Made in France con cuore italiano
Torniamo a scoprire il Made in France con la seconda puntata del nostro focus, questa volta dedicato alla vela. Un Made in France sempre più legato al “designed in Italy”, visto che alcuni dei migliori architetti navali, uffici stile e studi di progettazione italiani sono impegnati con diversi grandi cantieri transalpini. Ad esempio, la gamma Dufour è concepita da Felci Yacht Design e Ardizio Design per gli interni, la nuova linea First è opera di Roberto Biscontini e Lorenzo Argento, Nauta Design firma gli interni di tutti i catamarani Lagoon ed Excess e della gamma Oceanis.
E se estendiamo per un attimo lo sguardo al motore (lo potete approfondire ripescando il fascicolo di Vela e Motore dello scorso marzo) il legame tra cantieri francesi e design italiano si rafforza con la collaborazione di Andreani per i catamarani power di Fountaine Pajot e con quella di Garroni per Jeanneau sulle linee DB e NC. Le differenze tra Italia e Francia sono molte e sostanziali, ma anche le similitudini e alla fine entrambi impariamo tanto dai cugini, come ci racconta il giornalista e amico Loïc Madeline della rivista Voile et Voiliers nella rubrica L’Opinone nella pagina seguente.
Noi siamo più estroversi, loro più industriali, noi più bravi con le barche grandi e veloci, loro hanno porti turistici più strutturati che hanno contribuito a rendere la nautica più popolare. A introdurre il nostro speciale sono proprio Lorenzo Argento e Umberto Felci, che in Francia hanno trovato una dimensione lavorativa appagante e ricca di soddisfazioni. Nella sezione prove potete trovare le loro opere più recenti, il First 44 e il Dufour 41, quest’ultimo appena messo in acqua e provato a Palma di Maiorca, in Spagna, e arrivato su queste pagine mentre andavamo in stampa. Completano il pacchetto di prove d’imbarcazioni a vela francesi l’RM1380, che non porta alcuna firma italiana, ma che segna l’importante ritorno in attività di un cantiere iconico, che ancora costruisce in compensato marino e che proprio in Italia trova parecchi estimatori. E l’ACE 30, un 9 metri per crociera e regata con linee d’acqua a scow che fa uso di materiali ecologicamente compatibili (resine biologiche e sandwich con anima di PET riciclato) e di una tipologia costruttiva senza l’impiego di stampi.
Oltre alla vela, c’è un’altra cosa che vi voglio raccontare e viene dalla Svezia, dove Volvo Penta ci ha aperto le porte del suo test center a Krossholmen per provare il primo sistema ibrido montato su uno Jeanneau NC37. La barca e il sistema funzionano così bene che alla domanda “Quando arriverà sul mercato?” credevo esistesse solo una risposta: nei prossimi mesi. E invece non se ne parla prima del 2025, almeno. Ma perché? Prototipo e prodotto di serie sono due concetti molto distanti e benché su questo NC37 tutto funzioni bene passare alla produzione seriale richiede tempi molto lunghi, non solo normativi o tecnici (testare l’affidabilità, adattare la catena di produzione, riprogettare gli spazi di bordo per ospitare le batterie) ma anche di “creazione” di un mercato che è ancora una nicchia nella nicchia.
Nell’attesa che i tempi siano maturi è importante sapere che abbiamo già a disposizione diverse tecnologie per ridurre drasticamente le emissioni. Se l’ibrido è il futuro, il presente è un sistema scafo/trasmissioni più efficiente e i nuovi carburanti sintetici (se prodotti in modo green).
Alberto Mariotti