Tutta la barca è realizzata in sandwich di Corecell con infusione sottovuoto e resina poliestere con paratie in composito. La scelta di evitare il carbonio e di usare una resina meno costosa della vinilestere (usata solo per il primo strato come protezione contro l’osmosi) ha permesso di controllare anche i costi. Sottocoperta anche i mobili sono in composito e contribuiscono alla rigidità della barca. Nonostante l’indole sportiva il 36 è una barca per la famiglia e negli interni si è voluto dare un tocco di calore con diversi inserti in legno che richiamano quanto già fatto da Lorenzo Argento nel First 53. Anche l’isola centrale, così rara su queste dimensioni, è un chiaro segno che la barca non nasce soltanto per correre.
Ma in un modo o nell’altro le prestazioni sono al centro del progetto e non potrebbe essere altrimenti guardando chi ci ha lavorato. Il 36 vanta infatti un eclettico team di progettisti: Sam Manuard per l’architettura navale, Lorenzo Argento per il design generale, Pure Design & Engineering per l’ingegneria strutturale, Gigo Design per gli interni con concept di Bénéteau e Seascape. Ed è proprio il cantiere sloveno che svilupperà la gamma First fino a 40 piedi lasciando invece ai francesi quella dei modelli più grandi.
A Izola la giornata inizia con vento molto leggero ma poi andando verso fuori rafforza fino a stabilizzarsi sui 15/16 nodi prima di calare nuovamente. Con il Code 0 navighiamo sempre oltre i 9,3 con la barca in planata. Te ne accorgi subito guardando la scia che stacca e ascoltando il ronzio prodotto quando lo barca supera la velocità dello scafo. Questo rumore inizia intorno agli 8 nodi e sui 9 inizia a planare. La conduzione rimane facilissima con le ruote sempre precise e morbide anche a barca molto sbandata. Quando il vento scende intorno ai 12 nodi passiamo alla bolina con un’andatura sempre oltre i 7 nodi con punto sugli 8 ma non più in planata.
Tutta la prova sarà pubblicata nel numero di maggio di Vela e Motore!