03 January 2014

Vela e Motore di marzo 2015 è in edicola

Vela e Motore scalda i muscoli in vista dell’estate: chi è interessato ai lavori a bordo troverà una guida sul disinvernaggio della barca con un programma di interventi da fare da soli (per risparmiare) e altri che è meglio affidare a mani esperte. Prove, charter, accessori e tanto altro!

Contenuto

Vi proponiamo anche l’abc degli interventi fai da te sul motore entrofuoribordo prima della nuova stagione.

 

Incentivi e finanziamenti a tasso zero dedicati a chi è a caccia del nuovo fuoribordo. Ce li illustra il numero uno di Yamaha in Italia, Massimiliano Mucchietto.

 

Dal Salone di Düsseldorf, cinquanta anteprime e novità commentate e fotografate dal nostro inviato.

 

Nella sezione prove vi portiamo a bordo di sei modelli a motore e a vela, da 42 a 8 metri. Codecasa 42 è un mega yacht su tre ponti con linee senza tempo e volumi interni incredibili; Absolute Navetta 58 segna il debutto del cantiere italiano nel settore delle navette; Rio Paranà 38 è un supernatante con soft top che offre due cabine e due bagni; Motonautica Vesuviana 650, battello ben fatto provato con fuoribordo Suzuki da 90 e 40 cv (senza patente).

 

Per la vela vi proponiamo il trimarano francese Neel 45 che, grazie alla facilità con cui sbanda e solleva lo scafo sopravento, ha prestazioni brillanti; infine il Fareast 26, un natante sportivo e divertente, adatto sia a brevi crociere che a regate di flotta.

 

Infine, per la sezione sportiva, un’intervista esclusiva a Giovanni Soldini che, a bordo di Maserati, è di nuovo a caccia di nuovi record oceanici.

 

Vela e Motore è disponibile in edicola, e nelle versioni per tablet, smartphone e pc oltre che ogni istante online, all’indirizzo www.velaemotore.it

Vela e Motore è una pubblicazione Edisport Editoriale, scopri tutto il mondo di Edisport in un click www.edisport.it

Sommario

1 EDITORIALE

 

NEWS

10 La voce dei lettori

14 Barche e novità di A. Mariotti e M. Zacchetti

22 Eventi

26 Leggi, Balzelli & Co.

 

PROTAGONISTI

28 M. Mucchietto, Essere Yamaha di M. Gasparini e M. Zacchetti

 

SALONI

32 DüsseIdorf, italiani über alles di Alberto Mariotti

 

PROVE

44 Codecasa 42 di Olimpia De Casa

50 Absolute Navetta 58 di Alberto Mariotti

56 Rio Paranà 38 di Maurizio Zacchetti

62 M. Vesuviana 620 di Carlo Zazzera

66 Neel 45 di Tommasino Gazo

72 Fareast 26 di Tommasino Gazo

 

SPORT

74 Giovanni Soldini, di nuovo in oceano di Tommasino Gazo

76 Notiziario sportivo di L. Cesari e A. Mariotti

 

IL GIORNALE  DEL NAVIGANTE

80 Il disinvernaggio di Davide Zerbinati

86 Manutenzione efb Guida al fai da te

90 Elettronica di Alberto Mariotti

92 Shipchandler di Matthias Negri

94 Scafi d’Epoca Red di Scozia di Paolo Maccione

98 Luigi Spaggiari: Col mio Riva sul carrello di Paolo Maccione

101 Pagine azzurre di Olimpia De Casa

102 In barca e Oltre di Olimpia De Casa

104 Usato sotto la lente Sun Odyssey 44 di Davide Zerbinati

107 Usato: elenco prove

108 Piccoli annunci

Editoriale

Il teatrino della nautica
 
di Marta Gasparini
 
Lo spettacolo non è stato edificante. Le ultime vicende legate alla nautica italiana non hanno offerto una grande immagine del settore: da quando è calato il sipario sull’ultimo Salone di Genova di ottobre 2014 i colpi di scena sul palcoscenico di Ucina si sono susseguiti con ritmo incalzante. 
 
 
Tanto per dare un’idea del copione: Massimo Perotti, presidente di Confindustria Nautica, si dimette dopo soli otto mesi; Beniamino Gavio, patron dei Cantieri Baglietto, sembra avere l’intenzione di tornare in associazione; Azimut, Baglietto e Ferretti formano un fronte unico per ridare fiato a un’Ucina sfiancata da polemiche tra grandi e piccoli costruttori; la scena del balletto sull’organizzazione nell’ambito dell’Expo “sì, ma forse no”.
 
 
Una commedia intervallata da conferenze stampa, a Düsseldorf con protagonista Anton Francesco Albertoni (salito al vertice de “I Saloni Nautici” la società per azioni costituita nel 2014 per gestire l’evento genovese) per rassicurare gli espositori circa la sua fattibilità. Tutto questo mentre a Milano Lamberto Tacoli, neo presidente vicario Ucina, lanciava messaggi per ricompattare e traghettare l’associazione fino alle elezioni di aprile. 
 
Nel finale tutti chiedono, noi compresi, l’unità di Ucina, la formazione di una squadra forte ed efficiente per risolvere i problemi (fermi sul tavolo). Primo fra tutti l’equilibrata rappresentatività tra le due diverse anime del settore, tra grandi e piccoli costruttori. A questo punto ci si deve chiedere quali saranno le prossime mosse. Impossibile prevederle, l’impressione dominante vede tempi difficili e il nostro timore è che ci si affidi troppo alla sola speranza che la crisi passi per ricominciare a crescere. Un atteggiamento pericoloso, mentre la situazione imporrebbe azioni forti per superare il momento critico.
 
 
Al futuro presidente spettano decisioni coraggiose e anche scomode quali la riorganizzazione del “sistema salone” in nome dell’efficienza, risolvendo anche i dubbi sull’opportunità di mantenere la principale vetrina italiana della nautica nel capoluogo ligure. Genova è un bellissimo palcoscenico sull’acqua, ma questo non basta più. 
 
 
Oltre alla debolezza  dell’esposizione, la città deve migliorare le proprie infrastrutture, a cominciare dalla ricettività e dall’accoglienza depurate da prezzi esorbitanti senza dimenticare la logistica dei parcheggi e dei trasporti. Ce la farà? Il tempo è poco e il lavoro è enorme, ma il cambiamento è l’ultimo treno per ricominciare a correre. 
 
 
Nello scorso mese di gennaio il nostro Alberto Mariotti è stato al Salone di Düsseldorf (di cui pubblichiamo il resoconto in questo numero): faceva freddo, non c’era il sole e, ovviamente, neppure il mare ma c’erano, invece, tanti italiani soddisfatti e con tantissime novità in anteprima. 
A buon intenditor poche parole…

Controeditoriale

Organizzazione per un nuovo Rinascimento
di Domenico Furci, responsabile Italia Fountaine Pajot
 
 
Ho ascoltato tante volte operatori e colleghi stranieri accusare e definire l’Italia, la patria dell’improvvisazione. Nel tempo la crisi ha accentuato un gap storico del nostro settore e le differenze con gli altri paesi non solo europei.
Il divario è imputabile alla mancanza di una filiera riconosciuta e coordinata fatta di produttori, reti di vendita, marina, professionisti, operatori pubblici e privati. In sintesi di un sistema in grado di accogliere la domanda della piccola, media e grande nautica.
Il limite del nostro Paese è che tutti fanno tutto o pretendono di fare tutto. E’ scritto nella storia. 
 
Così i cantieri hanno sempre venduto direttamente al cliente finale, senza cogliere l’importanza di istituire e istruire un network di vendita, investire nel mercato di appartenenza non limitandosi esclusivamente a piazzare il prodotto. Forse si sono dimenticati di pretendere un’infrastruttura affidabile fatta di parametri certi e non di “approdi” chiamati marina. 
Ai porti va imputata la responsabilità di non aver saputo segmentare l’offerta dei posti barca per accogliere tutti i livelli della clientela, senza puntare i riflettori solo sulla grande nautica.
In parole povere è mancata la capacità o la voglia di fare sistema.
 
 
Oggi, sotto i colpi della crisi, è crollato ciò che non è mai esistito: un sistema, appunto, che si era autogenerato.
La creazione di una struttura organizzata deve essere il frutto di una cultura maturata dalle esperienze passate, positive e anche negative. Ecco perché la nautica italiana ha ancora la possibilità di rinascere e ricreare un ciclo virtuoso.
 
I cantieri devono decidere se selezionare o rendere esclusivi gli operatori, formarli e investire nelle loro capacità. Gli operatori, a loro volta, pretendere un sistema di infrastrutture (portuali e non solo) con costi certi e parametri uguali in tutto il Paese. Regole fiscali chiare per venditori e acquirenti. 
 
 
Forse non colmeremo mai le differenze con altri paesi, ma potremo rendere l’Italia più ospitale sia per gli investitori stranieri che per i diportisti. 
Quando c’è ospitalità c’è cultura e finalmente potremo parlare di scoprire l’Italia partendo dal mare e dai marina, permettendo a tutta la clientela di usufruire di servizi senza sorprese. 
L’Italia è accessibile dal mare, ma non si può affermare lo stesso da terra. 
 
L’accesso è regolamentato da leggi che ogni territorio e ogni operatore cerca di interpretare e applicare nella palude di concessioni demaniali e marina che hanno venduto o affittato posti barca come immobili di un centro storico.
 
 
La nautica deve pretendere cultura da tutti gli operatori pubblici e privati, le regole devono impedire l’improvvisazione e permettere al famoso ingegno italiano di svilupparsi in un settore sano e riconosciuto.

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