07 August 2014

Coppa America: 160 anni di storia

La Coppa America è il più famoso e antico trofeo nello sport della vela. Tutto è iniziato nel 1851 fino alle incredibili evoluzioni della tecnologia che hanno portato a gareggiare su catamarani con foil a velocità incredibili.

Coppa america: 160 anni di storia

 

La Coppa America è il più famoso e antico trofeo nello sport della vela. Tale nome è dovuto alla goletta statunitense “America”, rappresentante lo storico New York Yacht Club,  che nel 1851 attraversò l'oceano Atlantico per andare a regatare contro le barche britanniche del Royal Yacht Squadron.

 

Alla sua prima gara, a Cowes, “America” vinse con un distacco di otto minuti sulla seconda barca; il premio fu una grande coppa in stile vittoriano che era stata messa in palio per celebrare la prima esposizione universale di Londra, e alla quale più tardi sarebbe stato assegnato il nome di “Coppa America” proprio in onore della goletta che l'aveva conquistata. Originariamente tale premio si chiamava “Queen's Cup” o “Coppa delle cento ghinee”. Tale trofeo venne poi messo in palio dal New York Yacht Club in successive 25 competizioni internazionali in cui i britannici cercarono di riconquistarlo. Ma per 132 anni l'ambita coppa rimase a New York. 

 

Le regole di gara stabilivano che soltanto due barche partecipassero alla sfida per la coppa. Le barche in competizione a quei tempi avevano dimensioni enormi rispetto a quelle odierne e, di norma, appartenevano a personaggi facoltosi, esponenti di grandi famiglie dell'industria o del commercio (come, ad esempio, Sir Thomas Lipton, il “barone del tè”). Solo dopo la seconda guerra mondiale venne introdotta la classe dei 12 metri S.I. (Stazza Internazionale), uniformando in tal modo il tipo di imbarcazione con cui gareggiare e rendendo la manifestazione più accessibile a livello di costi. 

 

Per molti anni la Coppa America fu un affare privato tra statunitensi e britannici. Successivamente anche altre nazioni vollero partecipare alla gara. Pertanto il regolamento venne di nuovo cambiato: un certo numero di concorrenti si sarebbe conteso in una serie di regate (l'odierna “Louis Vuitton Cup”) il titolo di miglior sfidante (il Challenger), e con esso il diritto di regatare contro la barca americana detentrice del trofeo (il Defender). 

 

Gli americani riuscirono a difendere la Coppa fino al 1983, anno in cui fu l'australiano Allan Bond ad aver buon gioco con l'imbarcazione “Australia II”, progettata da Ben Lexcen e condotta dallo skipper John Bertrand. Lo skipper americano a cui toccò il “disonore” della prima sconfitta fu Dennis Conner.


Se la Coppa America è stata a New York per 132 anni, il 1983 è stato l'anno in cui venne sottratta agli americani dai “ragazzi dell'emisfero sud” con “Australia II” di Allan Bond. Lo skipper americano che subì questo affronto fu Dennis Conner.

L'imbarcazione australiana all'epoca si presentò con un'arma segreta, ovvero una chiglia alata che le diede velocità e prestazioni superiori nella maggior parte delle condizioni meteo. Tale “arma” venne tenuta nascosta fino all'ultimo. 

 

Tuttavia Dennis Conner, passato al San Diego Yacht Club, ebbe la sua rivincita a Fremantle nell'edizione del 1987 con “Stars and Stripes”. L'annata di questa Coppa America vide anche la presenza di due barche italiane: “Azzurra” e “Italia” (su 13 imbarcazioni presenti, si classificarono rispettivamente undicesima e settima). 

 

La tecnologia cominciava ad avere un ruolo molto importante, non solo per quanto riguardava la chiglia alata sul 12 metri di Allan Bond; ma anche per il materiale dello scafo utilizzato dal sindacato neo-zelandese sul proprio yacht, ovvero fibra di vetro anziché alluminio. 

 

Dopo questo evento, e a seguito di alcune sfide velistiche proposte dai neo-zelandesi agli americani nel 1988, ci furono numerose battaglie legali, che coinvolsero entrambi i contendenti, per contestare la mancata conformità dello scafo e dei materiali utilizzati al regolamento di Coppa America. 

 

Per evitare ulteriori “battaglie” nelle corti di giustizia, il comitato organizzatore dell'evento introdusse la vera e propria Classe Coppa America che andò a sostituire i 12 metri S.I. in uso dal 1958. Gli scafi di questa classe vennero progettati per dare le migliori prestazioni in regate di tipo match race nei percorsi “a bastone”. 

 

Il 1992 fu l'anno in cui due team americani si contesero il titolo di Defender. Dennis Conner venne battuto dal miliardario Bill Koch con “America-Cubed”, condotta dalla leggenda della vela Harry “Buddy” Melges. Questo fu l'anno in cui gareggiò l'italiana “Il moro di Venezia”, timonata da Paul Cayard, che riuscì a battere il team zeo-zelandese.

 

Il 1995 fu, invece, l'anno dei “Kiwi”. “Black Magic”, condotta da Russell Coutts, sbaragliò il defender “Young America”, capitanato dalla coppia Dennis Conner e Paul Cayard, e portò l'ambito trofeo in Nuova Zelanda. 
E' giusto ricordare che il presidente del sindacato del Team New Zealand in quest'annata fu Sir Peter Blake, uno dei più grandi velisti al mondo, morto per mano dei pirati nel 2001 durante una spedizione ecologica in Amazzonia.


 

Peter Blake e Russell Coutts portarono alla vittoria il Team-New-Zealand anche nel 1999/2000 ad Auckland. Quest'edizione fu gloriosa anche per l'Italia dato che il Team Prada, con Luna Rossa capitanata dal napoletano Francesco De Angelis, vinse la Louis Vuitton Cup, battendo nella finale la barca statunitense “America One”. Purtroppo Luna Rossa non riuscì a tenere testa ai Kiwi. Venne sconfitta 5 a 0; le prime quattro sfide per mano di Coutts, e la quinta e decisiva sfida per mano del ventiseienne Dean Barker, diventato allora il più giovane timoniere a vincere l'America's Cup. 

 

La superiorità indiscussa del defender neo-zelandese fece pensare a molti che il trofeo sarebbe rimasto per lungo tempo presso la sede del Royal New Zealand Yacht Squadron. Ma poco tempo dopo la vittoria, Russell Coutts e altri componenti del Team New Zealand annunciarono di aver accettato la proposta di un facoltoso imprenditore svizzero di passaporto ma italiano d'origine attivo nel campo delle bio-tecnologie. Si trattava di Ernesto Bertarelli. 

 

La Louis Vuitton Cup del 2002/2003 venne disputata ad Auckland e vi parteciparono nove barche da sei differenti paesi. Dopo 120 regate per stabilire chi dovesse andare in sfida con il defender emerse Alinghi, l'imbarcazione svizzera di Bertarelli timonata proprio da Russell Coutts, che vinse poi il trofeo.  

 

La squadra di Alinghi difese la Coppa fino al 2007.  Poiché la Svizzera non disponeva di un luogo adatto per organizzare l'evento (la geografia parla da sé), venne deciso che ad ospitare la trentaduesima edizione della Coppa America sarebbe stata la Spagna, a Valenza. Il nuovo regolamento della coppa prevedeva che si disputassero delle regate preliminari di flotta e match race in giro per l'Europa. Tali regate vennero nominate “Louis Vuitton Acts”, validi ai fini della classifica finale (nel 2005, ad esempio, l'Italia ospitò alcune regate nelle acque di Trapani). 

 

A vincere la trentaduesima America's Cup fu ancora Alinghi battendo il challenger Emirates Team New Zealand. La trentatreesima America's Cup si aprì con una disputa legale tra Alinghi e il team di BMW Oracle Racing di Larry Ellison. Ma questa è una storia che merita un maggior approfondimento. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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