13 July 2007

Lubrificanti

L’attrito genera calore in quantità tale da poter provocare la deformazione permanente o la fusione delle parti, l’usura dipende dalle notevoli sollecitazioni, o dalle perdite di materiale asportato dai micro urti che avvengono durante il funzionamento della macchina. La lubrificazione è il rimedio a questi inconvenienti, ma ai lubrificanti, come vedremo, sono demandati altri compiti specifici e non meno importanti. All’apparire degli olii minerali, quelli naturali and...

Lubrificanti

L’attrito genera calore in quantità tale da poter provocare la deformazione permanente o la fusione delle parti, l’usura dipende dalle notevoli sollecitazioni, o dalle perdite di materiale asportato dai micro urti che avvengono durante il funzionamento della macchina. La lubrificazione è il rimedio a questi inconvenienti, ma ai lubrificanti, come vedremo, sono demandati altri compiti specifici e non meno importanti. All’apparire degli olii minerali, quelli naturali andarono in soffitta, ne venivano usate solo piccole quantità per conferire, agli olii minerali, proprietà di untuosità o di emulsionabilità in applicazioni speciali, nei cilindri e nei carter delle macchine alternative a vapore, in certi astucci porta elica, ecc. Gli olii di base coprono una gamma ristretta di viscosità ben lontana da quella necessaria ai prodotti finiti e commerciabili. Il prodotto finito è ottenuto mescolando vari olii di base insieme agli additivi, che sono prodotti chimici senza base organica. Alla fine l’additivazione è diventata così spinta da sopprimere la stessa base minerale (olii di sintesi). I lubrificanti si differenziano molto perché differenti sono le esigenze delle macchine che li utilizzano. Tra i macchinari che troviamo sulle unità da diporto, ci sono i motori, le scatole d’ingranaggi, i compressori, frigoriferi e non, i circuiti oleodinamici, gli arridatoi e i tornichetti. Vedremo, cominciando dal motore, che ognuna di queste macchine presenta esigenze diverse e vuole lubrificanti specifici. L’olio deve mantenere caratteristiche costanti entro una notevole differenza di temperature. Pensiamo all’avviamento, quando all’olio del carter, freddo, è richiesto di raggiungere rapidamente tutti i recessi, e all’olio rimasto intrappolato nel circuito, di mantenere una lubrificazione sufficiente nell’ attesa dei rinforzi. Parecchie turbosoffianti dei motori sovralimentati si sono inchiodate perché l’olio non era in grado di rispondere a tali richieste! Nel motore L’olio motore, dunque, dovrà mantenere costante la viscosità su tutto l’arco di temperature d’esercizio, pulire le superfici dei cilindri e mantenere in sospensione le particelle asportate, senza depositare morchie, neutralizzare la formazione d’acidi, resistere all’ossidazione che le temperature d’esercizio favorirebbero, e non permettere all’aria, inevitabilmente assorbita negli sbattimenti, di formare pericolosissime schiume. Inoltre, fermato il motore, sulle superfici deve restare un opportuno velo che, resistendo all’acqua, le preservi dalla ruggine. Altri usi Nelle scatole d’ingranaggi, per esempio nei riduttori, la lubrificazione richiesta può essere del tipo “al limite”: il velo di olio si riduce a pochi strati monomolecolari, pur evitando il contatto tra le superfici metalliche. Nei sistemi di riduzione più spinta, la tolleranza tra le dentature è di qualche centesimo di millimetro. La sigla EP (extreme pressure), adottata dalla maggior parte dei produttori, indica i lubrificanti studiati per queste situazioni. Generalmente lo stesso tipo di olio del carter è idoneo alla lubrificazione del riduttore, ma i circuiti sono separati: l’olio del carter è troppo a rischio d’inquinamento, mentre il riduttore non può assolutamente tollerare sporcizia al suo interno. L’olio dei compressori frigoriferi non sono soggetti a usura, e le sostituzioni sono superflue. I rabbocchi sono necessari solo se ci sono perdite, ma allora l’ intervento è fatto da un frigorista che sa anche come fare la carica d’olio e i successivi spurghi d’aria. Durante l’esercizio, il freon trascina con se una parte d’olio. Il lubrificante deve essere miscibile con il gas, e deve scorrere anche alle bassissime temperature che si creano negli evaporatori, che, in alcuni impianti, possono arrivare a 40° sotto zero, pena l’ostruzione delle serpentine e calo d’efficienza o avaria dell’impianto. I circuiti oleodinamici sono utilizzati per i salpa ancore, per i rollafiocco, per le timonerie, e per alcuni verricelli su barche dove le dimensioni sono tali da scoraggiare gli equipaggi non palestrati. Gli olii idraulici per questi circuiti sono costosi e delicati. Hanno colore chiaro, in alcuni casi trasparente. Non devono assolutamente formare schiume, perché le bollicine di gas impedirebbero la trasmissione della pressione. Devono mantenere costante la viscosità nonostante le variazioni delle temperature d’esercizio, e avere un sufficiente potere lubrificante. Anche le attrezzature di coperta hanno infine bisogno di lubrificazione: esistono grassi per proteggere gli ingranaggi dal salino e dall’atmosfera (grassi bianchi) e grassi multi uso per i tornichetti e gli arridatoi. Per evitare qualche antiestetica patacca sui vestiti, le parti a grasso potranno essere ricoperte con lavori in cuoio che darebbero, se ben fatti, un aspetto più marinaresco alla nostra barca. Gli additivi Vediamo, dunque, quali tipologie di additivi sono necessarie per permettere a un olio di svolgere le funzioni per cui è formulato. Additivi detergenti e disperdenti: si usano negli olii motore. I detergenti modificano lo stato fisico dei residui di combustione che imbrattano i cilindri, e ne neutralizzano l’acidità. I disperdenti impediscono che i depositi formino lacche e morchie, mantenendoli in sospensione. Sono composti di natura basica. Additivi per abbassare il punto di scorrimento: con la diminuzione della temperatura, i lubrificanti cominciano a scorrere con difficoltà, per l’aggregazione di minutissimi cristalli di cera contenuti nel lubrificante stesso. Il punto di scorrimento è rappresentato dalla temperatura alla quale l’olio non scorre più. Additivi migliorativi dell’indice di viscosità: indica l’attrito interno di un olio. E’ la caratteristica più importante ed è normalmente riportata nella classificazione del prodotto. L’indice di viscosità denota la capacità dell’ olio d’opporsi a tali variazioni. In molte macchine, motori, compressori, riduttori, attuatori oleodinamici, è necessario che l’indice di viscosità sia alto. Additivi antischiuma: quest’ultima è prodotta dall’aria che, durante gli sbattimenti, resta intrappolata nelle goccioline d’olio, agglomerandosi in bollicine. L’aria può rompere la continuità del velo di lubrificazione, oppure inficiare l’incomprimibilità degli olii idraulici, e perciò può essere opportuno additivare sostanze chimiche che, favorendo l’aggregazione delle bollicine in bolle più grandi, ne accelerino l’espulsione. Additivi migliorativi della capacità portante: è una caratteristica dei lubrificanti studiati per la lubrificazione al limite. Tali additivi, a causa del calore prodotto dall’attrito, provocano reazioni chimiche con i metalli formando uno strato superficiale di protezione. Gli olii così trattati riportano la sigla EP (extreme pressure) sulla confezione. Additivi antiruggine: formano, sulle superfici, delle pellicole che, mantenendole separate dell’acqua, evitano la formazione di ruggine. L’acqua può formarsi per condensazione dell’umidità atmosferica, per condensazione del vapore acqueo contenuto nei gas di combustione, o può provenire da lacrimazione dei refrigeranti. Additivi inibitori di corrosione: è un fenomeno elettrochimico. Gli additivi atti a prevenirla sono gli stessi detergenti e disperdenti che abbiamo già visto. Additivi antiossidanti: servono, questa volta, a proteggere l’olio stesso dall’ ossidazione. I grassi Completiamo la nostra carrellata sui lubrificanti parlando dei grassi. Questi sono il prodotto di un agente ispessente in un liquido lubrificante. Grassi al sapone di litio: sono grassi polifunzionali di prima qualità, con buona resistenza all’acqua, idonei alla lubrificazione di cuscinetti fino a temperature d’esercizio di 130°C. A volte sono indicati con la sigla MP (multi purpose), o MU (multi uso) con una colorazione ambrata o giallastra. Grassi al sapone di calcio: hanno temperature d’esercizio limitate a 60°C, ma resistono molto bene all’acqua mantenendo inalterate le proprie caratteristiche lubrificanti. Hanno colorazione bianco avorio e si usano per la protezione dell’ attrezzatura di coperta. Grassi al sapone di sodio: sono emulsionabili con l’ acqua, e hanno temperature d’esercizio inferiori ai 100 gradi. La consistenza I grassi con consistenza zero o uno si usano in condizioni di basse temperature o se esistono problemi di pompaggio. La consistenza due presenta il miglior equilibrio tra esigenze di pompaggio e capacità di lubrificazione. La consistenza tre presenta, da un lato, difficoltà di pompaggio, ma si presta benissimo nei sistemi ad alta velocità e temperatura. A bordo il grasso trova molte applicazioni: salvo quando prescritto dalle case costruttrici per le proprie macchine, un grasso graffittato, o uno universale, come quello al litio, andrebbe sempre utilizzato, per coprire e proteggere dalla ruggine i bulloni e le viti. Dadi e viti andrebbero un po’ ingrassati prima di chiuderli. Le serrature, invece, non vanno trattate né con olio né con grasso: basta la grafite, con una matita s’imbratta per bene la chiave e la si fa girare nella toppa. Funziona anche a basse temperature. Per la protezione dei contatti elettrici si usa il grasso di vaselina: Si applica in abbondanza sui morsetti delle batterie, sui capicorda delle morsettiere, e in tutte le giunzioni, per prevenire la formazione di ossidi, che, a causa dell’elevata umidità, inevitabilmente si formano. Prima di abbandonare la barca per lunghi periodi, vale la pena rinnovare la lubrificazione a grasso, rimuovendo quello secco. Durante l’esercizio, invece, basta prendersi la briga di controllare ogni tanto, e spennellare un po’ dove bisogna.
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