Introduzione
Prova svolta a giugno 2005 - Quarantasei piedi sono una taglia media o una
taglia grande? In pochi anni quello che sembrava un traguardo è diventato un
punto di partenza e sotto i quindici metri si parla senza troppi pudori di
“entry level” e la cosa sembra un po’, come diceva la nonna, uno schiaffo alla
miseria. Dunque secondo le nuove abitudini ci troviamo di fronte a una barca
medio piccola, anche se le sue doti ne fanno un oggetto completo per la
crociera senza compromessi.
Questo 46’di Pershing è da osservare con cura, anche perché sotto l’apparenza
di barca aggressiva, veloce nasconde un cuore abbastanza grande, dedicato alla
crociera. Lo dichiarano subito le tre cabine e i tre bagni, un traguardo
difficile anche per un motoscafo fly bridge con ben altri volumi a
disposizione. Come lo affermano gli spazi a disposizione in pozzetto e coperta.
L’open messo a punto in questi anni da Pershing è in realtà molto protetto, con
gran parte del pozzetto sotto il tettuccio, in questo caso rigido e scorrevole
su rotaie. Una scelta che fa chiamare queste barche “coupè” e che ce la fa
sembrare sempre più complete per l’uso mediterraneo. Come abbiamo scritto più
volte, ma vale la pena di ripeterlo, il cantiere che recentemente ha inaugurato
una nuova sede a Mondolfo in via JJ Pershing, ha davvero creato una tradizione,
imponendo a questa tipologia una spinta importante.
Da una parte le prestazioni, sempre vicine ai quaranta nodi di velocità
massima, dall’altra gli interni ricchi di soluzioni intelligenti. Non solo
correre, ma farlo con comfort adeguato. In questo processo Antonelli ha usato
bene la collaborazione e le idee di Fulvio De Simoni, progettista di tutta la
serie. Interni Sotto esame sono l’abitabilità e il fatto che le tre cabine
siano realizzate con le giuste dimensioni. La distribuzione è classica con la
cabina armatoriale a prua, al centro una bella dinette con divano a L e due
sgabelli movibili, c’è una piccola zona cucina e colonna frigo servizi. Una
cabina a letti gemelli è al centro con una buona altezza di manovra. La terza
cabina è a poppa, una doppia con letti gemelli o letto matrimoniale e ha un
accesso separato, completamente isolata dalla zona di prua da cui è divisa
dalla sala macchine. La soluzione non è del tutto inedita ma gli spazi ottenuti
sono apprezzabili, considerando le difficoltà che i progettisti devono aver
affrontato per sfruttare bene gli spazi.
Tutte le cabine hanno il bagno dedicato e anche questo è un plus importante.
Non siamo del tutto convinti che in barca servano tanti bagni, ma di certo il
mercato lo è, e la vera o presunta privacy è richiesta in ogni modo con
insistenza soprattutto dalle signore che hanno sempre un peso determinante
nelle decisioni. La scelta di colori chiari e legni non invadenti privilegia la
sensazione di luminosità e spazio, l’arredo è completato inserendo alcuni
elementi di richiamo che rompono la ricercata semplicità generale. Una scelta
che ci trova d’accordo, considerata anche la taglia della barca. Fare tre
cabine su 46 piedi poteva voler dire farle tutte piccole, e una volta a bordo
non abbiamo avuto questa impressione, ci è sembrato tutto adeguato anche per
persone non proprio piccole.
La coperta
Coperta
La fisionomia è quella tipica Pershing, con muso aggressivo dotato di
prendisole, ampio spazio protetto a centro barca con tettuccio mobile, aspetto
generale vagamente automobilistico. Il posto di pilotaggio è importante con un
quadro strumenti completo.
Nella zona living esterna gli elementi sono distribuiti in maniera che la
circolazione a bordo sia agevole e che non sia necessario procedere per sensi
unici alternati, come accade spesso sulle barche dove si tenta di mettere tutto
e di più e si finisce per avere un piccolo canale di passaggio. Sotto il
tettuccio c’è un bel tavolo dinette che confina con un grande prendisole a
poppa, dove si può stare comodi in navigazione.
Molto ampia la plancetta per supportare il tender o la moto d’acqua, che non fa
rimpiangere un eventuale garage poppiero.
La prova
La prova
Il Pershing 46 provato era uno dei primissimi esemplari ed è servito per la
messa a punto, che in pratica si è limitata a piccoli interventi sulle eliche
risultate un po’ lunghe di passo e gli assetti. Il 46 ha trasmissioni
tradizionali e motori Man common rail da 800 cavalli, una scelta che punta alla
semplicità e a non esagerare con i costi. E’ un motore di nuova generazione con
un rapporto peso potenza molto interessante. La carena si è dimostrata da
subito molto agile e nervosa, ma anche in grado di tenere il mare con sicurezza.
Insomma divertente, con una guida molto immediata con belle sensazioni in
accelerazione e buona risposta ai comandi elettronici cui ormai ci siamo
abituati. Nonostante le linee d’asse è molto rapida in manovra, con un diametro
di virata stretto e una bella risposta alle inversioni di rotta. Fino a 16 nodi
che corrispondono a 1.200 giri la barca in dislocamento o poco più e non da
nessuna sensazione, è solo dopo la planata che diventa viva ed esprime le sue
caratteristiche, non compratela insomma per andar piano…
La velocità massima non ha superato per pochi decimi i quaranta nodi, che
dovrebbe essere un traguardo raggiungibile con la messa a punto delle eliche e
dei pesi. Al momento il passo sembra corretto, si superano di una cinquantina
di giri i dati del produttore, allungando un po’ forse si migliora la
navigazione con mare piatto ai regimi di crociera. Il comfort di chi è a bordo
è buono, si trova dove stare seduti senza equilibrismi. Con il tettuccio chiuso
si realizza un ambiente dove è possibile percepire il movimento e il mare che
sta attorno senza però essere investiti dall’aria.
Una buona soluzione per le mezze stagioni e per non affaticarsi in navigazione.
In effetti a velocità di crociera, che può scendere senza problemi fino a
tranquillissimi 25/28 nodi che corrispondono a 1.600/1.700 giri si vive in
relax. A 2.000 giri si naviga attorno ai 33 nodi, si ha l’impressione che
piccole variazioni alle manette cambino molto le velocità.