Intervista a Francesca Clapcich, Laser Radial a Londra 2012

Francesca Clapcich, dell’aeronautica Militare, selezionata per il Laser Radial e recentissima vincitrice della Andaluzian Sailing Week...

Intervista a francesca clapcich, laser radial a londra 2012

I tuoi programmi da ora a Londra?

«Proseguo con gli allenamenti a Palma con le spagnole e l’argentina con qualche regata sulla terraferma, torno per l’Eurolymp del Garda e poi comincia il periodo della World Cup: Palma, Hyères, Medemblick».

Come hai cominciato ad andare in barca?

«Ho cominciato nel circolo dietro casa un po’ come tutti, ma ho saltato l’Optimist e sono andata diretta all’Europa (che allora era ancora classe olimpica). Poi nel 2005 sono passata al laser radial, ho fatto da sparring (forma di allenamento in comune) a Larissa Nevierov per Pechino, ed ora eccomi qui».

Uno dei tuoi problemi è la costanza di rendimento tra le varie prove, stai lavorando per risolverlo?

«Stiamo lavorando molto sulla costanza, e sull’autostima, perché spesso mi demoralizzavo dopo una brutta prova che seguiva una bella. Per fare questo mi alleno a stare vicino alla flotta, cioè a non avere mai paura di chiudere sul gruppo. Siccome ho un'ottima velocità stando vicina al gruppo riesco sempre a uscirne. Se invece me ne allontano può andare benissimo o malissimo».

Quali sono i tuoi punti forti e punti deboli?

«A livello tecnico penso di avere una buona velocità in tutte le condizioni, ma ovviamente è sempre migliorabile. A Perth ho avuto qualche problema con vento forte e ora stiamo lavorando molto in palestra per risolverlo».

Chi sono le favorite secondo te?

«Il livello si è alzato tantissimo, chiunque in una flotta gold al mondiale può vincere una prova. Poi c’è l’olandese, che da un anno e mezzo a questa parte sta vincendo tutto e la vedo come la favorita».

Per te che sei all’esordio ai Giochi, come affronti la pressione dell’evento?

«Ne parlavo in questi giorni con Alessandra (Sensini, ndr), per me è un’esperienza totalmente nuova, e sto facendo un po’ “di testa mia”, so su cosa devo lavorare e mi concentro su quello. Cerco di vederla come una regata normale, anzi più facile perché ci sono meno barche, però ha quel nome davanti. Di certo non lascerò nulla al caso e darò il 100%».

Una tua opinione sul problema molto italiano di rendere tanto durante il quadriennio salvo poi crollare ai Giochi...

«Il problema sembra un po’ più allargato dei singoli casi personali. Non essendoci cambio generazionale gli atleti selezionati si sentono “arrivati”. All’estero arriva sempre il giovane di turno che mette il primo sotto pressione ed è come una selezione continua. Noi abbiamo questa situazione solo nell’RS:X femminile, e i risultati si sono visti».

I programmi per il futuro dopo i Giochi?

«Vorrei ritornare a studiare, o Scienze Motorie o Fisioterapia, ma per il resto non penso a nulla, per ora esistono solamente le Olimpiadii».

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