VERSO UN FUTURO ELETTRICO
DI ALBERTO MARIOTTI
Zero emission, navigazione ibrida o full electric. Parole sempre più diffuse anche nella nautica, ma dalle implicazioni ancora poco chiare al diportista normale in termini di costi, efficacia, smaltimento e produzione, ma parte di una rotta ormai già segnata. E proprio perché non restino concetti confusi, per la seconda volta in meno di un anno Vela e Motore affronta l’argomento dedicando ampio spazio alla navigazione elettrica, ai risparmi che permette, ma anche ai limiti attuali e al suo futuro. Tutto è iniziato con un paio di domande semplici solo in apparenza: “la propulsione elettrica/ibrida è più green di quella tradizionale? Basta navigare senza motore a scoppio per definirsi ecologici?“
A rispondere sono stati alcuni protagonisti del settore impegnati negli ambiti più diversi tra cui un precursore sul tema come l’imprenditore Norberto Ferretti; fu lui nel 2008 a inaugurare l’era ibrida nella nautica di serie con il Mochi Long Range 23. Gran parte degli uomini che ruotavano intorno a quell’imbarcazione, troppo avanti per il suo tempo, sono tra le pagine del nostro servizio: Andrea Frabetti, oggi Ceo di Sunseeker, Michele Maggi fondatore di e-Motion, Luca Ferrari di Anvera. Ci hanno raccontato il loro punto di vista anche Marco Valle, Ceo del Gruppo Azimut Benetti, Andrea Piccione head of sales di Volvo Penta, Marco Righi Ceo e fondatore di Flash Battery e Mauro Feltrinelli del Cantiere Nautico Feltrinelli; le due citazioni provocatorie che leggete nel distico sono sue.
E noi siamo d’accordo: consumare meno è il punto di partenza di qualsiasi strategia sostenibile, ma da solo non basta. Anche l’energia che consumi deve essere green. Una delle critiche più frequenti all’elettrico è che “si sposta solo l’inquinamento da un luogo all’altro”. In realtà delocalizzarlo è proprio uno dei suoi punti di forza. Togliere l’inquinamento acustico e olfattivo dalla zona di navigazione e lasciarlo dove l’energia viene prodotta (una centrale, ad esempio) è un primo obiettivo importante. Esattamente come per l’auto: centri città più silenziosi e dall’aria più respirabile. Non solo, l’energia che arriva alle batterie della tua barca (o auto) è prodotta e distribuita in modo più efficiente e green di quella di un motore endotermico. Inoltre una barca (o auto) elettrica è per natura più leggera e ottimizzata di una tradizionale e quindi consuma meno.
C’è anche un bilancio economico da considerare, il rapporto costi/benefici dell’ibrido è in positivo solo sulle imbarcazioni più grandi, dove la riduzione dei costi di funzionamento è più sensibile. O in quelle molto piccole, che percorrono poche miglia al giorno per fare il bagno. Basta dunque navigare in elettrico per definirsi completamente ecologici? Come ci racconta Valle di Azimut Benetti «la sostenibilità non è solo considerare le emissioni della barca in acqua, ma anche quanto hai inquinato durante la sua costruzione». Bisogna, infine, sperare nella sensibilità dei Governi: al momento le barche ibride non ricevono gli stessi incentivi che hanno permesso, ad esempio, al settore delle auto elettriche pure e ibride plug-in di crescere del 147 per cento rispetto al 2019, passando da 575.000 unità a 1,42 milioni (dati diffusi a inizio anno dalla società di analisi Jato).
Buon vento e buona lettura!