Una rete dei porti per salvare l’Italia
di Fulvio Dodich
Il porto di Ravenna, vecchio duemila anni, mi ha influenzato dalla nascita, il mare antistante mi ha formato, ho vissuto l’ascesa esponenziale del diporto, una crescita continua di imbarcazioni fino a raggiungere le circa 3.000 unità attualmente iscritte al registro. L’Italia, e Ravenna ne ha anticipato i tempi, ha creato infrastrutture e marina, gestite da operatori privati e club nautici, in parallelo con l’incremento del parco circolante delle imbarcazioni. Tutti hanno dovuto superare e risolvere le innumerevoli problematiche relative alla burocrazia e, in assenza di regole, alla difficile coesistenza dei gestori. L’Italia è unica per collocazione e per vantaggi naturali: una penisola con il clima temperato e circa di 7.500 km di coste, isole comprese, utilizzabili per almeno 8 dei 12 mesi a disposizione ogni anno; il 75% dei siti culturali esistenti al mondo, che se fossero proposti in modo decente sarebbero le attrattive turistiche di interesse unico, una cucina prelibata e ristoranti, locali notturni e i luoghi di divertimento.
Il mare, le coste e una volta a terra la possibilità di scegliere. Un mix perfetto per coloro che amano il mare e vogliono passare le loro vacanze navigando. Manca solo una rete di porti turistici ben strutturata che potrebbe risolvere i problemi di chi svolge un’attività (sono quasi tutte) che non permette di programmare al meglio (per lui) una vacanza all’ultimo momento scegliendo il suo itinerario senza dover fare prenotazioni con largo anticipo.
Possibile che in un Paese civile come l’Italia questa opportunità non sia concessa a chi utilizza una barca per fare le proprie vacanze navigando in sicurezza? Purtroppo ci sono tanti porti, non organici alla navigazione sicura per mancanza di strutture raggiungibili in tempi brevi anche dai piccoli natanti, spesso scollegati e in conflitto tra loro. Per il diportista è un vero problema che lo porta a scegliere crociere all’estero dove tutto è più facile per il turista. Finché perdurerà questa situazione si perderà l’opportunità di generare e distribuire ricchezza sul territorio italiano, soprattutto quello che ha le coste più belle, a vantaggio di quegli abitanti che ne avrebbero più bisogno trovando in questa forma di turismo una naturale occupazione. Non è cosa da poco dare lavoro a una quantità enorme di cittadini soprattutto giovani. Non è solo il denaro che potrebbe affluire nelle casse dei porti (di pochi), ma anche quello che potrebbe diffondersi fra una molteplicità di operatori a terra (ovvero di tutti gli abitanti del luogo con grande influenza anche nel retroterra come è già successo in Costa Azzurra).
L’effetto producibile dai diportisti, ogni volta che scendono a terra, porta a visitare monumenti, fare acquisti nei negozi, gustare i piatti locali nei ristoranti e nei bar: una piacevole invasione che contribuisce a supportare le economie locali. Una rete di porti turistici, ben collegati, con servizi adeguati, con uno standard qualitativo certo e certificato potrebbe quindi dare una grande spinta non solo all’industria nautica, ma all’economia locale in genere.
Ma la cosa più importante da valutare è il volano esponenziale capace di dare un impulso inarrestabile all’economia nazionale di tutto il Paese. Una rete affidabile nei servizi e che garantisca la sicurezza sarebbe capace di attrarre i diportisti esteri, anche in modo stanziale e creare ricchezza. Fra le finalità di Italia Navigando, vi era anche questa.
Purtroppo le buone intenzioni non sono state sufficienti a raggiungere gli obiettivi. E’ pur vero che “di buone intenzioni sono lastricate le vie dell’inferno”ma forse si potrebbe partire da quelle intenzioni e trasformarle in operatività, con l’auspicio di utilizzare le profonde conoscenze di UCINA e magari l’intervento massiccio di privati. Spero di poter vedere dei segni in questo senso perché l’Italia e gli italiani lo meritano.
Le nostre aziende rappresentano l’eccellenza della nautica mondiale, creano molte migliaia di posti di lavoro, contribuiscono al benessere sociale e meritano di essere supportate con gli strumenti giusti, bisogna dimenticare campanilismi di poco conto e giochi di potere locale focalizzando l’interesse prioritario sul nostro Paese.
Spero di poter vedere i segni di questo nuovo corso e, per quanto possa fare, mi impegno a percorrere questa strada perché il progetto si realizzi nell’interesse del comparto nautico e di tutti gli italiani.