19 July 2012

Azimut 50 Magellano, nato per viaggiare

Basta uno sguardo per sentirsi fremere, provare subito una gran voglia di far bagagli e mettersi in rotta per qualche luogo remoto, lontano dal...

Nata per i lunghi viaggi

 

Basta uno sguardo per sentirsi fremere, provare subito una gran voglia di far bagagli e mettersi in rotta per qualche luogo remoto, lontano dal caos quotidiano. Lente navigazioni notturne, grandi autonomie e un piacere che trova pieno appagamento più durante il viaggio che non all’arrivo. La destinazione può essere secondaria, meglio se molto lontana.

 

Il nuovo 50’ appartiene (con il 74’ e il prossimo 40’) alla linea Magellano di Azimut, imbarcazioni dai forti connotati “green” con carena semidislocante che già dal nome, ispirato al famoso navigatore portoghese, evocano l’idea del viaggio, di lunghe permanenze a bordo. Barche dal primo all’ultimo centimetro pensate e costruite per navigare con un comfort difficile da imitare per uno scafo planante. Un modo di andar per mare che strizza l’occhio al velista e al motorista maturo, stufo delle troppe corse contro il tempo alla ricerca del primo posto in rada.

 

Il 50 si nota subito, impossibile confonderlo con quello scafo blu metallizato e la prua che cade a picco nell’acqua. Saliamo a bordo (la passerella è standard) e iniziamo l’esplorazione. Lo proviamo a Savona, Liguria, in una gelida giornata di sole che invita a rinchiudersi nel salottino di prua, accanto alla consolle di guida, accendere motori e riscaldamento e mettersi in marcia verso mete lontane.

 

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Gli interni

Varchiamo la vetrata d’ingresso con la gradevole sensazione che potrebbe essere la futura abitazione di qualche armatore deciso a cambiare vita, lo strumento per sognare nuove avventure per mare. E per un momento ci concediamo di sognare di essere noi quell’armatore. Vetrate a 360°, mobili bassi, nessun elemento ostacola la vista e una luminosità concreta, che non è la classica frase standard con cui i cantieri infarciscono i dépliant di molti, troppi modelli.

 

Ma tutta questa luce sarebbe solo un grave spreco energetico di aria condizionata se tutti i vetri non fossero ricoperti da speciali pellicole che riducono del 20% la forza del sole, del 90% i raggi infrarossi e UV permettendo un risparmio di circa il 25% sull’uso del condizionatore. Questa è solo una delle numerose soluzioni per contenere i consumi. Tra le altre ci sono le luci a Led, carena ed eliche ad alta efficienza e quindi motori meno potenti e inquinanti. Molte anche le scelte “green”: l’antivegetativa con nanotecnologie è meno nociva rispetto a quelle tradizionali (non rilascia veleni nell’acqua), il legno impiegato a bordo proviene da foreste certificate Fsc (Forest Stewardship Council), ovvero gestite con criteri di ecosostenibilità e la pelle delle tappezzerie è trattata senza cromo. Tutto questo ha contribuito a guadagnare la Certificazione Rina Green Plus Platinum, e il Magellano 50 è l’unico della sua taglia a fregiarsi del titolo.

 

La cucina è a poppa, una scelta che troviamo funzionale, soprattutto considerate le dimensioni dello yacht, dove spesso a cucinare è l’armatore stesso (o la sua signora): in questa posizione chi è ai fornelli può continuare a comunicare con gli ospiti in pozzetto o nella sala da pranzo, subito a prua lungo le stesse mura. Inoltre la grande vetrata di poppa è utile anche per non diffondere gli odori negli ambienti sottocoperta. L’ampio stivaggio per la cambusa, 1.560 litri più altri 240 nel gavone sul cielino, la rende a tutti gli effetti una cucina ideale per crociere a lungo raggio. Peccato però che i fuochi (in vetroceramica) siano solo tre, per un’imbarcazione nata per viaggiare si poteva pensare a una più pratica soluzione a quattro. Di fronte c’è il frigo a colonna da 190 litri, affiancato da un capiente mobile per le stoviglie.

 

Ma il cuore del Magellano è sottocoperta, dove troviamo qualcosa che non ci aspettavamo. Le due cabine sono divise da una seconda zona relax, arredata con divano da una parte e studio dall’altra. Ma non è tutto. Ci sono ben quattro layout tra cui scegliere, con due o tre cabine, in questo caso si può poi scegliere se avere la dinette o lo studio. C’è anche la possibilità di avere una cabina servizi, con letto a ribalta, colonna lava-asciuga, piano di lavoro. L’accesso al bagno giorno avviene sia dalla Vip di prua che dal disimpegno comune. A centro barca infine, la cabina armatoriale a tutta altezza. Qui non manca spazio per guardaroba e gavoni sotto al letto. Il bagno è privato con cabina doccia e i due oblò panoramici a murata sono apribili.

 

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In navigazione

Finalmente è ora di prendere i comandi e provare di cosa è capace questo Magellano 50. Mettiamo la prua a 230°, che da Savona, base di partenza, significa rotta verso lo stretto di Gibilterra, ultima frontiera prima dell’Atlantico. La giornata è bella ma gelida e quindi restiamo al chiuso, il mare ha una fastidiosa onda lunga che disturba senza però creare alcun pensiero alla carena Dual Mode disegnata dallo studio Dixon Yachtdesign. Una carena capace di ridurre fino al 10-15% il consumo di carburante rispetto a una tradizionale, con un’efficienza superiore al decrescere del regime di crociera. Insomma il Magellano 50 non è nato per correre.

 

La massima registrata, per dovere di cronaca, è di 21 nodi a 2.950 giri, con un consumo di 156 litri/ora, il che vuol dire un raggio d’azione di appena 400 miglia. Nulla in confronto alle oltre 1.000 miglia di cui è capace in regime dislocante, 10 nodi a 1.500 giri. Calando il regime si può navigare perfino per 1.500/2.000 miglia. Il comfort a questa andatura è totale, il rumore dei motori si avverte appena e la barca non trasmette vibrazioni né colpi. Se stare al timone è un piacere, rimanere sottocoperta o starsene a leggere un libro in dinette è un’esperienza che purifica lo spirito. Governare gli oltre 15 metri di lunghezza è un gioco da ragazzi e invita a non mollare mai il timone e spingersi sempre più lontano. Ma la realtà è un’altra, dobbiamo quindi invertire la rotta e puntare sul porto di Savona.

 

Cerchiamo di forzare l’andatura per capire come si comporta la carena a velocità maggiori. Quello che gli strumenti dichiarano subito è un netto aumento dei consumi. Salendo di regime aumentano infatti in modo sproporzionato, perché la carena perde le sue doti naturali ed esce dalla curva di massima efficienza, benché continui ad assicurare prestazioni che permettono di risolvere velocemente un trasferimento urgente o una fuga dal maltempo. La prua ha inoltre la tendenza ad alzarsi, comportamento facilmente controllabile con gli Interceptor applicati sul bordo di uscita della carena, a poppa. Le alte potenze, lo ripetiamo, non costituiscono il target per cui nasce l’idea Magellano: per correre forte c’è la gamma S, o al limite la Fly.

 

La manovra in porto è assistita dal sistema Easy docking, un joystick che coordina motori ed eliche di prua in modo da condurre lo scafo in punta di dita. Immaginando una navigazione in acque o periodi più caldi, il 50’ offre tanto anche fuori. Qualche numero, benché sterile, rende bene l’idea: il fly ha una superficie libera di 8,5 mq, il ponte di prua tocca i 5,8, il pozzetto arriva a 10,5 e la plancetta di poppa raggiunge i 6 e può ospitare il tender.

 

C’È ANCHE LA VERSIONE IBRIDA

Azimut offre la versione con il sistema Easy Hybrid a un prezzo di circa 130mila euro. Un optional che permette di navigare a zero emissioni con un range tra le 5/6 miglia a 7 nodi con un pacco batterie da 21 kW/h. Raddoppiando la capacità delle batterie, 42 kW/h, si può navigare per 10/12 miglia a 7 nodi. Il passaggio dalla propulsione disel a quella elettrica avviene in automatico. In pratica sotto alla soglia dei 7 nodi lo yacht è spinto dai motori elettrici, quando viene richiesta maggiore potenza il sistema passa da solo alla modalità diesel. Lo switch automatico tra diesel ed elettrico avviene sia in accelerazione che in decelerazione. Due motori elettrici Auxilia da 23 kW sono montati sugli assi motore, a prua dei diesel tradizionali e a monte degli invertitori e funzionano con i diesel in folle. I motori elettrici sono alimentati dal pacco batterie dedicato che, a loro volta, sono alimentate o dalla presa banchina (quando si è in porto) o da una coppia di generatori da 20 kW. Questi ultimi possono alimentare il sistema ibrido per una navigazione di oltre 1.000 miglia continuando a servire anche tutte le utenze di bordo. In pratica l’unico limite al range di navigazione con i due generatori accesi è dato dalla necessità di effettuare il tagliando ai generatori.

 

IL BIO SANDWICH

A bordo del Magellano 50 è stato per la prima volta utilizzato il cosiddetto Bio Sandwich, impiegato in via sperimentale solo per il cruscotto nella plancia di comando interna. Il materiale è costituito da fibra di lino biodegradabile, che sostituisce le classiche fibre di vetro; da un’anima di sughero certificato Fsc al posto delle schiume di Pvc e da una resina che contiene il 55% di sostanze naturali. Il materiale potrà essere usato in futuro anche per altre parti non strutturali dell’imbarcazione.

 

 

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