Amer Cento Quad, osare l’impossibile

Primo yacht di trenta metri spinto da quattro Volvo Penta IPS 1050. Un cuore pulsante innovativo in grado di ridurre in modo drastico consumi ed emissioni e aumentare il comfort di bordo
1/18
Nei superyacht è sempre più difficile ottenere un miglioramento davvero significativo in prestazioni, affidabilità e standard di comfort e le vie per proporre innovazione vera richiedono di mettersi in gioco al di là delle soluzioni convenzionali.
La Famiglia Amerio, titolare di Amer Yachts, ha centrato l’essenza del tema definendo la collaborazione tra il suo cantiere e Volvo Penta una visionary partnership: questa sintesi spiega la ragione per cui l’Amer Cento Quad ha vinto il premio “Most Innovative Yacht” allo scorso Salone di Cannes.

Motorizzata con quattro Volvo Penta IPS, è l’unità che può cambiare i parametri di valutazione nella fascia dei 100’ di lunghezza. Il progetto parte dalla versione “tradizionale” proposta con due Cat da 1.925 cavalli in V-Drive che, dopo una accurata riprogettazione e sperimentazione, ha dato origine a uno yacht solo apparentemente simile alla sua sistership.
Nella realtà vanta caratteristiche esclusive: è il primo al mondo con quattro motori IPS capace di superare i 28 nodi con rumorosità, vibrazioni e consumi nettamente più contenuti rispetto sia alla versione con motori tradizionali sia alla concorrenza diretta nella fascia dei cento piedi.

Il design reinterpreta i canoni stilistici tipici di Amer e degli yacht wide body di elevate prestazioni con slanci molto pronunciati che enfatizzano le caratteristiche dinamiche dello yacht, ponte di prora che prosegue idealmente il piano del fly molto esteso longitudinalmente e superfici vetrate con andamento a “freccia”.
Possiamo definire mediterraneo questo particolare sviluppo longitudinale delle linee in quanto, oltre a donare sportività al disegno, crea aree molto ampie per la vita all’aperto. Proviene dall’Amer 94 il “balcone prendisole” a poppa esteso oltre il coronamento che, senza mortificare gli spazi del pozzetto, richiama l’effetto emotivo delle “endless pool”.
Il rivestimento dei ponti in sughero garantisce leggerezza ed eccellente coibentazione termica, una sensazione nuova rispetto alla più tradizionale offerta dalle doghe in teak.

Trattandosi di un tre ponti, per la timoneria interna, priva delle porte laterali, è stata scelta la soluzione del ponte parziale intermedio che permette di contenere lo sviluppo verticale dello yacht (la struttura è realizzata in corrispondenza della cucina). Nella postazione di governo del flying bridge non sono previste alette di manovra, ma la posizione centrata sul baglio massimo offre un buon controllo degli ingombri.
Una parte importante del ponte superiore (il bar e la zona pranzo) è un’area “al fresco” convertibile in quanto il tettuccio del rollbar è dotato di una chiusura in tessuto apribile.
Il layout interno del lower deck può essere personalizzato scegliendo tra tre diverse soluzioni per le cabine ospiti. All’estremità di prora sono previsti tre alloggi per l’equipaggio con accesso indipendente.

Sul main deck l’armatoriale è full beam con due bagni distinti e studio realizzato nel corridoio di collegamento con il salone. Essenze, materiali e stili di arredo sono personalizzabili e la versione proposta sullo yacht della nostra prova con pavimenti in teak antico è affascinante e raffinata.
L’innovazione vera è costituita dai quattro IPS: guadagno di spazio per gli ospiti, riduzione delle vibrazioni, del rumore e dell’impatto ambientale si coniugano con le ben note qualità di manovra del sistema. I consumi sono in linea con quanto già rilevato nella prova dell’Amer 94 con 3 IPS (vedi Barche da Sogno autunno 2016) e il dato più significativo è relativo alla velocità adottata nei trasferimenti: a circa 10 nodi si ottiene un ottimo consumo di 7,2 litri/miglia con autonomia di quasi 1.252 nm. A oltre 28 nodi si sale a 20,7 litri/nm che è comunque un valore molto buono con incremento coerente di velocità e consumi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le ultime prove