Pensata per l’oceano, per partecipare a regate con la stazza IRC e anche in ottica olimpica, visto che ai Giochi di Parigi 2024 è prevista la prova mista offshore e la barca sarà selezionata nei prossimi anni.
Leggera, niente spigoli in carena, larga ma senza eccessi, ha uno scafo con un’interessante forma a “onda”, in pratica con tratti concavi a prua e a poppa e sezioni di prua ampie; forma studiata per limitare la resistenza e la superficie bagnata e ridurre il trascinamento.
Questa forma ha richiesto un piano velico spostato verso poppa (la randa square top e il punto di mura del fiocco su una prua leggermente inversa già lo arretrano un po’).
I due progettisti hanno voluto una chiglia IRC dalla forma tradizionale, ma il più rigida possibile: per l’attacco a scafo hanno creato una T in acciaio, che va a incastrarsi all’interno dello scafo stesso, e da cui parte la lama in piombo.
È una barca a tutto pozzetto: grande, anzi enorme, aperto a poppa e con due panche minime – sono lunghe 67 cm scarsi, giusto per far sedere una persona.
Lo spazio per le manovre è ottimo e l’ergonomia in coperta è pensata per quella estrema funzionalità necessaria quando si naviga in due. Il timoniere, seduto sul bordo, ha ai suoi piedi la torretta con scotta e carrello di randa (regolazione fine compresa) e paterazzo. A fianco gli strozzatori per le regolazioni per gestire la forma del fiocco: verso l’alto e il basso, dentro e fuori, e del gennaker.
Sulla tuga le batterie di stopper per drizze e borose. I passavanti sono larghi e sicuri e anche il passaggio alle sartie è agevole (le crocette sono molto lunghe). Unico gavone all’esterno è quello per l’àncora a prua.