego di solito sono più confortevoli gli aspirati, anche se, come
abbiamo rilevato descrivendo le potenze più piccole, c’è una nuova generazione
di sovralimentati che tiene conto di questa esigenza. In generale infatti il
regime di mezza potenza è critico per i motori turbo. Gli aspirati del resto
sono più pesanti, ingombranti. Alla caccia del comfort c’è stata negli ultimi
anni una specifica esigenza nel ridurre il regime massimo per sopportare un
rumore di frequenza più bassa.
Sulla fascia degli 80 cavalli si affacciano le più importanti case
costruttrici. Ognuna con la propria filosofia e la propria esperienza. Che qui
sembrano declinate nei modi più disparati. Nella griglia di partenza, infatti,
si presentano motori di derivazione industriale, alcuni dei quali usciti da
anni dai listini off road (è il caso del Kubota di Nanni Diesel). Oppure unità
automotive di ultima generazione con controllo elettronico e sistemi di
sovralimentazione spinti. In questa fascia si trovano anche gli aspirati che,
per erogare circa 80 cavalli, ricorrono a cilindrate importanti. Fanno bella
mostra anche i cinque cilindri, tipologia di motori che sulle macchine
operatrici non ha mai riscosso grandi successi.
In linea generale i motori di questo segmento sono poco ‘tirati’ con velocità
del pistone attorno ai 9-10 metri al secondo e pressioni medie effettive nella
forbice compresa tra i 9 e i 12 bar.
In tema di sistemi d’iniezione c’è di che sfamarsi. Si parte dalle precamere
per arrivare alle iniezioni dirette a controllo elettronico.
Lombardini
Lombardini
Entrata da poco a far parte del gruppo Kohler, Lombardini si affaccia al
mercato con l’Ldw 2204 Mt, un quattro cilindri a iniezione indiretta che eroga
87 cavalli a 3.200 giri. Prodotto negli stabilimenti di Reggio Emilia e
marinizzato a Rieti, il quattro cilindri in oggetto rappresenta il limite
superiore dei motori progettati e costruiti in casa.
Infatti per potenze maggiori Lombardini propone la versione ‘acquatica’ dei
Fiat Multijet.
Tra i plus del 2,2 litri italiano ci sono le dimensioni che sul mercato non
hanno paragoni, obiettivo perseguito con un disegno originale e soprattutto
razionale. Infatti, l’albero della distribuzione è stato posizionato sulla
parte superiore del basamento per consentire una minore larghezza del motore
nella sua parte bassa. Inoltre il ridotto interasse tra le pompe iniezione e la
disposizione del sistema di iniezione e distribuzione sono tali da ridurre gli
ingombri longitudinali.
Particolare cura è stata posta per contenere il rumore e le vibrazioni. Le
soluzioni adottate sono state: l’equilibratura dell’albero a gomiti, la messa a
punto dell’iniezione e l’utilizzo di pistoni ipereutettici (riducono lo
scampanamento) e l’adozione di un particolare monoblocco.
Nanni Diesel
Nanni Diesel
Il marinizzatore francese offre un cinque cilindri da 2,5 litri da 85 cavalli
(5.250 Tdi). Si tratta di un motore Kubota nato per usi agricoli-industriali
che su terra non ha mai riscosso grande successo (oggi non è più nemmeno in
commercio) mentre in mare ha dato prova di carattere e di affidabilità.
Il Giapponese presenta l’iniezione indiretta con precamere E-Tvcs E-Tvcs
(Evolution- Three votex combustion system). Si tratta di un’elaborazione
originale tra la precamera classica a bassa turbolenza e una ad alta turbolenza
caratterizzata da tre luci di comunicazione. Il sistema permette una migliore
miscelazione tra aria e carburante con interventi decisi sull’abbattimento
delle emissioni e sull’aumento del rendimento termodinamico. A goderne di più
di questa tecnologia sono la coppia e i consumi che risultano tanto parchi da
fare il verso a motori con iniezione diretta.
Il Nanni Diesel 5.250 Tdi è un motore sovralimentato e presenta due valvole per
cilindro comandate da aste e bilancieri mentre l’iniezione è affidata alla
pompa in linea.
Vetus
Vetus
Si chiama Dt4.29 il quattro cilindri turbo da 83 cavalli firmato Vetus. Si
tratta di un motore Deutz (Bf4M1011F), unità che nel prossimo futuro sarà
sostituta dalla nuova serie Deutz 2011 che nel settore industriale sta facendo
le sue prime sgambate. Il quattro cilindri tedesco, prodotto negli stabilimenti
Deutz di Colonia, si caratterizza per il sistema di raffreddamento interno.
Il quale non è ottenuto per mezzo del solito liquido refrigerante, ma grazie a
un olio lubrificante contenuto nella coppa. Il vantaggio di questo sistema è
dato dal fatto che non è necessario monitorare continuamente il circuito di
raffreddamento interno e le temperatura di funzionamento si muovono nella
forbice ottimale. L’efficienza termica è ottenuta anche perché sia la turbina
sia il collettore di scarico non sono raffreddati ad acqua. Infatti, per tenere
a bada le alte temperature, è previsto un dispositivo di isolamento in acciaio
inossidabile a doppia parete.
Altro plus del Vetus Dt4.29 è la contropressione tenuta al minimo grazie all’
esigua quantità di acqua introdotta nel sistema di scarico. L’architettura
prevede una corsa di 91 millimetri e un alesaggio di 112 che creano una canna
da 725 centimetri cubici. La potenza di 83 cavalli è la risultante di una
rotazione di 2.800 giri per una pressione media effettiva di 9,16 bar e una
velocità del pistone di 10,45.
Numeri che trasudano di affidabilità e di consumi parchi (281 grammi
cavalli/ora).
Volkswagen
Volkswagen
I prodotti della casa tedesca, distribuiti in Italia da Saim di Assago (Mi) si
contraddistinguono per soluzioni originali. Per la fascia di potenza in
oggetto, il listino Volkswagen propone due modelli, l’Sdi 75-5 da 75 cavalli e
il Tdi 100-5.
Si tratta dello stesso motore a cinque cilindri con cilindrata di 2.461 litri
in versione aspirata e turbo. Il modello meno potente presenta una pressione
media effettiva di 10,5 bar mentre il 100 cavalli si spinge a quota 14,14. Per
entrambi il regime di rotazione è 2.600 giri per una velocità di 8,28 metri al
secondo (è la più bassa della categoria).
Tra i plus c’è l’iniezione diretta mediante pompa a controllo elettronico
(Marine diesel control) e, per il modello più potente, il turbo a geometria
variabile raffreddato ad acqua.
Volvo
Volvo
L’azienda svedese controlla il mercato a cavallo degli 80 cavalli con due
modelli: il D2-75 e il D3-110. Il primo è un quattro cilindri turbo da 2,2
litri che eroga 75 cavalli a 3.000 giri. È un motore industriale Perkins (serie
400) realizzato in Giappone negli stabilimenti Shibaura. Un’unità
particolarmente performante che negli anni si è imposta per alti contenuti
tecnici e per le prestazioni specifiche di alto profilo. Il blocco e testa
cilindri sono in ghisa speciale con monoblocco a tunnel rigido. L’albero
motore, in acciaio al cromo molibdeno, è bilanciato staticamente con
contrappesi integrali.
Al top i pistoni, realizzati in lega d’alluminio ad alto tenore di silicio con
due fasce elastiche al cromo e un anello raschiaolio. Le sedi delle valvole
sono sostituibili mentre l’accoppiamento al volano avviene mediate giunto
elastico. L’iniezione è affidata, invece, alla classica (per il Giappone) pompa
in linea flangiata al motore con pompanti azionati da camme. Particolare
attenzione è stata posta al collettore di scarico che è raffreddato ad acqua
dolce con gomito raffreddato ad acqua di mare. Il 2,2 litri di casa Volvo Penta
si fregia della turbina a geometria fissa e della valvola wastegate che ha il
merito di gonfiare la curva di coppia a bassi regimi. Tutta un’altra storia il
D3-110. Oltre ad avere 5 cilindri lo Svedese ostenta le quattro valvole
comandate dal doppio albero a camme in testa.
Soluzioni, quest’ultima, che consente di ottenere valori di coppia
sostanzialmente più alti rispetto alle classiche aste e bilancieri. Il sistema
d’iniezione è il common rail, mentre una sofisticata centralina elettronica
elabora i principali parametri rilevati dal motore per ottenere il miglior
funzionamento. Particolare attenzione è stata posta allo studio e alla
realizzazione dell’impianto di aspirazione e di scarico. Il filtro dell’aria,
infatti, presenta l’inserto sostituibile, mentre la ventilazione del monoblocco
è collegata all’impianto di aspirazione con separatore del tipo ciclone.
Il sistema di sovralimentazione è costituito da un turbosoffiante a geometria
variabile. Si tratta di una tecnologia ampiamente collaudata che si compone di
un compressore centrifugo collegato direttamente ad una turbina (dotata di una
serie di palette mobili) che, modificando l’area della sezione di passaggio dei
gas di scarico ne regolano la velocità. Con questo sistema si ottiene una
riduzione sostanziale dei consumi specifici rispetto a un equivalente motore
aspirato. La riduzione di consumo risulta assai più consistente se il confronto
viene fatto a parità di potenza erogata. In tal caso essa può raggiungere il 30
per cento.
Il quattro cilindri in salsa Volo Penta eroga 110 cavalli a 3.000 giri (pme di
13,7 bar) per una coppia nominale di 257 Newtonmetro.
Yanmar
Yanmar
Il Giapponese scende in acqua con una coppia molto apprezzata e diffusa. Yanmar
ha saputo conquistare con molti cantieri la “prima motorizzazione” e questo ne
ha fatto un plus per la diffusione. Si parte dal 4Jh3-Te da 75 cavalli a 3.700
giri per arrivare al 4JH3-Hte da 100 cavalli. In realtà si tratta della stessa
unità industriale (lo Yanmar Tnv84T) proposta in due diverse tarature grazie a
un ottimo lavoro di sovralimentazione (il modello più potente ha l’intercooler)
e alla puntigliosa regolazione della pressione media effettiva (lo stesso
motore è disponibile anche a 125 cavalli).
L’opzione con sovralimentazione post refrigerata consente di presentarsi al
mercato con due unità sostanzialmente diverse. E non solo per i 25 cavalli di
potenza. Le curve caratteriste e parametri termodinamici sembrano appartenere a
unità di cilindrata diverse (da qui si evince la bontà del progetto). La copia
nominale del 4Jh3-Te è di 142 Newtonmetro contro i 190 del modello più potente.
Si modificano così i rapporti con la massa e con gli ingombri, le prestazioni
specifiche e per cui le applicazioni.
L’architettura prevede un alesaggio di 84 e una corsa di 90 millimetri che in
considerazione di una rotazione di 3.700 giri (contro i 3.000 della versione
industriale) porta la velocità del pistone a 11 metri al secondo. Valore nella
norma e che assicura basse sollecitazioni e garanzia di alta durata. L’unità
Giapponese, presentata ufficialmente nel 2004 quando ha sostituito la serie
Tne, presenta le quattro valvole per cilindro, una chicca per un motore off
road di questa taglia.
Così come l’iniezione diretta (l’iniettore è piantato perpendicolarmente al
centro delle 4 valvole), soluzione tecnica che si discosta dai diretti
competitor che in questa fascia si presentano con la precamera.
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