Centoventi giorni per salvare le nautica?
Per la prima volta il governo pensa a un piano di incentivi, molto leggeri e soprattutto brevi, dato che scadrebbero a giugno. Uno spot elettorale in vista delle regionali, o un segno finalmente di concreta attenzione ai nodi profondi che frenano il nostro settore? Di sicuro, non bastano gli incoraggiamenti “politici” a tenere aperti i cantieri.
Aiuti per la nautica. Tra un incentivo per cambiare il frigorifero e un sostegno ai produttori di mobili, spunta per la prima volta la promessa di dare una mano anche al nostro settore. “Non lasceremo affondare la nautica”, ha garantito il ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola. In che modo? Mentre andiamo in stampa, di preciso non si sa. Si parla di dare una mano “alle infrastrutture della nautica” e di “premiare quei prodotti che non creino inquinamento e tutelino di più l’ambiente”.
Vago? Vaghissimo. Ma dopo il nulla prodotto in passato, se non altro un gesto di attenzione, un segnale: un “risultato politico” l’ha definito il presidente di Ucina Confindustria Nautica, Anton Francesco Albertoni.
Sappiamo bene che i nostri cantieri hanno bisogno di ben altro che di “risultati politici”. Soprattutto abbiamo ben chiaro che se questa “sensibilità” politica si fosse manifestata quando le cose andavano bene e i fatturati dei nostri costruttori erano in continua crescita, il loro vantaggio rispetto alla concorrenza mondiale sarebbe cresciuto, i piccoli cantieri avrebbero messo radici più solide e oggi non sarebbero fuscelli in balia del vento della crisi. Sempre a dar retta alle indiscrezioni, gli aiuti sarebbero di entità modesta e avrebbero scadenza assai ravvicinata: da marzo a fine giugno. Che cosa si può, non diciamo realizzare, ma almeno impostare in poco più di cento giorni? Vedremo. Quando leggerete queste righe può darsi che gli incentivi siano già stati varati suscitando la solita ondata di commenti contrapposti. Noi ci permettiamo soltanto di esprimere qualche speranza.
Prima. Che servano a rafforzare le fondamenta sane della nautica italiana. Giusto privilegiare i progetti innovativi ed ecologici, ma non può essere l’unico criterio.
Seconda. Che tengano conto del gap che separa la vitalità e la capacità innovativa dell’industria dalla paludosa incapacità di dotarci di infrastrutture all’altezza della concorrenza europea. Una distanza stellare fatta di ottusità burocratica, vischiosità di competenze, gelosie di campanile, mancanza complessiva di una consapevolezza condivisa che la nautica può essere uno dei grandi motori dell’economia nazionale e coniugare genio imprenditoriale e vocazione turistica.
Terza speranza. Che la “scoperta” della nautica e delle sue complesse potenzialità non duri lo spazio di una campagna elettorale. A breve si vota per le regionali, elezioni importantissime non soltanto perché riguardano il maggior livello di governo dopo quello centrale, ma anche perché rivestono il valore di un test nazionale sul governo in carica. La Liguria è una delle regione chiave, per il governo come per la nautica italiana; e Scajola è ligure di Imperia, luogo simbolo del diportismo italiano e del continuo e spesso perdente confronto con la vicina Costa Azzurra. Perché stupirsi che il rilancio vero del nostro settore parta dall’impegno di un politico che in questa terra è nato e ha costruito la propria fortuna politica? Anzi, sono proprie queste premesse a far sperare che il sostegno alla nautica non si risolva in uno spot elettorale. I liguri - e Scajola lo sa - sono gente che non scherza, specie quando si parla di mare.
Marta Gasparini