20 January 2011

Progettisti, in arrivo l’albo?

E' probabile che venga regolata la professione di progettista con l’iscrizione a un registro. oggi l’unico limite è il rispetto delle direttive comunitarie…

Progettisti, in arrivo l’albo?

Da un po’ di tempo si rincorrono voci che insistono sulla necessità di “professionalizzare” legalmente chi progetta unità da diporto. Un’esigenza che, a quanto sappiamo, è maggiormente sentita da alcuni settori della pubblica Amministrazione e da rappresentanti di scuole specialistiche e università.

In altre parole si vorrebbe limitare a chi è iscritto nel registro del personale delle costruzioni navali, previsto dal Codice della navigazione (Titolo IV, Capo I) – o ad altro registro “abilitativo”, tutto da inventare - la possibilità di firmare i progetti delle unità marcate CE, vale a dire con scafo dai 2,5 ai 24 metri di lunghezza (le navi da diporto, ai fini della costruzione, sono disciplinate dal Codice della navigazione).

 

 

Va chiarito che attualmente il nostro ordinamento, in applicazione della direttiva 94/25/CE- 2003/44/CE sulla costruzione e immissione nel mercato comunitario delle unità da diporto (fino a 24 metri di lunghezza scafo), non prevede alcuna specifica abilitazione per i progettisti di tali “prodotti”, attribuendo ai fabbricanti la totale responsabilità di realizzarli in conformità con i requisiti stabiliti dalla direttiva di riferimento.

In sintesi, il fabbricante può subappaltare la progettazione della barca a chiunque gli garantisca la buona riuscita del prodotto, sia in termini di rispetto delle norme di costruzione, sia in quelli di mercato, senza necessariamente rivolgersi a professionisti “legalmente riconosciuti” e iscritti ad albi o registri o in altri ruoli ed elenchi affini; evidentemente sarà suo preminente compito valutare la competenza di chi firma il progetto richiesto.

Ed ecco le riflessioni di “punta”: le garanzie per il consumatore sono in questo caso salvaguardate? Se le capacità professionali dei progettisti delle unità da diporto non sono assicurate dalla legge, ma solo dal fabbricante, chi compra una barca è tranquillo di non affondare?

 

 

Qui le opinioni divergono e inevitabilmente la polemica scivola sul livello di “garanzia” che in tal senso la direttiva delle unità da diporto produce. Ma questo dibattito è puramente accademico e non ci risulta richiami anche solo un minimo d’interesse fuori dai nostri confini, nel resto d’Europa.

Del resto, le direttive comunitarie, per loro stessa natura, sono improntate al massimo della salvaguardia per il consumatore e l’ambiente; necessarie anche a garantire la libera circolazione delle merci nell’Area economica europea. Se non dovessero perseguire lo scopo per cui sono state “concordate” o dovessero perseguirlo parzialmente, scattano meccanismi diretti a emendarle e ad aggiornarle alle esigenze rilevate. Per la direttiva 94/25/CE-2003/44/CE, questo problema non si pone e non sono in vista correzioni o aggiornamenti.

Va anche detto che se anche da noi prevedessimo una maggiore professionalità e particolare qualificazione per il progettista di unità da diporto, non potremmo in ogni caso vietare l’ingresso nel nostro paese di unità marcate CE, provenienti da altri Stati della comunità o anche dall’estero, progettate da chi queste qualifiche non le ha, nemmeno in forma equipollente.

Abbiamo chiesto il punto di vista a un noto progettista italiano, Aldo Gatti, che nel settore diporto lavora da oltre trent’anni e che con piacere ospitiamo nelle pagine della nostra rubrica, aperta ovviamente anche ad altre opinioni sull’argomento.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le ultime prove