15 February 2013

Vela e Motore di febbraio 2014 è in edicola!

Una copertina dal sapore quasi estivo con lo Sly 43 che nella nostra prova, con otto nodi di vento reale, ci ha permesso di navigare di bolina a velocità comprese tra 6,9 e 7,5 nodi. Scoprite con noi le novità presentate al Salone di Parigi e al Mets di Amsterdam: natanti a vela, accessori e molto altro...

Contenuti

Una copertina dal sapore quasi estivo con lo Sly 43 che nella nostra prova, con otto nodi di vento reale, ci ha permesso di navigare di bolina a velocità comprese tra 6,9 e 7,5 nodi.

 

E con le prime brezze primaverili aumenta la voglia di barca e così scoprite con noi le novità presentate al Salone Nautico di Parigi, dove la vela era è stata l’indiscussa protagonista, particolarmente vivace nella fascia dei natanti.

 

 

Varia l’offerta al Mets di Amsterdam, dove presentiamo le più interessanti novità sul mercato mondiale (suddivise per fasce di prezzi) studiate per rendere la navigazione più sicura e divertente: dalle mappe per smartphone a batterie che caricano in mezz’ora, da robustissimi bozzelli a stabilizzatori superefficienti.

 

 

Ricca la sezione prove con sei interessanti novità. Si parte dalla vela con lo Sly 43, un fast cruiser con un’abitabilità sopra la media e l’Xp-33, natante con ottime prestazioni (7,5 nodi al traverso con 10 nodi di vento) e interni con tre cabine.

 

 

Nel pacchetto novità anche una ghiotta primizie di fascia alta: il Ferretti 750, uno yacht di lusso per la crociera d’altura che raggiunge i 33 nodi e tre natanti molto diversi tra loro: il semidislocante Delphia Escape 1080 Soley, il Boston Whaler 170 Dauntless, un open di 5 metri carrellabile e molto veloce, infine il Solemar 32 St, un gommone cabinato che vola a 44 nodi con due fuoribordo da 250 cv.

 

 

Una serie di consigli pratici per la manutenzione del frigo in barca e le regole base per organizzare la cambusa prima della crociera.

 

Regate oceaniche: dalla Transat Jacques Vabre (dalla Francia al Brasile) alla Mini Transat (dalla Francia alla Guadalupa) sono stati ben dodici gli italiani protagonisti. Giancarlo Pedote (secondo alla Mini) ci racconta il percorso per arrivare a navigare in oceano e il budget necessario per cominciare.

 

Infine un’intervista con Paul Cayard, lo skipper americano reduce dalla Coppa America con Artemis Racing. All’alba dei 55 anni ricomincia dalla classe Star e non esclude un ritorno in Italia. 

 

 

 

Vela e Motore è disponibile anche in formato digitale, per smartphone, tablet e computer.

 

 

Sommario

1         EDITORIALE

 

3         CONTRO

           EDITORIALE

 

10       La voce dei lettori

 

           PROTAGONISTI

14       Domenico Furci, Fountaine Pajot

                            di Paolo Portinari

 

           NEWS

18       La voce dei cantieri

           di Olimpia De Casa

21       Saloni

22       Leggi, balzelli & Co.

           di Christian Signorelli

 

           ATTUALITÀ

24       Salone di Parigi 

           di Alberto Mariotti

32       Salone di Amsterdam

           di Matthias Negri da Oleggio

 

           SPORT

72       Transat Jacques

           Vabre e Mini Transat

           di Clara Mulas

 

Le nostre prove

 

42       Ferretti 750

           di Alberto Mariotti

 

48       Delphia Escape 1080 S

           di Tommasino Gazo

 

54       Boston Whaler 170 Dauntless 

           di Fabio Petrone

 

56       Solemar 32 ST

           di Concilio Rosario

 

60       Sly Yachts Sly 43

           di Paolo Portinari

 

66       X-Yachts Xp 33

            di Alberto Mariotti

 

 

78       Intervista:

           Paul Cayard

           di Giuliano Luzzatto

 

81       Notiziario sportivo

 

 

           IL GIORNALE
           DEL NAVIGANTE

 

87       Nautica pratica: Il frigorifero di bordo

           di Davide Zerbinati

90       Motori e impianti

92       Porti e approdi

94       Letti e visti per voi

           di Marta Gasparini

95       Pagine Azzure News

           di Olimpia De Casa

96       Scafi d’epoca

98       In barca e oltre

100     Usato sotto la lente: Panda 34

           di Davide Zerbinati

103     Piccoli annunci

 

 

Editoriale

 

Ucina scalda i motori in vista dell’elezione del nuovo presidente che avverrà il prossimo maggio. Sono tanti e difficili i compiti che lo attendono. Ci vorrebbe qualcuno che desse una risposta agli spunti mirati che elenchiamo per risolvere, in parte, l’impasse del comparto che vive una delle crisi più nere e per sensibilizzare tutti coloro che fanno del mare una passione e una professione.

 

 

 L’anno che vorrei

ci piacerebbe

 

 

Contrastare il disagio di chi naviga, ed è costretto a considerarsi un perseguitato, una sorta di capro espiatorio su cui esorcizzare il demone (finora invincibile) dell’evasione fiscale.

 

Mettere fine al massacro dei controlli in mare, spesso reiterati, da parte dei corpi ed enti dello Stato (Guardia Costiera, Carabinieri, Polizia, Forestale e Guardia di Finanza) nella speranza che, al più presto, arrivi il registro digitale delle barche.

 

Rendere più omogenei i prezzi dei servizi al diportista (alaggio e varo, interventi meccanici e di manutenzione etc.) perché non costino un occhio della testa, al limite del taglieggiamento. Questo eviterebbe fughe verso lidi esteri “più accoglienti” e meno esosi.

 

VERIFICARE che nei porti venga sempre rispettata la quota di ormeggi dedicata al transito (soprattutto in estate) come prevede la legge.

 

Garantire l’accessibilità agli scivoli a mare in osservanza alla normative vigenti.

 

Istituire finalmente una Rete dei Porti, uno strumento efficace destinato a creare lavoro attraverso la promozione delle nostre coste in stretta sinergia con l’offerta turistica e i servizi a terra. Perché fare squadra, tutti insieme, è la chiave di volta verso la ripresa.

 

Rendere le tariffe dei porti adeguate alle reali condizioni di mercato perché diventino fruibili da tutti e ridurre l’Iva dei canoni portuali all’11%, allo stesso livello delle strutture ricettive (come avviene nei marina francesi) e con la conseguenza di rendere le tariffe più accessibili.

 

Creare l’opportunità di acquistare un natante sapendo di poter contare su incentivi e sconti come succede per le auto. Darebbe sicuramente un notevole impulso al rilancio del mercato interno.

 

Riportare le banche all’erogazione del credito al consumo, una funzione vitale per ridare fiato a un’economia asfittica.

 

METTERE in atto tutte le misure necessarie perché il Salone di Genova torni ad essere protagonista indiscusso del mercato nautico internazionale eliminando sterili personalismi che danneggiano per primi gli operatori, vittime di difficoltà logistiche e costi sproporzionati che allontanano i cantieri italiani e stranieri.

 

SPINGERE l’acceleratore affinché in un paese così circondato dall’acqua, la cultura del mare venga insegnata fin dai primi anni di scuola per creare quel rispetto ambientale che il grande pianeta blu merita da parte di chi naviga e non solo.

 

Controeditoriale

Una rete dei porti per salvare l’Italia

 

di Fulvio Dodich

 

Il porto di Ravenna, vecchio duemila anni, mi ha influenzato dalla nascita, il mare antistante mi ha formato, ho vissuto l’ascesa esponenziale del diporto, una crescita continua di imbarcazioni fino a raggiungere le circa 3.000 unità attualmente iscritte al registro. L’Italia, e Ravenna ne ha anticipato i tempi, ha creato infrastrutture e marina, gestite da operatori privati e club nautici, in parallelo con l’incremento del parco circolante delle imbarcazioni. Tutti hanno dovuto superare e risolvere le innumerevoli problematiche relative alla burocrazia e, in assenza di regole, alla difficile coesistenza dei gestori. L’Italia è unica per collocazione e per vantaggi naturali: una penisola con il clima temperato e circa di 7.500 km di coste, isole comprese, utilizzabili per almeno 8 dei 12 mesi a disposizione ogni anno; il 75% dei siti culturali esistenti al mondo, che se fossero proposti in modo decente sarebbero le attrattive turistiche di interesse unico, una cucina prelibata e ristoranti, locali notturni e i luoghi di divertimento.

Il mare, le coste e una volta a terra la possibilità di scegliere. Un mix perfetto per coloro che amano il mare e vogliono passare le loro vacanze navigando. Manca solo una rete di porti turistici ben strutturata che potrebbe risolvere i problemi di chi svolge un’attività (sono quasi tutte) che non permette di programmare al meglio (per lui) una vacanza all’ultimo momento scegliendo il suo itinerario senza dover fare prenotazioni con largo anticipo.

 

Possibile che in un Paese civile come l’Italia questa opportunità non sia concessa a chi utilizza una barca per fare le proprie vacanze navigando in sicurezza? Purtroppo ci sono tanti porti, non organici alla navigazione sicura per mancanza di strutture raggiungibili in tempi brevi anche dai piccoli natanti, spesso scollegati e in conflitto tra loro. Per il diportista è un vero problema che lo porta a scegliere crociere all’estero dove tutto è più facile per il turista. Finché perdurerà questa situazione si perderà l’opportunità di generare e distribuire ricchezza sul territorio italiano, soprattutto quello che ha le coste più belle, a vantaggio di quegli abitanti che ne avrebbero più bisogno trovando in questa forma di turismo una naturale occupazione. Non è cosa da poco dare lavoro a una quantità enorme di cittadini soprattutto giovani. Non è solo il denaro che potrebbe affluire nelle casse dei porti (di pochi), ma anche quello che potrebbe diffondersi fra una molteplicità di operatori a terra (ovvero di tutti gli abitanti del luogo con grande influenza anche nel retroterra come è già successo in Costa Azzurra).

L’effetto producibile dai diportisti, ogni volta che scendono a terra, porta a visitare monumenti, fare acquisti nei negozi, gustare i piatti locali nei ristoranti e nei bar: una piacevole invasione che contribuisce a supportare le economie locali. Una rete di porti turistici, ben collegati, con servizi adeguati, con uno standard qualitativo certo e certificato potrebbe quindi dare una grande spinta non solo all’industria nautica, ma all’economia locale in genere.

 

Ma la cosa più importante da valutare è il volano esponenziale capace di dare un impulso inarrestabile all’economia nazionale di tutto il Paese. Una rete affidabile nei servizi e che garantisca la sicurezza sarebbe capace di attrarre i diportisti esteri, anche in modo stanziale e creare ricchezza. Fra le finalità di Italia Navigando, vi era anche questa.

Purtroppo le buone intenzioni non sono state sufficienti a raggiungere gli obiettivi. E’ pur vero che “di buone intenzioni sono lastricate le vie dell’inferno”ma forse si potrebbe partire da quelle intenzioni e trasformarle in operatività, con l’auspicio di utilizzare le profonde conoscenze di UCINA e magari l’intervento massiccio di privati. Spero di poter vedere dei segni in questo senso perché l’Italia e gli italiani lo meritano.

Le nostre aziende rappresentano l’eccellenza della nautica mondiale, creano molte migliaia di posti di lavoro, contribuiscono al benessere sociale e meritano di essere supportate con gli strumenti giusti, bisogna dimenticare campanilismi di poco conto e giochi di potere locale focalizzando l’interesse prioritario sul nostro Paese.

Spero di poter vedere i segni di questo nuovo corso e, per quanto possa fare, mi impegno a percorrere questa strada perché il progetto si realizzi nell’interesse del comparto nautico e di tutti gli italiani.

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