Il Laser si colora di azzurro

La vela azzurra avanza verso i Giochi di Londra e punta sulla splendida interprete del Radial Francesca Clapcich e Michele Regolo che potrebbe recitare il ruolo dell’outsider. Li abbiamo incontrati prima della partenza per gli allenamenti...

Il laser si colora di azzurro

Il Laser è la deriva per eccellenza, i cui numeri non hanno paragoni.

Disegnata da Bruce Kirby nel 1970, da allora ha avuto una diffusione capillare sulle spiagge di tutto il mondo: ad ora vanta più di 250.000 barche prodotte.

La sua forza sta nella semplicità: scafo pulito, una sola vela di 7.06 metri quadrati, veloce da armare, poche regolazioni, facile da caricare in macchina con l’albero divisibile in due.

Nel corso degli anni sono state apportate solo poche (piccole) modifiche, per aggiornarsi coi tempi senza perdere lo spirito della classe: l’ingresso di due nuove vele per l’avvicinamento di giovani e ragazze, armabili cambiando solamente la parte bassa dell’albero: una da 5.7 mq (Radial) e una da 4.7 mq. Successivamente anche le manovre correnti sono state semplificate, aggiungendo paranchi e creando non pochi malumori tra i “puritani” della classe, che in breve tempo si sono accorti della comodità delle nuove invenzioni.

Queste caratteristiche, semplicità della barca che mette in risalto solamente le qualità tecniche e fisiche, e costi limitati che permettono l’ingresso anche alle federazioni meno facoltose, hanno fatto del Laser la barca olimpica per eccellenza: economica, one design, diffusa in tutto il mondo.

Al punto che vincere una medaglia olimpica o un mondiale Laser è forse l’impresa più grande che si possa fare nel mondo della vela, in termini di numero di avversari idealmente battuti.

Il mito indiscusso della classe Laser è stato ospite di Vela e Motore lo scorso mese, si tratta del brasiliano Robert Scheidt. Prima di passare alla Star ha vinto il vincibile sul Laser: otto titoli mondiali, due medaglie d’oro e una d’argento ai Giochi.

Nonostante il livello altissimo, il gotha della classe è estremamente ristretto: negli ultimi due mondiali il podio è stato composto dagli stessi tre atleti, indiscutibilmente favoriti per una medaglia a Londra: si tratta dell’australiano Tom Slingsby, l’inglese Paul Goodison e il neozelandese Andrew Murdoch.

Tra le ragazze la storia è recente, perché il Laser Radial ha sostituito l’Europa come singolo femminile alle Olimpiadi dopo Atene, per cui Londra sarà la seconda edizione.

Favorita l’olandese Marit Bouwmeester, che questa stagione ha fatto man bassa di titoli, compreso il mondiale. E l’Italia? Diego Romero, lo storico bronzo di Pechino, non si è qualificato, e il suo posto in squadra è stato preso da Michele Regolo, atleta delle Fiamme Gialle alla sua ultima esperienza sul singolo olimpico: speriamo possa recitare il ruolo dell’outsider, se non nel campionato almeno in qualche prova.

Il versante femminile regala qualche speranza in più. Francesca Clapcich è grintosa e determinata, deve solo trovare più costanza nei risultati, ma i potenziali per una Olimpiade da ricordare ci sono.

Il settore giovanile Laser è una delle più grandi incognite e allo stesso tempo speranze della vela italiana. Il circuito è popolato, ma in questi anni difficilmente sono emersi grandi atleti (Romero è cresciuto velisticamente in Argentina).

Ora però sembra che i talenti ci siano: sono due e hanno 19 anni: Francesco Marrai, Campione del Mondo 2011 Laser standard, e Giovanni Coccoluto, detentore di altri 3 titoli mondiali in Laser 4.7 e Radial.

Tra le ragazze la giovane Cecilia Zorzi è stata incoronata campionessa mondiale 4.7. Li seguiamo con attenzione e speriamo che le aspettative di una nazione in cerca di talenti non li metta in difficoltà.

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