Italiani che calma!
Eh sì, questa volta c’eravamo fatti tutti la bocca buona. Era lì, quasi fatto. Il tanto atteso decreto legislativo con le disposizioni correttive e integrative del Codice della nautica ci è sfuggito ancora di mano. Parliamo di iniziative fondamentali per dare supporto al settore, per citare le più rilevanti: la completa operatività dello sportello telematico del diportista, lo sblocco dell'accesso alla professione di mediatore, il riordino delle scuole nautiche, il taglio delle lungaggini che fanno preferire le bandiere britannica, maltese e olandese per le unità medio-grandi, i provvedimenti per le piccole imbarcazioni, il riconoscimento delle aree per il ricovero a secco dei natanti per favorire le strutture destinate alla nautica sociale etc. E chi sa quando il Governo se ne occuperà di nuovo.
L’Esecutivo (ante crisi) si era preso giusto un altro anno, rispetto ai diciotto mesi previsti originariamente dalla legge, per la “riorganizzazione” del Codice (rivisitato), che sarebbe dovuto entrare in vigore entro lo scorso 12 agosto. Infatti, con la legge 6 agosto 2019, n. 84 il termine di proroga è stato aumentato a trenta mesi, proprio per poter sopperire al ritardo con cui si è affrontata, o meglio, non si è affrontata, la questione. Senza questi provvedimenti la normativa nautica è in ritardo e per ora ferma al palo.
Nel momento in cui scriviamo la crisi di Governo probabilmente farà slittare, e non di poco, l'anno di proroga appena "guadagnato"…
Così mentre “a palazzo” è in corso l’abituale Rocky Horror Picture Show della politica nazionale, soluzioni all’orizzonte non se ne vedono e il futuro pare incerto. Cresce invece il senso di smarrimento e di abbandono di chi ostinatamente cerca ancora di fare impresa nautica in Italia. Nel 2018 il settore è cresciuto del 9,5 per cento rispetto al 2017 (dati Ucina) e anche il 2019 sarà un anno di espansione per l'Italia. Il dato deriva soprattutto dai risultati conseguiti non certo sul mercato interno, tutt’ora in sofferenza, bensì su quello estero, verso il quale le nostre aziende hanno avuto il coraggio di puntare la prua prima e meglio di altri competitor. Anche per indignarsi è troppo tardi, come sempre gli italiani dimostrano una calma incredibile e se è vero che la pazienza è la virtù dei forti, siamo i campioni del mondo.
Quanto dovremo quindi attendere per diventare più efficienti e moderni? Moderno è un Paese “maturo”, che fa propria la capacità di pensiero strategico, che non vive solo nel presente, ma progetta il suo futuro, ha delle responsabilità, dei progetti, dei sogni. Qualcuno raccolga il messaggio.
Marta Gasparini